domenica 31 agosto 2008

E il magistrato scarcerò il camorrista. Elogio della latitanza.


Capita di dover sopportare anche questo.
Il nipote omonimo del boss scissionista Raffaele Amato, di appena 18 anni ma già ben avviato negli affari di famiglia, ieri sera è stato arrestato, assieme ad un socio, a Melito, nonostante il tentativo dei vicini di casa di aggredire le forze dell'ordine per permettere la fuga dei loro protetti (a proposito, ma una perquisizione a tappeto da quelle parti quando?).

Tuttavia, il Giudice per le indagini preliminari non ha ravvisato i presupposti per la misura cautelare - nemmeno il pericolo di fuga, ohibò! - così i due camorristi in erba sono usciti di galera in meno di 24 ore con tante scuse. A saperlo prima avrebbero anche potuto evitare di tentare la fuga e di scagliare i vicini filocamorristi contro i carabinieri per consentire ad una terza persona di fuggire e portare quello che le forze dell'ordine non dovevano trovare. Coca o soldi, chissà.

Per i calci, i pugni e gli sputi che i carabinieri si sono beccati per operare i due fermi, non lo sapremo mai.

Per il giudice non sussistevano le condizioni per la custodia cautelare in carcere e, ora, di tempo per inquinare ogni prova possibile ce n'è persino troppo.

Tanto più che rimangono in piedi tutte le accuse: resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamenti, salvo detenzione e spaccio perchè, nel coas, l'operazione è sostanzialmente saltata.

Merita poi di essere riportata, a tal proposito, la testimonianza di uno dei carabinieri aggrediti( da La Repubblica) : «Amato mi ha minacciato. Guardandomi in faccia mi ha detto: "Dopo questo è meglio che ti fai trasferire, perché per te è finita. Ti faccio tagliare la testa"». Minaccia accompagnata dal pollice che accarezza la gola.

L´arresto, infatti, era stato rafforzato dall´aggravante del metodo mafioso, ma proprio questa circostanza è stata la prima a cadere. Il legale di Ferro e Amato, l´avvocato Luigi Senese (tanto di cappello!), ha portato davanti al giudice Enrico Campoli un dossier partendo dall´archiviazione per 93 No Global al G8 di Genova e passando per i 27 manifestanti arrestati in piazza della Signoria a Verona, fino ad arrivare al caso dell´omicidio di Filippo Raciti: in tutti i casi non c´è mai stata la detenzione in carcere. E, così, alla fine, anche per i due ragazzi di Melito la misura cautelare non è stata applicata.

Grottesco è però che il giudice scriva nel provvedimento di «arresto eseguito legittimamente», di un «pericoloso inseguimento», di «gravissime e inquietanti minacce», dopo una «fuga calcolata» e di «una folla minacciosa», che avrebbe addirittura tentato l´assalto alla caserma.

L'Avv Senese (tanto di cappello!) ha chiesto di non considerare (non si mai!) Raffaele Amato «un boss solo per il cognome che porta», anche se nei fascicoli della Dda e nel provvedimento firmato ieri dal gip, c´è la testimonianza di un´altra giovane leva del clan, Antonio Prestieri (oggi collaboratore di giustizia) nipote del boss Tommaso, che dice che il giovane Amato «non vive di luce riflessa dello zio», ma avrebbe una sua attività criminale indipendente (questa sì che è capacità imprenditoriale!).

E rimangono i fatti. Ieri sera, Raffaele Amato, dopo solo un giorno di carcere, è tornato all´interno della roccaforte degli Scissionisti, nel suo quartiere, tra chi al momento del bisogno si è fatto trovare in strada, al suo fianco. Ed è tornato libero ridendosela dei carabinieri e dei fessi.

L'episodio fa male, molto male. Fa male al comuni cittadini, ma fa male soprattutto alle forze dell'ordine che vedono così vanificati i loro sforzi e che, nonostante l'operazione non fosse andata a buon fine (la droga sparita! ), erano riusciti ad operare i fermi.

E', piaccia o meno, un dato statistico che la polizia riesca ad operare tot fermi durante l'anno, ma che la magistratura - la stessa che a Napoli indaga con i tempi di un elefante - non ne convalidi 1 su 3. Pertanto qualcosa che non va c'è.

Comunque andrà l'indagine, il sig Raffaele Lauro - stiamone certi - non si presenterà spontaneamente a Poggioreale. Intanto, tanto di cappello all'avvocato.

"La paranza è una danza
Che si balla nella latitanza
Con prudenza
ed eleganza
E con un lento movimento de panza.

Uomini uomini c'è ancora una speranza
Prima che un gesto vi rovini l'esistenza
Prima che un giudice vi chiami per l'udienza

Vi suggerisco un cambio di residenza
E poi ci vuole solo un poco di pazienza
Qualche mese e già nessuno nota più l'assenza
La panacea di tutti i mali è la distanza
E poi ci si consola con la paranza"

Già, la paranza...

Aspettando Gustav

Qualche anno fa una donna conquistò il cuore di molti di noi. Io, pur avendola vista solo in televisione, persi letteralmente la testa per lei. Il suo nome era Katrina.
Ora anche suo cugino Gustav sta facendo parlare di sè e il Sanciullo ci sta facendo un pensierino.

ROCK PER LA VERITà, per tutti quelli che non c'erano...

sabato 30 agosto 2008

VERGOGNA ALL'ITALIANA

Italia, 5 mld dollari alla Libia
Berlusconi:"Risarcimento a ex colonia"
Lo Stato italiano verserà alla Libia cinque miliardi di dollari nei prossimi 25 anni a titolo di risarcimento per i danni provocati nel periodo coloniale. Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a Bengasi, durante la sua visita ufficiale nello Stato nordafricano per un incontro con il colonnello Muammar Gheddafi.

"L'accordo si baserà su una somma di 200 milioni di dollari all'anno per i prossimi 25 anni sotto forma di investimenti in progetti infrastrutturali in Libia", ha spiegato Berlusconi. "Questo passo deve mettere fine a 40 anni di malintesi: c'è un riconoscimento completo e morale dei danni inflitti alla Libia da parte dell'Italia durante il periodo coloniale".

Sono previsti investimenti per un'autostrada costiera che attraversi tutta la Libia, dall'Egitto alla Tunisia. L'intesa, ha spiegato ancora il presidente del Consiglio, prevede inoltre la costruzione di alloggi nel Paese nordafricano, borse di studio per studenti libici e pensioni di invalidità per quei mutilati vittime delle mine anti-uomo poste dall'Italia su territorio libico durante il periodo coloniale.

Altro punto dell'intesa, ha concluso Berlusconi, è la cooperazione bilaterale nella lotta contro l'immigrazione clandestina.

1 I libici dovrebbero loro risarcirci per la marea di immigrati che ci mandano.
2 Gheddafi deve ringraziare Balbo e gli Italiani se si ritrova qualche infrastruttura sul territorio, non a caso l'autostrada costiera di cui si parla è la continuazione di quella voluta dal duce.
3 Il governo italiano al posto di badare ai bisogni dei suoi cittadini fa regali a quel FARABBUTTO di Gheddafi, il prossimo che mi dice che ho buttato il mio voto lo prendo a calci visto che è meglio non votare anzichè partecipare a questa porcata.

venerdì 29 agosto 2008

La Chiesa che vorremmo: dallo scandalo di Salerno al coraggio di Don Ciro.

Nella notte tra martedì 26 e mercoledì 27 agosto delle ombre hanno fatto esplodere la fiat panda di Don Ciro De Marco, parroco della Chiesa della SS. Vergine del Suffragio, al confine tra i comuni di Scafati, Poggiomarino e Boscoreale. Non è la prima intimidazione che riceve, ma chi lo conosce giura che di certo non si farà intimidire ora. Alcune settimane fa, il parroco aveva inviato una lettera al ministro degli Interni, al prefetto di Napoli e a quello di Salerno per denunciare provocatoriamente "il degrado insopportabile di questa zona con gare di moto, spaccio e utilizzo di droga” e per invitare le autorità competenti ad attivarsi. La lettera fu ripresa da qualche quotidiano locale e, subito, le ombre che non vogliono che i loro traffici siano disturbati, non hanno tardato a manifestarsi. Solo che Don Ciro gli occhi li ha voluti mantenere aperti - al contrario dei tanti ciechi per caso che, sfortunatamente, in Campania abbondano - e ha continuato da una parte a spingere i fedeli a riacquistare il dono della vista e, dall'altra parte, a lamentarsi dell'inoperosità dolosa delle forze dell'ordine. Don Ciro è un parroco coraggioso che, al pari dei cattolici che in India sono scacciati e uccisi dai fondamentalisti indù, fa risplendere quella Luce di cui egli è testimone..

