martedì 3 giugno 2008

Politici di razza

Per non parlare di Spadolini e Fanfani.

"La razza è l'elemento biologico che, creando particolari affinità, condiziona l'individuazione del settore particolare dell'esperienza sociale, che è il primo elemento discriminativo della particolarità dello Stato"; chi si esprimeva così può mai avere una via intestata a suo nome? Che dico una via, interi piazzali, interi atenei e il giorno nazionale delle vittime del terrorismo in suo specifico ricordo, perché si tratta, guarda guarda, di Aldo Moro (Storia illustrata, 1943).

“Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può. Non si deve. Almeno finchè non si sia data loro una civiltà..... non cediamo a sentimentalismi...niente indulgenze, niente amorazzi. Si pensi che qui debbon venire famiglie, famiglie e famiglie nostre. Il bianco comandi." Manifesto skin? No: Indro Montanelli, Civiltà fascista 1936.

E che ne dice il signor Pacifici del pluripremiato scrittore Paolo Monelli, giornalista progressista alla Stampa che sul Corriere della sera nel 1939 aveva scritto: “Gli ebrei appaiono tutti uguali, come i cinesi, come i negri, come i cavalli, adeguati agli incroci consanguinei, dall'eguale vita, dagli uguali squallidi orizzonti. Non si capisce la ragione di questo darsi d'attorno per tutta la giornata, di questo affaccendarsi senza tregua. Sono miserabili, tengono stretti i loro quattrinelli nella pezzuola o nel pugno. Sono un inesausto serbatoio, questi ghetti polacchi. Ogni anno di ebrei ne emigrano a decine di migliaia, invadono il mondo, eppure son sempre più numerosi. Sono oggi quattro milioni, prolifici e straordinariamente resistenti nonostante le miserabili condizioni di vita. La Polonia paga oggi il filo di una politica troppo accogliente per secoli.”

E sempre sul Corriere l'anno prima il poi comunista Guido Piovene: "Si deve sentire d'istinto, e quasi per l'odore, quello che v'è di giudaico nella cultura. Gli ebrei possono essere solo nemici e sopraffattori della nazione che li ospita. Di sangue diverso e coscienti dei loro vincoli, non possono che collegarsi contro la razza ariana. L'enorme numero di posizioni eminenti occupate in Italia dagli ebrei è il risultato di una tenace battaglia".

L'inviato di guerra Curzio Malaparte, sempre sullo stesso quotidiano nel 1941 tracciava questo quadro "Basta spingersi nei quartieri poveri per rendersi conto del pericolo sociale che rappresenta la enorme massa del proletariato giudaico."

Non Adolf Hitler ma Giorgio Bocca, ben presto partigiano nel Partito d'Azione e paladino della finanza cosmopolita, nell'estate del '42 in “La provincia granda” dava questa lettura della causa della Seconda Guerra Mondiale: "Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa prima della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza, infatti, sarebbe una vittoria degli ebrei. A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l'idea di dovere, in un tempo non lontano, essere lo schiavo degli ebrei?"

Un mese più tardi su “Roma Fascista” il successivo paladino del progressismo internazionalista, Eugenio Scalfari, sosteneva, ovviamente non ancora su Repubblica che avrebbe diretto per un ventennio: “Gli imperi moderni quali noi li concepiamo sono basati sul cardine razza, escludendo pertanto l’estensione della cittadinanza da parte dello stato nucleo alle altre genti” (…)

Nazista doc, anzi nazista zac, la seguente affermazione apparsa su “Santa Milizia” nel 1939 sotto il titolo "Problemi razziali: il meticciato": "La razza può considerarsi come un termine intermedio tra individuo e specie, cioè fra due termini opposti, intendendo la specie, nel suo significato biologico, come la somma di tutti gli individui capaci di dare fra loro incroci fecondi". Autore il futuro leader della sinistra democristiana Benigno Zaccagnini, dirigente partigiano....
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Alla luce di tutto ciò appare davvero risibile la polemica sulla via dedicata a Giorgio Almirante per le sue frasi razziste: è una polemica senza senso e impostata in modo grossolano. Quel che fa male all'Italia è la saga delle pagliacciate. Abbiamo un Presidente della Camera che condanna senza riserve l'uomo che lo ha inventato, salvo, dopo appena un'ora, andare con disinvoltura a rendergli omaggio come se niente fosse.

Peggio ancora si comportano i portavoce della comunità ebraica i quali, evidentemente del tutto integrati, fanno show anziché occuparsi degli interessi particolari a cui sono preposti. Non difendere quell'Almirante che, a lungo latitante presso una famiglia ebraica, fu uno dei principali sionisti del dopoguerra, al punto di ribaltare la tradizionale linea politica missina nata sulla scia dei rapporti tra il nostro Stato sovrano e i Paesi arabi in via di liberazione a cominciare dall'Egitto, è davvero una manifestazione di propagandismo ipocrita. Così come lo fu in aprile l'alzata di scudi di Pacifici che ammonì Alemanno a non allearsi con Storace, altro falco pro Tel Aviv e primo alleanzino a recarsi ufficialmente in Israele. Insomma anche i rappresentanti della comunità ebraica si comportano come tutti i politici italiani: fanno propaganda giocando sul sensazionalismo e facendo leva sull'ignoranza e sui luoghi comuni. Sbandierano l'impresentabile “fascista” perché ci si esime da faticosi approfondimenti che sarebbero sintomi di serietà. Se infatti ragionassero in concreto, e non solo formalmente, sulla base degli interessi ebraici, non dovrebbero occuparsi delle vie dedicate ad Almirante o di proporre dei veto a Storace ma contrastare Alemanno per il progetto delle vie intitolate al mai troppo compianto Craxi e a Fanfani e magari chiedere lo sbattezzo di tutte le vie, piazze e università a nome di quel Moro alla cui tragedia il Mossad non fu estraneo. Ma non ci si può più fidare neppure di loro...

Morale della favola: hanno stufato davvero così come i gracidanti piddini (già piccini e comunque piccini picciò). Sogno una nazione in cui tutti questi censori da quattro soldi, questi buffoni, questi tragicatori, questi provocatori, stiano finalmente zitti e lascino il posto a persone serie. Non si tratta di cambi epocali, tipo uscire dal kali yuga, ma soltanto di recuperare la soglia minima della dignità.

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