domenica 29 giugno 2008


Geniale. Questa la musica alternativa che preferisco: ma occorre capire bene cos’è precisamente Sotto Fascia Semplice.
Non è un gruppo vero e proprio, anche se a volte ha suonato e suona dal vivo. Tutto dipende da uno schizzato figlio di puttana che si fa chiamare Katanga, già storico membro dei disciolti Intolleranza. SFS è piuttosto un progetto di avanguardia sonora, un’estetica del linguaggio non fine a sé stessa ma impegnata in un’ottica militante. Un rock veramente unico.
SFS è solo basso elettronico con batteria, qualche strimpello di collaboratori occasionali, mai gli stessi in ogni disco, insomma un “gruppo fantasma”. Un suono potente, denso, dallo straordinario potere evocativo. Qualche traccia di punk e di psichedelico, i testi contorti e ipnotici, fanno dei SFS il trionfo delle atmosfere più interiori e suggestive, ma piace anche a chi predilige lo stile casinista zetazeroalfa quando vengono fuori i tratti più travolgenti, “da battaglia”.
L’ultimo e meglio riuscito lavoro, filospinato, li ha visti in alcuni pezzi aprirsi definitivamente a qualsiasi tipo di pubblico con dei mostri come “Repubblica” e “W l’Itaglia”, a cui dovrebbero postrarsi i banalissimi contestatori da rap come Fibra o i vari famosissimi denunciatori sociali.
Il messaggio, non del resto nuovo, è semplice. Abbiamo bisogno di superare il filo spinato, i limiti tra noi e quello a cui vogliamo arrivare. Quel filo spinato non esiste se non dentro noi stessi. Osiamo e tagliamolo, vinciamo uccidendo ogni paura. Leggendo alcune interviste a Katanga, salta fuori che ciò che conta è capire quali siano le armi del domani: “ Dobbiamo aspettarci una reazione, ma le reazioni di massa non sono mai un granché. Spesso sono stupide e insensate. Per quanto ci riguarda se vogliamo davvero essere eredi di movimenti politici-estetici-artistici geniali come quelli che ha visto l’Italia all’inizio del secolo scorso, non possiamo perderci in imbarazzanti “lotte” contro froci e travestiti, o lasciarci cadere in semplicistiche e ancor più imbarazzanti derive razziste o anti-islamiche. Bisogna volare alto.” Un segnale realmente rivoluzionario e dinamico per assaltare i mezzi di comunicazione e renderli mezzi di coercizione e cambiamento, anche tramite la musica, in direzione del futuro, e vaffanculo agli stereotipi “La nostra forza non e nella durezza e nella spietatezza. La nostra forza e il contrario di tutto questo: e la coscienza di avere un cuore, una sensibilità, una passione. Un ideale, come si diceva in passato. Guardiamo le foto dei nostri "eroi" degli anni settanta, dei camerati uccisi. Non sono mica degli Shwarzenegger anabolizzati con facce truci e mascelle d’acciaio. Sono giovani ragazzi, spesso magrolini, a volte con gli occhiali. Eccoli, sono nelle foto in bianco e nero, e quelle delle manifestazioni degli anni 50, 60, 70. Sono questi giovani ragazzi i nostri esempi, perché il coraggio e fatto di emozioni, non di durezza e di forza bruta. Io voglio concentrarmi su quelle emozioni. Sulle emozioni che sono alla base delle scelte coraggiose”. Chiaro l’invito all’unità d’area, alla meschinità di un fronte interno dove è più comodo e facile combattersi tra “camerati” conoscendo il nemico, laddove manca il coraggio e la reattività di combattere realmente quello esterno, di cui si conoscono ben pochi modi per abbatterlo. L’affondo a tutti gli affaristi è scontato, più evidente la diffida ai nostalgici, agli “squadristi con piselli di gomma”. Esiste secondo Katanga persino la possibilità di un dialogo, non con il PDL, ma udite udite…col nostro nemico storico! “Perché il dialogo tra di noi rischia di diventare masturbazione pura e semplice… Ma per dialogare occorre imporre una lingua comune che non sia ne la nostra ne la loro. Bisogna mettersi d'accordo sulle regole. Ci dev'essere uno spazio, un foro, un punto d'incontro. Se continuiamo (inutilmente) a cercare di utilizzare la loro lingua, o a tentare (inutilmente) di imporre la nostra, non arriveremo da nessuna parte”. Bisogna dunque distinguere i nemici di oggi più pericolosi, e si fottano i puristi, i settaristi, i gesuiti per vocazione. “Bisogna continuare cosi con pazienza e perseveranza, senza rinunciare a nulla della nostra identità, senza compromessi, ma anche senza pretendere troppo da subito”.

Insomma che dire? Grande Sotto Fascia Semplice!

1 commento:

  1. SFS è una delle realtà musicali più importanti nel paese assieme a pochi eletti che personalmente definirei Teatro degli orrori e pure di tutt'altra fattezza ma di forte critica sociale e realismo isterico Le luci della centrale elettrica, tutto il resto è praticamente merda.

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