Non lo è, forse, allo stesso modo il vescovo/imprenditore di Salerno Gerardo Pierro. L'Arcidiocesi di Salerno è, infatti, sotto inchiesta per aver trasformato un'ex colonia per ragazzi in un hotel a cinque stelle con finanziamenti pubblici pari a 2,450 milioni di euro. La Guardia di Finanza ha, inoltre, proceduto al sequestro di una parte dei fondi dell'otto per mille (provvedimento senza precedenti!). La somma, che si aggira sui di 509 mila euro, quasi un terzo dei fondi destinati dalla Cei alla Curia salernitana - era stata stanziata per lavori di piccola manutenzione sull'edilizia ecclesiastica. Niente di illegale sotto questo profilo, intendiamoci, ma sott'un altro (che si lascia al lettore) sorge più di una perplessità.

Gerardo Pierro - indagato per truffa, falso, abuso d'ufficio e violazione delle norme edilizie (pure!) - non è nuovo a queste bravate. Più che per la sua attività pastorale, a Salerno è conosciuto per la sua finanza creativa; anche perchè, più che un vescovo, sembra un segretario di partito.

Ad ogni elezione infatti - come ogni segretario di partito che si rispetti - non fa mai mancare il suo deciso, netto e disinteressato (!?) apporto alla coalizione progressista. Che si tratti di Ulivo, Unione, Partito Democratico o Triccheballacche, per lui l'imperativo è uno solo: indirizzare voti per la squadra del suo cuore, cuore che batte indubbiamente a sinistra. Pare, in camera caritatis, che si sia spinto a farlo anche dall'altare in più di un'occasione.

Ed è evidentemente curioso che - nello scandalo che ha travolto la curia salernitana - la regione Campania, governata da esponenti di quella parte politica che il vescovo ha a cuore e che frequenta, risulti parte lesa per aver stanziato un finanziamento di un milione e 900mila euro, anche questo sequestrato, per completare i lavori di ristrutturazione dell'albergo a 5 stelle. Tanto più che in passato la Regione aveva erogato altri 2 milioni 500 mila euro per il villaggio San Giuseppe.

Ora, non si intende di certo screditare la Chiesa (e per Chiesa si intenda tutta la comunità di fedeli) - anzi, la finalità è opposta - ma una domanda sorge spontanea ed è d'obbligo porsela:

non sarebbe, forse, più opportuno sostenere sacerdoti validi come Don Ciro piuttosto che andare a braccetto con l'assessore di turno?

Se è così, il vescovo di Salerno ha sbagliato mestiere.

giovedì 28 agosto 2008

Un'offerta interessante.

Sul sito http://www.noiantimoderni.com/ è possibile scaricare, per 29 euro, tutti i testi pubblicati. Si tratta sicuramente di un'opportunità interessante sapendo che in libreria, con la stessa cifra, non si acquistano nemmeno due testi di autori come Evola, Guenòn, Codreanu, Yukio Mishima, Ezra Pound o Micea Eliade. E poi, potremmo anche passarceli.

Tra l'altro, io ho potuto scaricare gratis - e, se vi interessa, fatelo pure voi -"La ragione aveva torto?" di Massimo Fini, una critica al modello illuminista confrontato con quello medioevale, che in verità avevo già nel cartaceo ma che un amalfitano mi distrusse in un attimo di isteria.

Corollario neoliberista: più droga, meno pasta!

Pare che la cocaina costi sempre meno e non sia più uno sfizio per soli ricchi - tanto che, statistiche alla mano, un milanese su tre tira - mentre, al contrario, un kg di pasta o di pane sia sempre più caro.

Secondo i neoliberisti, le cui tesi sono state spontaneamente esposte anche sul mio blog (campaniarrabbiata) da ben noti economisti all'amatriciana, per ottimizzare i risultati, dovremmo quindi smettere di produrre pasta e pane e concentrarci tutti sulla coca.

Un corollario, di per sè strampalato, che però nella realtà sta dando i suoi frutti: infatti, mentre ogni giorno chiudono più pastifici, il mercato della droga è più fiorente che mai.

Ciò anche grazie anche alla politica estera occidentale, laddove - con l'occupazione dell'Afghanistan, che è tra i primi produttori di oppio, e il riconoscimento dell'indipendenza della narcorepubblica kossovara dalla Serbia - non temiamo più nemmeno la concorrenza dell'America Latina.

Ormai, essendo noi la società dello sballo, dovremmo tutti abituarci a tirare di naso e smetterla di pretendere di consumare un alimento, quale è la pasta, che non è più accessibile ai più.

Pare, tra l'altro, che questa dieta permetta di mantenere la linea.
Più conveniente di così...si muore.

CHI HA PAURA MUORE TUTTI I GIORNI, GIUSEPPE AYALA PRESENTA IL LIBRO SU FALCONE E BORSELLINO A RAVELLO




Giuseppe Ayala, che abbiamo conosciuto a Positano lo scorso luglio, lavorava nel cosidetto pool antimafia, con i magistrati che sono rimasti il simbolo di una Italia pulita e della lotta alla mafia, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi sedici anni fa. "Chi ha paura muore ogni giorno" (pp. 200, euro 17,50 Mondadori, 2008) di Giuseppe Ayala è il libro che parla di loro e torna in Costiera Amalfitana in un parterre d´eccezione. Verrà presentato a Ravello, nella costa d´ Amalfi , mercoledì 27 agosto, nei giardini del Comune. Previsti gli interventi di Luigi Riello, sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione, e il giornalista Ermanno Corsi. Modera la serata Giuliano Giubilei. Quel che colpisce di Giuseppe Ayala è la serenità, non vi è animosità in quel che dice, non vi nervosismo, vi è una profonda e pacata saggezza e una sensazione entra nel profondo del nostro animo, che Falcone e Borsellino hanno fatto ciò che era giusto. A volte a pensar a loro ci vengono in mente i "giusti" che il popolo ricercava nel mondo, sono rari a trovarsi. Di fronte al loro sacrificio l´Italia sa di averne avuti almeno due.

NON DIMENTICHIAMO BESLAN



Per la Russia
Per non dimenticare BESLAN

Il 3 settembre 2004 termina nel sangue il calvario dei bimbi di Beslan, cittadina russa del Caucaso dove due giorni prima un gruppo di terroristi ha sequestrato circa 1200 persone in una scuola.
I banditi accampano pretese “indipendentiste” e “religiose”. In realtà sono belve assetate di sangue e sotto l’effetto di droghe torturano, stuprano, uccidono.
Terrorizzano per destabilizzare.
Fanno il gioco di chi ha interessi politici ed economici nell’area.
Come sempre.
A Beslan moriranno 386 persone, di cui 186 bambini.
A quattro anni dalla strage, CasaPound Italia vuole ricordare i Martiri di Beslan e dimostrare la sua solidarietà ai sopravvissuti, all'Ossezia e alla Russia tutta.
Oggi più che mai.

Il 3 settembre 2008, CasaPound Italia con una fiaccolata in via Gaeta a Roma, dalle ore 18, ricorderà quei tragici giorni rendendo il giusto ricordo alle povere vittime di allora e a quelle che ancora oggi, nell’Ossezia, pagano la sola colpa di vivere su un territorio che qualcuno ha deciso non deve essere più il loro.

In questi giorni, inoltre, CasaPound Italia sta presentando in oltre cento comuni Italiani, una proposta di gemellaggio con la città osseta di Beslan, chiedendo in tal senso un impegno concreto ai Sindaci ed agli Amministratori locali.

La proposta di gemellaggio diventa così uno strumento di fattiva solidarietà alla popolazione Osseta e soprattutto un messaggio di speranza e di pace per i bambini di Beslan e di tutta la regione.
Un compito al quale, non può esimersi alcun comune Italiano ed ogni buon amministratore che crede nei valori della pace e della solidarietà tra popoli figli della stessa terra; l’Europa.

Per la Russia, per non dimenticare Beslan.
3 settembre 2008 ore 18
Roma, via Gaeta

CasaPound Italia

mercoledì 27 agosto 2008

Le culture della Destra

Il viaggio di Vassallo nel mondo della cultura politica del novecento ha suscitato furiose reazioni nell’ambito della cosiddetta “falsa destra” per la presa di posizione netta in favore del filone cattolico nel pensiero di destra, in decisa contrapposizione alle tendenze snobistiche, neopagane ed esoteriche - rappresentate soprattutto da Evola e Guenon - che per decenni hanno monopolizzato il dibattito all’interno dell’area culturale anti-marxista.
L’autore, studioso di Vico e dello gnosticismo, che fin dal 1951 ha collaborato a riviste antagoniste come Nazione Sociale, Asso di Bastoni, Ordine Nuovo, Carattere, Intervento, La Torre, L’Italiano, Il Conciliatore, Studi Cattolici, etc., parte da una spaccatura storica, quella tra fascismo movimento (anarchicheggiante, dannunziano, antiliberale) e fascismo regime (monarchico, nazionalista, cattolico); e Mussolini?

Per Vassallo il Duce, congelando D’Annunzio nella prigione dorata del Vittoriale, promovendo Marinetti ad Accademico d’Italia, emarginando Evola nei cenacoli di nicchia degli esoteristi filo-nazisti, riesce a rendere inoffensivi i movimentisti.
Allo stesso tempo il Duce, tramite l’accordo con la corona e i nazionalisti prima, la Conciliazione col Vaticano poi e infine con la sua stessa conversione al cattolicesimo negli ultimi anni di Salò, indica quale voleva fosse la strada maestra del fascismo.
La spaccatura tra fascismo movimento e fascismo regime si ripresenta, per Vassallo, su scala ridotta nel MSI; negli scontri continui tra l’ala almirantiana e rautiana, (neopagana, socialmente “di sinistra”) e quella di Michelini (cattolica e conservatrice); con i primi stavano, tra gli altri, Niccolai, Giorgio Pisanò, Giorgio Pini, Angelo Tarchi, Franco Servello, Mirko Tremaglia,
Paolo Andriani; con i secondi, tra gli altri, De Marsanich, Gianni Roberti, Costamagna, De Marzio, Pino Romualdi, Filippo Anfuso, pradossalmente Julius Evola, Enzo Erra, Fausto Gianfranceschi, Giano Accame, Pino Tatarella, Piero Buscaroli.
La riscoperta di centinaia di nomi dimenticati (o più spesso silenziati), la riproposta di attività, iniziative, maestri e scuole, rendono questo saggio una guida preziosissima per studiosi di mestiere, militanti, comuni lettori che vogliano conoscere meglio le pagine importanti della vita civile e culturale dell’Italia del novecento e contemporanea.

* Nota: le distinzioni sono state fatte per comodità, ma in realtà convissero più posizioni nelle stesse persone. Il napoletano Enzo ERRA, ad esempio, nasce spiritualista come discepolo di Evola ed è animatore del giornale "LA SFIDA" con Pino Rauti, un altro dei cd "figli del sole". Poi appoggia Michelini alla segreteria. Trent'anni dopo, quando Gianstronzo Fini diventerà segretario del MSI, bontà sua, abbandonerà il partito per sempre.

Ci sono poi i casi dei padri traditi: Adriano Romualdi, figlio di Pino, benchè il padre fosse almirantiano, fu tra i discepoli della cd. seconda generazione di Evola. Infatti ne scrisse una biografia autorizzata. Marco Tarchi, figlio di Angelo, fu tra gli animatori de "LA VOCE DELLA FOGNA" ed uno dei più brillanti giovani intellettuali della sinistra rautiana. Doveva diventare segretario del FdG avendo vinto al congresso, ma Almirante gli preferì inspiegabilmente Gianstronzo Fini.

Campania, la ricreazione è finita.

TIBET LIBERO






AVANTI CASAPOUND CAMPANIA

Tolta la zavorra(il partito) le testugini fanno passi da gigante.

martedì 26 agosto 2008

Il “Sessantotto nero” dei giovani neofascisti nel dopoguerra 1945-1951

Gli orfani di Salò.
di Antonio Carioti,Mursia editore, 2008


Presentazione

Poco dopo la fine della guerra irrompe nelle scuole, nelle università e nelle piazze d’Italia una presenza rumorosa e inaspettata: migliaia di giovani che agitano i simboli e cantano gli inni del fascismo, guidando le più affollate manifestazioni studentesche dell’epoca, quelle per il ritorno di Trieste alla madrepatria. Molti sono reduci della RSI, altri non hanno fatto in tempo a parteciparvi, ma tutti vivono l’avventura di Salò come un mito eroico, l’ultimo sussulto di dignità della nazione. Rifiutano l’Italia democratica, ma spesso contestano duramente anche i dirigenti del MSI per la loro linea moderata e compromissoria. Non si limitano a lottare nelle piazze, ma studiano, discutono, pubblicano riviste, trovano maestri come il filosofo tradizionalista Julius Evola. Sono i protagonisti di un «Sessantotto nero» che lascia il segno nella vicenda della destra italiana. Questa è la loro storia.
.......................................................................
Recensione: "Reduci di Salò, precursori del '68" (Corriere della Sera, 3 maggio 2008)

di Giovanni Belardelli

È da qualche anno, ormai, che gli storici si vanno interessando dei giovani, e spesso giovanissimi, italiani che dopo l'8 settembre 1943 scelsero la Repubblica sociale, soprattutto per un atto di estrema ribellione contro il «tradimento» del re e di Badoglio. Meno noto è che, nei primi anni del dopoguerra, molti di quei giovani avrebbero animato un movimento che, per capacità di mobilitazione e vivacità culturale, può essere addirittura considerato una specie di «Sessantotto nero». Questa appunto è la definizione che utilizza Antonio Carioti, in un lavoro di grande interesse dedicato a un settore minoritario ma certo non irrilevante del mondo giovanile (Gli orfani di Salò, Mursia, pp. 293, euro 17). Basti ricordare la sua capacità di penetrazione nel mondo universitario: nel 1950, ad esempio, nelle elezioni per le rappresentanze studentesche i neofascisti conquistarono a Roma il primo posto. Presto i giovani missini diventano protagonisti delle agitazioni contro l'aumento delle tasse universitarie, trovando in questo la collaborazione dei coetanei di estrema sinistra. Ma la grande questione che permette loro di acquisire consensi anche nelle scuole medie è quella giuliana: nelle manifestazioni contro Tito e per il ritorno all'Italia dell'intero Territorio libero di Trieste trovano la possibilità di intercettare un sentimento patriottico che sembra ricevere scarsa o nulla attenzione dagli altri partiti.

Il ruolo dei giovani neofascisti si rivela decisivo nell'affermare con l'impiego della forza fisica il diritto del Msi a scendere in piazza, messo spesso in discussione, soprattutto nelle città del Nord, dal diretto intervento dei militanti comunisti. Il libro di Carioti restituisce qui efficacemente il quadro di un'Italia dominata, ben prima dei cosiddetti «anni di piombo», dallo scontro violento tra fascisti e comunisti. All'inizio si tratta per i missini di difendere la possibilità di scendere in piazza; ma su questo si innesta anche una tendenza a considerare positivamente la violenza, circondandola magari di un'aura eroica. Ecco come un giovane neofascista di allora descrive oggi un episodio del settembre 1947, quando Almirante fu costretto da un gran numero di militanti di sinistra a terminare un comizio dopo appena dieci minuti dall'inizio: «Eravamo in 42 quel giorno e ci sentimmo come i 300 delle Termopili». Sembra che, alla ricerca di azioni clamorose, qualche neofascista progettasse addirittura l'assassinio del direttore dell'Unità Renato Mieli (padre dell'attuale direttore del Corriere). Pochi anni dopo alcuni giovani neofascisti avrebbero imboccato anche la via degli attentati dinamitardi contro le sedi di partiti e organizzazioni antifasciste.

L'intensità e la facilità con cui nei primi anni del dopoguerra l'estrema destra pratica la violenza non deve far dimenticare che anche la sinistra comunista non disdegna all'epoca metodi in parte analoghi. Tra i casi più clamorosi riferiti da Carioti, l'uccisione di Franco De Agazio, direttore del settimanale neofascista milanese Il Meridiano d'Italia, nel marzo 1947, o la devastazione della sede del Msi compiuta dal Pci torinese, che nelle modalità (mobili e documenti gettati dalle finestre, falò acceso sulla strada) sembra riprodurre le azioni squadriste del primo dopoguerra. In realtà, l'atteggiamento del partito di Togliatti nei confronti dei giovani missini è ambivalente. Da una parte, appunto, il Pci non ostacola le spinte della base in direzione di un «antifascismo militante», necessariamente violento. Dall'altra è lo stesso segretario a condividere la strategia dell'attenzione nei confronti dei reduci di Salò messa in atto soprattutto da Ruggero Zangrandi, che nel febbraio 1947 riconosce loro «un malinteso e tuttavia non troppo facilmente discutibile amor di Patria». Qualche anno dopo sarà l'allora segretario della Fgci Enrico Berlinguer a formulare giudizi analoghi, ma - come osserva Carioti - con una importante differenza. Se da principio il Pci mostrava di voler recuperare gli ex fascisti, ora nel 1950 si dichiara disposto alla collaborazione con i fascisti che continuano a dichiararsi tali: il giornale dei giovani comunisti Pattuglia, ad esempio, ospita un articolo di Pino Rauti. Il fatto è che, nel nuovo clima internazionale determinato dalla guerra di Corea, i giovani missini appaiono ai dirigenti comunisti come possibili alleati nella lotta all'«imperialismo americano».

La maggioranza dei giovani neofascisti, infatti, è risolutamente antiamericana: ed è questo uno degli elementi che alimentano il conflitto continuo che li oppone a una dirigenza del Msi che, sia pure tra mille cautele, si va orientando ad accettare il Patto atlantico e la scelta occidentale dell'Italia. Più in generale, una parte cospicua del movimento giovanile contesta la scelta del partito di aprire alle forze moderate e conservatrici (monarchici, liberali, in prospettiva la stessa Dc). Quando alla Camera, nel 1949, Almirante parla di «accettazione integrale» del metodo democratico, i giovani missini protestano con forza. In particolare, ad opporsi è la corrente «spiritualista», che ha una forte influenza tra i giovani di estrema destra. Seguaci di Evola, gli «spiritualisti» considerano «americanismo» e «bolscevismo» come due facce dello stesso male, contestano il capitalismo e la società di massa, rifiutano in blocco la modernità in quanto irrimediabilmente edonistica. Il loro radicalismo, che ripropone un ritorno alla tradizione (il Sacro Romano Impero e la civiltà feudale sarebbero «le due ultime grandi apparizioni tradizionali che l'Occidente conobbe»), li porta a prendere le distanze perfino da certi aspetti del fascismo in quanto frutto anch'esso della aborrita modernità. Il libro di Carioti si arresta al 1951, quando gli «spiritualisti» conquistano la leadership del movimento giovanile. Ma queste posizioni avrebbero continuato a condizionare per anni l'estrema destra italiana, divisa tra inserimento nel sistema democratico e sua radicale contestazione.


Indice

Capitolo Primo: Il popolo dell’abisso
(Dal volontariato giovanile nella RSI alla militanza nei gruppi del neofascismo clandestino. Le SAM, mito o realtà? Il ruolo di Romualdi e di Leccisi. L’amnistia. La nascita dei FAR. La fondazione del MSI)

Capitolo Secondo: Il battesimo del fuoco
(Il fallimento della pacificazione. Il tentativo del PCI di attrarre i reduci della RSI. L’ascesa di Almirante nel MSI. La scissione dei FAR. Gli scontri di piazza. La prova vittoriosa delle elezioni amministrative romane. La nascita del Raggruppamento giovanile del MSI e la nomina di Roberto Mieville a suo leader)

Capitolo Terzo: Italia, svegliati!
(Nascono le prime riviste giovanili missine. “La Sfida” di Erra e Rauti, “Architrave” di Finaldi e Tedeschi. L’incontro con il pensiero di Evola. Le elezioni del 1948. Il primo Congresso del MSI e le polemiche interne. Clemente Graziani e l’azione di Taranto. La I Assemblea nazionale del Raggruppamento)

Capitolo Quarto: Il Sessantotto nero
(I primi successi alle elezioni universitarie. L’attenzione della stampa moderata. Le occupazioni degli atenei. La morte misteriosa di Achille Billi. La polemica sul Patto atlantico. Nasce il giornale del Raggruppamento, “L’Assalto”. Gli evoliani contro la Direzione nazionale: la prima occupazione della sede del MSI. I giovani e il secondo Congresso del partito. La crisi della segreteria Almirante. Baghino leader del Raggruppamento e De Marsanich segretario del MSI)

Capitolo Quinto: Crisi di crescita
(I fatti della Garbatella e la repressione governativa. Mieville torna alla testa del Raggruppamento. Grandi manifestazioni studentesche per Trieste. Nasce a Milano la prima Giovane Italia. La nascita del FUAN. Nuovamente occupata la sede del MSI, Mieville si dimette e torna Baghino. Gli schiaffi a Russo Perez. Nascono nuove riviste, “Imperium” di Erra a Roma, “Cantiere” di Primo Siena a Verona, “Riscossa” di Vitale e De Biasi a Napoli. La II Assemblea nazionale del Raggruppamento. Il Congresso europeo dei giovani di estrema destra)

Capitolo Sesto: Sul filo del rasoio
(Scelba vieta il Congresso del MSI. Manifestazioni in tutta Italia con i giovani in prima fila. La polemica sulla legge Scelba contro il neofascismo. Continua la battaglia per Trieste, Cominciano a scoppiare le bombe attribuite ai FAR. Arresto di Rauti, Pozzo, Erra. Continua la battaglia per Trieste. Nuove bombe, sempre senza vittime. L’ascesa di Caradonna a Roma. Siena si avvicina alle idee evoliane: la Carta della gioventù nazionale)

Capitolo Settimo: Alla sbarra
(La grande retata dei giovani accusati degli attentati: arrestati Evola, Graziani, Gianfranceschi, Capotondi. Baghino, ricercato, è esautorato da segretario del Raggruppamento. La gestione commissariale di Ciammaruconi. Il processo detto dei FAR. La sentenza favorevole agli imputati. Tripodi subentra a Ciammaruconi. Gli evoliani alla testa del Raggruppamento)

Danielina, la donna orizzontale che ha perso la testa.

Ok, l'ho sempre schifata al pari di Alessandra Scicolone e sono prevenuto, ma quando è troppo è troppo. Ormai siamo diventati la barzelletta della scena politica con la portavoce della Destra che lavora per distruggere il partito e ricongiungersi all'amico Berluscotto. Tutti i giornali la intervistano e la coccolano per farsi 4 risate su di noi e la bile aumenta in me per averla votata. In attesa di nuove piazzate della signora Billionaire, mi riservo di approfondire cosa sta succedendo quando e se ne avrò voglia. Intanto rendo noto alla signora Garnero in Santanchè che "il milione di voti" non è suo, ma di chi ci ha lavorato facendosi un mazzo non indifferente. Teniamoci pronti perchè al congresso sarà guerra.

DA IL CORRIERE.IT

La portavoce de La Destra si smarca dal distinguo di Cicchitto. «Per il progetto di Berlusconi siamo necessari»

ROMA - «Non ho niente di un passato al quale non ho partecipato ma ho letto solo sui libri di storia». Daniela Santanchè, portavoce de La Destra, non accetta di essere bollata come «filo-fascista». «Fabrizio Cicchitto ha detto sì all'Udc, ma no alle componenti filo fasciste nel Pdl? Non penso che le sue parole fossero rivolte a me» ha detto Santanchè a margine di un dibattito a «Cortina InConTra». Una strada che porta dritta alla destra moderata e al progetto del premier. «Se Berlusconi vuole fare il più grande partito d'Italia e dare stabilità agli italiani per risolvere i loro problemi dobbiamo prendere il 50,1%, e il mio milione di voti sarà molto utile».

IL PIÙ GRANDE PARTITO - Un avvicinamento, quello con il Pdl, già ventilato in un'intervista al quotidiano La Stampa. «Per il più grande partito d'Italia servono tutte le forze del centrodestra». Una posizione non personale, «ma appoggiata da una parte consistente del partito». «È Storace che sta facendo lo stesso errore della sinistra - attacca la portavoce del partito ed ex candidata premier -, sostenendo che tutto è colpa di Berlusconi». Il segretario de La Destra ed ex governatore del Lazio non tarda a rispondere alle stoccate della sua delfina. «È illuminante, coerente, tutto sommato definitiva - scrive sul suo blog riferendosi all'intervista. È da leggere con grande attenzione, anche perché è più lunga della mozione che ha presentato. Dice che io commetto gli stessi errori della sinistra, affermando che è una manovra eterodiretta da Berlusconi. Veramente, è scritto nella sua mozione che dobbiamo entrare nel partito di Berlusconi e presumo che lui sarà d'accordo. Altrimenti sarebbe curioso sostenere di voler entrare in una casa il cui padrone non vuole. Sarebbe quanto meno suicida e non credo che i dodici accompagnatori di Daniela Santanchè coltivino questa aspirazione. Nega di aver trattato posti di governo e candidature alle europee e questo le fa onore, vuol dire che fanno tutto gratis ed è molto bello saperlo».

«FINGEVA DI ESSERE FASCISTA» - Per Santanchè, aggiunge il segretario de La Destra, «non contano gli insulti pre-elettorali, assicura, perché pure Fini gliele ha cantate a Berlusconi e quindi, siccome siamo uguali agli altri, va bene così». Ma «questa bellissima concorrente alla segreteria del partito che vuole sciogliere va anche oltre: per evitare l'ostacolo antifascista elevato da Cicchitto, dice testualmente: "Non si riferisce a me, ma alla Mussolini" (SCICOLONE!). Non so chi delle due sia meglio. Ma lei, al massimo, può dire che fingeva quando in televisione dalla Annunziata e ovunque rivendicava con orgoglio di essere fascista». «Ecco - conclude l'ex ministro - una finzione che continua. Nulla sul futuro dell'Italia, nulla sui suoi problemi, nulla sulle soluzioni proposte nel nome dei valori de La Destra, conta sfrenatamente solo il potere. Noi non siamo astinenti».

GREGORACI: «È STANCA» - Daniela Santanchè riesce a scatenare anche le ire della signora Briatore. «Sbaglio, o la principale caratteristica di un politico deve essere la coerenza? Forse la Santachè si è stancata di far politica» attacca Elisabetta Gregoraci in un'intervista a Chi, replicando alle accuse che Santanchè aveva mosso contro il Billionaire e la vita in Costa Smeralda. A nulla sono valse le parole di "riconciliazione" della stessa esponente de La Destra, pochi giorni fa: «Un' invenzione - aveva detto, riferendosi al suo presunto invito a chiudere il locale -. Del Billionaire sono socia e con Briatore sono amica da 30 anni. Anche lui del resto ha cambiato vita, visto che quest'anno ha messo su famiglia». «Io parlo per me - aveva precisato. Ma le persone che hanno un ruolo politico devono dare l'esempio. Berlusconi, che è il più intelligente di tutti, l'ha capito e ha passato le vacanze in famiglia».

lunedì 25 agosto 2008

Vita, morte e miracoli di Antonio Gava.

L'8 agosto scorso i media hanno dato grande risalto alla morte di Antonio GAVA non dimenticando di elencare, nel dettaglio, i nomi dei residuati bellici della vecchia Dc e dei suoi ex compari riciclati - tra questi l'attuale sottosegretario agli esteri VINCENZO SCOTTI - presenti alle esequie.

Quel giorno non posso negare di aver provato una certa soddisfazione alla notizia, perchè, se Antonio Gava è riuscito sempre a sottrarsi alla giustizia degli uomini (come oggi sta riuscendo a Bassolino!), sicuramente non potrà fare altrettanto con quella divina. Se poi è vero che non spetta di certo a me giudicarlo, è giusto che io ricordi in breve chi è stato.

Figlio di Silvio, già ministro di Grazia e Giustizia (dicastero azzeccatissimo un po' come lo è stato per Mastella.), Antonio Gava - personalità dai modi piuttosto rustici - è stato ministro dei rapporti con il parlamento, delle Finanze, delle Comunicazioni e ben due volte dell'Interno. E' noto che, per veder riconosciuto il proprio ruolo, amasse ricevere il popolo facendosi baciare l'anello a mo' di padrino. E, in effetti, a Castellammare di Stabia, suo paese natale, ricordano ancora il rito di presentazione alle udienze di persona tanto illustre.

Rinviato a giudizio per ricettazione - fattispecie criminosa di tutto rispetto per far carriera politica - è stato condannato a 5 anni in primo grado, a 2 in appello, finchè la CASSAZIONE ha preso atto dell'avvenuta prescrizione e Gava è stato promosso di ministero.

Nel 1993, in piena tangentopoli, è stato destinatario di avviso di garanzia in quanto indagato per associazione a delinquere. Tuttavia, dopo soli 3 giorni di carcere, ha beneficiato dei domiciliari in attesa di una sentenza di assoluzione che è arrivata solo nel 2006 ma senza smentire la contiguità di Gava con la camorra.

Quando la colonna napoletana delle BR ha sequestrato l'assessore regionale Ciro Cirillo, ANTONIO GAVA E VINCENZO SCOTTI andarono ripetutamente a fare visita al capo della Nuova Camorra Organizzata RAFFAELE CUTOLO nel carcere di Poggioreale per chiedergli di attivarsi per la liberazione del politico rapito. Ne seguì un accordo con uno scambio di favori tra Cutolo, esponenti della DC, i servizi segreti e le brigate rosse. Infatti CIRILLO fu liberato, ma, pochi mesi dopo, il vicequeste Antonio Ammaturo, che non si era mai occupato di terrorismo ma solo di camorra e dei traffici di Cutolo, fu ucciso - CURIOSAMENTE! - proprio per mano delle Brigate Rosse.

Naturalmente, però, nessuno ha mai fatto luce sui nessi e i favori reciproci tra br, camorra e stato. Si ipotizza addirittura che a CUTOLO fosse stata promessa la scarcerazione e condanne più lievi per i suoi affiliati, ma la cronaca ci chiarisce solo che "O' professore di Vesuviano" è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza dell'Asinara nell'imbarazzo per alcuni politici di governo venuti meno al precedente patto.

A proposito dei rapporti di Gava con la camorra sono costretto a citare da Wikipedia, per non rischiare che le mie precedenti affermazioni possano essere contestate, che riprende un passaggio interessante dalle motivazioni della sentenza di assoluzione del 2006:

« Ritiene la Corte che risulti provato con certezza che il Gava era consapevole dei rapporti di reciprocità funzionali esistenti tra i politici locali della sua corrente e l'organizzazione camorristica dell’Alfieri, nonché della contaminazione tra criminalità organizzata e istituzioni locali del territorio campano; è provato che lo stesso non ha svolto alcun incisivo e concreto intervento per combattere o porre un freno a tale situazione, finendo invece con il godere dei benefici elettorali da essa derivanti alla sua corrente politica: ma tale consapevole condotta dell'imputato, pur apparendo biasimevole sotto il profilo politico e morale, tanto più se si tiene conto dei poteri e doveri specifici del predetto nel periodo in cui ricoprì l'incarico di ministro degli Interni, non può di per sé ritenersi idonea ed affermarne la responsabilità penale. [...] L'imputato aveva piena consapevolezza dell'influenza esercitata dalle organizzazioni camorristiche operanti in Campania sulla formazione e/o l'attività e del collegamento dei politici locali con i camorristi, sicché non potrebbe neanche ritenersi che egli si sia interessato della politica locale senza rendersi conto del fenomeno della compenetrazione della camorra nella vita politica, alla cui gestione avrebbero provveduto, a sua insaputa, gli esponenti locali della corrente [...] Appare evidente che la consapevolezza da parte dell'imputato dell'infiltrazione camorristica nella politica campana, insieme allo stretto rapporto mantenuto con gli esponenti locali della sua corrente e con le istituzioni politiche del territorio medesimo, nonché all'omissione dei possibili interventi di denuncia e lotta al sistema oramai instauratosi in zona, costituiscono elementi indiziari di rilievo da cui potersi dedurre la compenetrazione dell'imputato nel sistema medesimo, secondo quanto posto in rilievo dalla Pubblica Accusa [...] Il Gava non risulta essersi concretamente attivato, quale capocorrente della Dc o nelle sue funzioni ministeriali, per porre un argine al fenomeno della contaminazione politica da parte della criminalità nel territorio campano; come nessuna iniziativa ha adottato per la sospensione dei consiglieri comunali, di cui pur conosceva la contiguità alla camorra, sospensione resa possibile dalla Legge entrata in vigore quando era ancora ministro degli Interni. »

Di fatto risulta fondato che Gava abbia ricevuto, alle elezioni, l'apporto di esponenti di spicco della camorra, ma non che ci sia stato un ritorno in tangenti e in appalti, ergo non è emerso nulla di penalmente rilevante. In realtà il fatto è che ai partiti, ieri come oggi, interessa solo avere i voti, senza poi badare alla provenienza.

Nel corso degli interrogatori al pentito di camorra Pasquale Galasso il nome di Gava è venuto fuori diverse volte. Cito ancora da Wikipedia:

« Presidente Luciano Violante: E nessuno si era accorto che eravate là?
Pasquale Galasso: No; in quel momento venni a sapere da Alfieri e Alfieri dallo stesso Nuvoletta che non c'erano problemi, neanche per quanto riguardava le forze dell'ordine che lui riusciva a controllare, riusciva a darci tranquillità. La nostra perplessità derivava dal pericolo che durante le nostre riunioni potessero intervenire i carabinieri facendo accadere un marasma. Nuvoletta invece ci ha sempre tranquillizzati e talvolta io e Alfieri abbiamo visto, scendendo da Vallesana, la masseria dei Nuvoletta, qualche auto dei carabinieri appena fuori dell'abitazione di Nuvoletta. Quella per noi era la dimostrazione che Nuvoletta era ben protetto. Ricordo che all'epoca Nuvoletta era in stretto rapporto con un politico nazionale di grosso rilievo.Presidente Luciano Violante: Chi era?

Pasquale Galasso: Gava. Questo perché se ne parlava durante le riunioni; talvolta io, Alfieri e qualche altro componente della sua organizzazione abbiamo pranzato con Lorenzo Nuvoletta su esplicita sua richiesta. Quindi se ne parlava perché vedevamo un'ostentata tranquillità a casa di Lorenzo Nuvoletta mentre a quell'epoca anche l'abitazione dell'ultimo malavitoso era soggetta a perquisizione. »
(dichiarazioni rese dal pentito Pasquale Galasso alla Commissione Parlamentare Antimafia, presidente Luciano Violante, il 13 luglio del 1993.

Ebbene, davanti a tali dichiarazioni infamanti, GAVA si è dimesso da ministro degli Interni non perchè travolto dallo scandalo, ma perchè colpito da un ictus; forse per una punizione divina.

Se l'è cavata con tre giorni di carcere e, prima di morire nel suo letto, ha avuto l'ardire di chiedere allo Stato italiano - al quale ha fatto taaaaanto bene - un risarcimento di 38 milioni di euro.

Pensandoci bene, il "nullatenente" Bassolino potrebbe prendere spunto.

domenica 24 agosto 2008

W LA PAZZA GIOIA DI ESSERE FASCISTI





Il 27 gennaio è stato in programma per le ore 21 la conferenza dal titolo "non smettemmo la camicia nera" con ospiti 2 reduci della RSI e lo storico Zucconi.
I due reduci Longo e Guasti sono bellissimi e pieni di Vita, un verio e proprio
Esempio.
All'uscita dal solito ristorante nei pressi di CASAPOUND dove l'organizzazione offre la cena ai relatori, Gianmaria Guasti (82 anni) ha visto un tizio sulla 30ina che stava strappando i manifesti della conferenza stessa...
ebbene signori con scatto felino ha assestato uno dei migliori ganci mai visti primi, il tizio è SCAPPATO via borbottando e tenendosi la testa...
quanto è bello essere FASCISTI!

Il delirio è scattato quando Guasti ci ha raccontato "l'altro giorno ho appiccicato uno al muro perché ci strappava i manifesti. L'ho invitato a battersi e lui è scappato. Io ho 82 anni. E lui è scappato..."

DELLA SERIE DIECI SCIACALLI NON FANNO UN LEONE

Splendida lettera di Tommaso Staiti a Danielina

Cara Daniela,
le cose che sto per scriverti te le avrei dette a voce se tu avessi trovato il tempo per quel colloquio che ti avevo chiesto dopo la “bizzarra” riunione alla quale ho partecipato all’indomani del risultato elettorale di aprile. Ma questo colloquio non è mai avvenuto.

Troppi i tuoi impegni: per lo studio dei flussi del voto alla Destra; per la preparazione al quesito referendario, (ma ti pare davvero il caso di riaprire le “case chiuse” in un paese che non è finito “a puttane” ma “alle puttane” ?); per la partecipazione al favoloso e raffinato matrimonio di Briatore, con quel tuo spettacolare cappello che ha strappato gridolini d’ammirazione in quel ricercato dandy, ex comunista durissimo e purissimo folgorato, sulla via della Fiat di Agnelli prima, e su quella di Arcore poi, che risponde al nome di Carlo Rossella; e infine per tenere a bada quegli orsi di Storace e Buontempo.


Pazienza! Capisco e mi adeguo, anche perché non ho nessun motivo di risentimento nei tuoi confronti, ma al contrario, ti ringrazio per la determinazione con la quale hai condotto la campagna elettorale almeno fino all’ultima settimana; quella del “darla o non darla”, delle posizioni “orizzontali e verticali” e della improbabile e poco credibile difesa di ciò che tu pensi sia stato il Fascismo. Parte del risultato, buono a mio parere, è dovuto alle tue capacità di apparire, di esserci, di comunicare, specie nelle due trasmissioni di Santoro, cui dovresti mandare un gran mazzo di fiori. Per intenderci non nutro verso la tua persona quell’astio che invece provo per la nipotina Scicolone-Mussolini. Quando una come lei, senza colpe ma anche senza alcun merito, si trova a portare il peso di quel nome, per il quale centinaia di migliaia di italiani, da una parte e dall’altra, sono andati a morire, ha il dovere morale di non sputtanarlo con un comportamento da pescivendola napoletana.

Se avessimo avuto quel colloquio, Daniela, ti avrei consigliato di tornare rapidamente a casa: quella di Berlusconi, si intende, dal quale hai ricevuto un imprinting assolutamente indelebile.
Avresti potuto, e ancora potresti, trovare una sponda utile in Ignazio La Russa, con il quale hai avuto un lungo rapporto, credo proficuo per entrambi. Vedi, cara Daniela, quella dell’MSI e della destra italiana, non è la tua storia e cercare di attribuirtela non è credibile e suona anche un po’ ridicolo. Per età ed esperienze vissute, io sono il primo a sapere che “quella” storia è fatta di luci e di ombre, di cose poco nobili e forse anche vergognose, di vicende oscure, ma anche di pagine esaltanti, di passioni genuine, di sangue versato, di slanci disinteressati, di comunanza con il popolo italiano e di radicamento nella nostra cultura.

E’, insomma, la “nostra” storia e, come tale, ce la dobbiamo tenere tutta intera (delitti compresi), cercando di nobilitarla buttando alle ortiche tutto ciò che è legato al folklore, alle contingenze storiche; dimenticando le stupide e acritiche rivendicazioni, i pellegrinaggi turistici, le commemorazioni vuote e retoriche, per salvare invece principii e valori fondanti, intuizioni politiche che, credimi, continuano ad essere attuali, persino rivoluzionarie.
D’altra parte se a quasi tutti (religioni, ideologie politiche, teorie economiche) è consentito di sbarazzarsi senza problemi delle pagine più imbarazzanti e vergognose del proprio passato con disinvolte autocritiche ed ancor più disinvolte auto assoluzioni, perché solo noi dovremmo condannare in toto ed in blocco 80 anni di storia italiana?

Anche nella ributtante contabilità dei milioni di morti potremmo avere le carte in regola per dire la nostra. Quali possono essere i punti fondanti per una moderna azione politica della destra italiana?Provo ad elencarteli in rapida sintesi.

1. Sovranità, dignità e indipendenza dell’Italia proiettate nell’idea forza (la forza del mito) di un’Europa unita, forte economicamente e militarmente, conscia del proprio ruolo e che torni ad essere protagonista sulla scena mondiale. Ciò significa anche che non possiamo più essere il cagnolino scodinzolante ai piedi degli Stati Uniti. Chi ricorda l’atteggiamento servile del tuo amico Berlusconi durante la sua prima visita a Bush, può capirmi benissimo. Per me gli americani non sono stati dei liberatori ma degli occupanti! Le guerre si possono vincere o perdere, ma se si perdono, occorre farlo con dignità e senza fingere di averle vinte. Io non credo che l’Italia debba gratitudine agli americani, ma, anche se così fosse, la gratitudine non è un sentimento eterno; specie in politica estera, con gli scenari che, soprattutto ora, cambiano rapidamente. Allo stesso modo credo che quella americana all’Irak, con le menzogne che l’hanno preceduta, sia stata una vile aggressione che ha provocato danni (vittime, distruzioni, scollamento di una nazione, pulizie etniche e religiose, reazioni a catena nel mondo e nel Medio Oriente in particolare), enormemente superiori a quelli attribuibili a Saddam (morto, tra l’altro, con fierezza, come Josè Antonio Primo De Rivera, come il “Che”, come Allende). Saddam aveva tenuto unito il paese, conteneva l’influenza dell’Iran, e aveva garantito (certo da dittatore) la laicità e la libertà religiosa. Te la senti, Daniela, di lottare contro la condanna a morte di Tareq Aziz? L’America e l’americanismo ci hanno inquinato culturalmente, hanno ucciso le nostre più autentiche tradizioni, ci hanno offerto ed imposto i loro modelli e la loro visione economicistica della vita; gli Usa si comportano con l’arroganza di un impero che tuttavia non possiede una superiore visione del mondo, e della vita che non comprende la ricchezza feconda delle differenze ed inoltre, adesso, ci scarica addosso il prezzo di una gigantesca crisi economica, dovuta alla “sua” finanza virtuale, al “suo” liberismo sfrenato, alla “sua” globalizzazione, figlia di un progetto politico, il mondialismo, che richiede un pensiero unico e che non solo non assicura libertà e progresso al pianeta, ma lo sta portando alla povertà, alla fame e al declino.

2. Riaffermazione della necessità di uno stato forte ed autorevole. La progressiva distruzione dello stato italiano ci ha regalato l’attuale società, una sorta di poltiglia indistinta fondata sugli egoismi individuali. Finito lo spirito del risorgimento con la sua aspirazione all’Italia unita, finito il Fascismo che rivendicava una missione per la nazione italiana, è finito anche lo Stato, ucciso dai partiti antinazionali e dal liberismo da giungla nel quale viviamo da qualche decennio. Come diceva Prezzolini, lo Stato nasce da un contratto tra briganti (tali sono gli uomini nella loro più intima essenza), che, stanchi di ammazzarsi tra loro, decidono di darsi delle regole per poter stare insieme. Lo Stato deve perciò essere “omnia potens” anche se non “omnia fecens” e la sua eticità dovrebbe essere patrimonio di tutti. Essere contro lo Stato in nome di non si sa quali libertà dalle regole (e qui il tuo amico Berlusconi è un maestro), equivale ad affermare che poiché si è contro le malattie, si è contro gli ospedali che, com’è noto, sono pieni di malattie. E’ vero esattamente il contrario: chi è contro le malattie vuole ospedali efficienti e ben organizzati per meglio combatterle, pur nella consapevolezza che è impossibile eliminarle. Fin qui Prezzolini. Lo Stato deve essere quindi forte ed unito per imporre a tutti il rispetto delle leggi (a tutti, Daniela, a tutti…), potenti e comuni cittadini, al nord come al sud dove, nel 1943, gli USA, oltre alla “loro” democrazia, ci hanno anche imposto il ritorno della mafia.


3. Politica Sociale. Lo Stato ed una buona politica devono tendere a realizzare il maggior grado possibile di giustizia sociale per avere il massimo possibile di pace sociale. E questo non per adeguarsi ad un astratto principio di uguaglianza che non esiste in natura e nemmeno tra gli uomini, ma per perseguire fini alti e nobili che sono quelli dell’elevazione morale e culturale di tutto un popolo. I lavoratori devono partecipare alla vita delle imprese (pubbliche e private) con l’ingresso dei loro rappresentanti nei consigli di amministrazione e negli organi di controllo. Forse, se questo fosse accaduto per Alitalia, oggi non ci troveremmo nella presente situazione che, grazie a Berlusconi, finiremo per pagare tutti quanti. Anche la finanza e il capitalismo devono trovare dei confini invalicabili e devono essere richiamati alla loro funzione sociale. Oggi siamo al capitalismo e alla finanza senza patria né regole, i cui padroni sono i moderni usurai. Quindi la necessità della rappresentanza della realtà sociale italiana (lavoro, cultura, impresa autentica , arte, scienza, professioni e mestieri), nelle sedi istituzionali repubblicane. Altro che ridicolo e dannoso Senato delle Regioni!

Ti sembra, cara Daniela, che con Berlusconi si possa concorrere alla realizzazione di questo progetto politico? Via, non facciamo ridere…!
Berlusconi è un bugiardo che finisce per credere alle balle che racconta, un vecchio che si illude di sembrare giovane, un uomo senza stile e classe, un piazzista di se stesso, uno che ha come unica stella polare, la difesa dei suoi molteplici e non sempre limpidi interessi. Uno che definisce “eroe” un mafioso e si dimentica di Paolo Borsellino, che si è immolato per uno Stato che non c’era più, e che, lo ricordo con orgoglio, era stato iscritto al FUAN.

Ma che cosa significa allora essere di Destra?
Te lo dico con le parole di Adriano Romualdi, uno dei più acuti ed intelligenti uomini di cultura (e di azione) della Destra italiana, scomparso giovanissimo nel 1973 e figlio di Pino, “l’inventore” nel 1946, del MSI:

“Essere di Destra significa, in primo luogo, riconoscere il carattere sovvertitore dei movimenti scaturiti dalla rivoluzione francese, siano essi il liberismo o la democrazia o il socialismo.
Essere di Destra significa, in secondo luogo, vedere la natura decadente dei miti razionalistici, progressisti, materialistici che preparano l’avvento della società plebea, il regno della quantità, la tirannia delle masse anonime e mostruose.
Essere di Destra significa, in terzo luogo, concepire lo Stato come una comunità organica dove i valori politici predominano sulle strutture economiche e dove il detto”a ciascuno il suo” non significa uguaglianza ma equa disuguaglianza qualitativa.
Infine essere di Destra, significa accettare come propria quella spiritualità aristocratica, religiosa e guerriera che ha improntato di sé la civiltà europea e - in nome di questa spiritualità e dei suoi valori - accettare la lotta contro la decadenza dell’Europa”.


Ti pare che “questa” Destra possa essere compatibile con il berlusconismo?
Da una vita cerco di navigare evitando gli scogli del becero destrismo e del luogocomunismo.
Il più autorevole rappresentante del primo è Vittorio Feltri con il suo “Libero”, vera bibbia degli “ultras” del moderatismo italiano assetato di sangue, purché a sporcarsi le mani siano gli altri, mentre i più recenti portatori del secondo, sono quei “sanculotti” (se avessero le mutande sarebbero comunque firmate D&G) che hanno contestato il libro “Gli orfani di Salò” nel nome di un’antifascismo di maniera che vede in quella esperienza “il male assoluto”, in ciò, per la verità, confortati dal neoimmune Presidente della Camera Gianfranco Fini.
In apparenza opposti (Feltri e i sanculotti), ma in realtà eguali nella loro povera obbedienza al pensiero unico globale.
La Destra che è stata propinata agli italiani negli ultimi quindici anni è quella a cui fa riferimento con splendide parole sempre Adriano Romualdi:
“La Destra non sarebbe una ideologia, un partito e neppure un’ideologia politica: essa è semplicemente la maggioranza dei cittadini che desiderano che i treni arrivino in orario, che le balie allattino i bambini, che i becchini seppelliscano i morti senza scioperi, contestazioni e altre cause di perturbazione dell’ordine pubblico. La Destra è la società che funziona, il governo dei “competenti”, oltre tutte le ideologie, lo Stato veramente ordinato dove gli studenti non marinano la scuola e i cani non fanno pipì nelle aiuole…”.

Aggiungici un cenno ai rifiuti di Napoli e tutto diventa di una sorprendente attualità!

Un po’ poco? Si chiedeva retoricamente Adriano Romualdi: poco, anzi pochissimo.

La Destra è slancio vitale, volontà di potenza, spiritualismo laico, estetica della politica, saldezza morale, lealtà, onore, fedeltà alla parola data, coerenza con i propri ideali, amore verso il proprio popolo, capacità di sacrificio”.

Esattamente il contrario, insomma, di quanto incarnato da Berlusconi.
Quando ho accettato di entrare in lista (all’ultimo posto: questione di stile), l’ho fatto con lo stesso spirito con il quale, di tanto in tanto, gioco un euro al superenalotto: se mi va bene (ma so che è difficilissimo), divento ricco, se va male, ho perso solo un euro.

Una piccola speranza, però, ce l’avevo. Chissà mai , mi dicevo, che attraverso le vie misteriose e tortuose si possa arrivare ad un risultato importante: quello di tenere in vita una storia politica, di ridare entusiasmo e speranza a chi li aveva perduti nei tanti tentativi falliti per la pochezza e la povera avidità di personaggini incapaci di soffrire e di costruire un moderno movimento per il futuro.
Come diceva Beppe Nicolai,: “Questa Italia non ci piace e forse neppure ci appartiene, ma è pur sempre la nostra madre e la dobbiamo amare comunque, anche se è diventata una prostituta”.Amarla, per me, signi fica tentare di costruire una politica fatta di dignità ed impegno e non di posti, assessorati o sottosegretariati.

Ho l’impressione che tu, e non per colpa tua, concepisca la politica solo come propaganda. Ma se la politica senza propaganda è monca, la propaganda senza politica è niente, al più solo una pesca delle occasioni.
Una volta l’immigrazione, un’altra l’anti-islamismo o la sicurezza, o le prostitute per strada, trascurando il fatto che altre forze politiche cavalcano questi temi con ben maggior peso e maggior credibilità.
E i nostri temi forti, quelli davvero nostri e che nessuno ci potrebbe rubare? Dove li abbiamo messi, per quale strana paura non li sbandieriamo? Perché, presto o tardi, i nodi politici verranno fatalmente al pettine.

Ho finito, cara Daniela, e ti rinnovo il mio disinteressato consiglio: torna a casa.
Torna tra coloro che ti sono più congeniali anche se, durante la campagna elettorale, con raffinata squisitezza ti definivano “la zoccola dura della destra”.

Torna tra loro; magari riuscirai ad impedire alla lega di sostituire l’inno di Mameli - brutto, certo, sono io il primo a riconoscerlo, ma anche simbolo di una certa italianità - con “I pompieri di Viggiù”.

Chiedi al tuo amico di Arcore di assicurarti un posto sicuro per le prossime elezioni europee e ridiventa protagonista di quel mondo luccicante e colorato che ti appartiene; torna ai rotocalchi, alla televisione ed in quei posti dove, tanto tempo fa, c’erano i ricchi e i signori, e anche i ricchi finivano per diventare signori, e ora invece ci sono solo i ricchi.

Questa Italia, fatta di “lobbies”, di massoni, di affaristi di ogni tipo, di generali senza gloria, di arrivisti di ogni risma, è il degno scenario per questa politica senza ideali, senza valori, senza dignità.
E in questa Italia ciascuno deve essere al suo posto.

Con sincerità,
Tommaso Staiti

sabato 23 agosto 2008

TIBET, IL GESTO DELLA GRANBASSI. LA MIA MASCHERA PER UN POPOLO INDIFESO





E´ la prima atleta che protesta per il popolo tibetano e lo ha fatto con un grande gesto simbolico, senza quel clamore che tutti volevano, ma con un significato profondo. Nel linguaggio schermistico la maschera è la difesa dal pericolo, dal nemico che ti colpisce senza pietà. Così l´atleta italiana Margherita Granbassi, due bronzi alle Olimpiadi di Pechino, ha preso una decisione. Donarla al popolo tibetano. Durante un intervento a Sky, seguito ad un´intervista su Repubblica. it, la fiorettista ha annunciato che donerà la sua maschera al Dalai Lama. La stessa maschera indossata durante i tornei olimpici a Pechino. Un regalo simbolico, che nel linguaggio di una schermitrice significa difesa e protezione da un avversario che ti attacca. "La stessa maschera che mi ha protetto a Pechino, vorrei che potesse servire a lui per proteggere il suo popolo". La Granbassi vive da tempo il dilemma di un´atleta che ha partecipato ai Giochi di Pechino pur sapendo che la perfetta organizzazione nascondeva ombre nel delicato campo dei diritti umani. "Invito gli atleti che sono ancora in Cina a fare la loro gara e dopo, soltanto dopo, manifestare a favore del popolo tibetano" ha spiegato a Repubblica. it. "Questa vicenda, questa notizia - le morti nell´est del Tibet, n.d.r. - diffusa senza la conferma del Dalai Lama, mi lascia stordita. Con un senso di amarezza dopo le intense giornate olimpiche. Mi sono sentita quasi in colpa. Per aver gioito per le mie due medaglie, mentre nello stesso paese si reprimono le manifestazioni di gente innocente. Siamo stati protagonisti di un simpatico teatrino. A questo punto credo che le Olimpiadi siano state inutili. Il boicottaggio cambia poco, la storia lo dimostra. Il problema è a monte, risale al momento in cui è stata scelta Pechino come sede olimpica". Un gesto, quella della Granbassi, profondamente nobile che non ha bisogno di molti commenti. Crediamo che i lettori Italiani comprendano la nostra scelta di dedicare il Primo Piano ad un´atleta che ci ha fatto di nuovo credere nei valori dello sport.

venerdì 22 agosto 2008



Ho seguito poco e male gli ultimi avvenimenti che hanno scombussolato dall'interno il movimento politica La Destra. Molta merda e' venuta fuori, come prevedibile.
Fare politica e' facilmente interpretabile come necessita' di adattarsi alle forme piu' abiette di esistenza in cambio di un guadagno sicuro e cospicuo. Non fare politica ma andare oltre la politica attraverso forme di puro movimentismo, del resto, vale a dire lanciarsi in sterili inseguimenti di qualcosa a cui si potra' mai arrivare, quasi fosse un capriccio estetico, splendente si ma inutile.
Non mi azzarderei mai a dare lezioni a nessuno , ma so di certo che il mio appello resterebbe inascoltato qualora invitassi l'uno o l'altro modello ad un confronto sobrio affinche' si trovi una via di mezzo che vada in un ottica di interresse suoperiore solo a vantaggio della causa per cui ci battiamo.
Senza dubbio si tratta di un momento difficile, ora occorre come sempre fatto essere chiari e decisi nelle scelte. Faremo le cose con intelligenza e passione, e quel che conta maggiormente, le faremo per bene.
Vaffanculo la Santanche', vaffanculo i frustrati di An che cercano rifugio e sfogo, vaffanculo gli esaltati, vaffanculo i borghesucci rasati che sanno piu' tirare pugni che pensare. Vaffanculo tutti e continuiamo per la nostra strada, per una Destra capace di rigenerarsi ogni giorno afferando il tempo in cui vive e che allo stesso tempo se ne sbatta del tempo in cui vive pur di riaffermare ad ogni costo i suoi sacri, antichi valori.
Continuiamo anche se con lo 0,1%, continuiamo con l'energia di sempre, e chi si stanca, chi si arrende, chi comincia a credere che non vale la pena, e' solo un poveretto che non sa quanto va a perderci.

Hic Sunt Leones



Esiste gente che per incontrare i suoi familiari deve pagare un biglietto per entrare in una fottuta riserva, magari per poi vederli esibirsi per quattro dollari in patetiche pagliacciate onde divertire obesi bambini americani e genitori idioti al seguito (con tanto di pop corn e coca cola a completare il simpatico quadretto). Questa gente non sa da dove viene e non ha avuto il diritto di vedere o conoscere la propria terra, se vive lo deve alla buona sorte di aver avuto un bisnonno scampato allo sterminio di un villaggio.
La stessa gente ora resta impotente a guardare, forse a non capire, e accettare che quanto resta di una delle piu' straordinarie culture al mondo e' l'immagine irritante e un po' spettrale di piume e cazzate varie filtrate attraverso i film di John Wein...E se di olocausto si parla fino a triturarsi i coglioni poco o niente si sa davvero dello scientifico, vigliacco massacro di un intero popolo, oramai annullato per dare spazio al sogno americano, a quel modello sociale a cui tutti siamo gia' asserviti. Non esiste merda piu' grande, non esiste rimedio o prospettiva di giustizia, perche'se di giustizia si parla, l'unica possibile sarebbe quella di tornare indietro nel tempo ed entrare nelle case di ogni assassino, arrivare fino a ogni letto per finirli senza pieta' e pisciare uno ad uno sui loro scalpi.
Quello che non hanno eliminato e non potranno distruggere sono gli esempi, le parole semplici e pure quanto la certezza che nella memoria non tramonteranno mai. Sono le frasi di chi tra morire come cani o morire in piedi, da guerrieri, ha saputo scegliere bene facendo cacare un po' di sangue agli yankee.



"Quando avranno ammazzato l'ultimo bisonte, tagliato l'ultimo albero, pescato l'ultimo pesce, inquinato l'ultimo fiume, si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche"

Tatanka Iyotanka. Toro Seduto

"Non esiste crimine piu' grande che vendere la casa dei propri padri"


Tashunca-uitco. Cavallo Pazzo

mercoledì 20 agosto 2008

Finisce a botte l’incontro su Almirante



Gli sporchi comunisti non erano invitati è quindi potevano stare a casa loro invece di lagnarsi delle legnate che hanno preso.

"OGNUNO é CAUSA DEI SUOI MALI" MAI FRASE PIù APPRIOPRIATA


PIETRASANTA. Finisce in rissa e con due identificati l’incontro dedicato a Giorgio Almirante, leader storico della destra, ieri pomeriggio al Caffè della Versiliana di Marina di Pietrasanta. Un incontro duramente contestato da esponenti della sinistra e che è poi degenerato in calci, pugni e tafferugli davanti a una platea sconcertata e impaurita. L’episodio chiave è stato un’aggressione iniziale, anche a colpi di sedie.
C’era allerta per il tema dell’incontro, con carabinieri e polizia, presenti in discreto numero; il conduttore, Romano Battaglia, ha raccontato che intorno alle 17 la Digos aveva controllato palco e platea, dopo due telefonate anonime che annunciavano la presenza di una bomba.
Quando l’incontro è iniziato, su un lato si sono radunati una trentina fra attivisti di Rifondazione, Pdci e esponenti di Dada Viruz Project impegnati a distribuire volantini dove Almirante veniva definito «fascista, razzista e assassino», per un Caffè della Versiliana definito «sempre più nero». Poi il piccolo corteo si è trasferito a bordo palco, dove dibattevano il senatore Franco Servello, il giornalista Aldo Di Lello e il costituzionalista Paolo Armaroli, coordinati da Battaglia. A margine di un commento di Armaroli sul ruolo politico di Almirante si è levato un grido: «Questa è apologia di reato». Sull’istante, è parso l’annuncio dell’abbandono dell’incontro da parte della sinistra. Invece quelle parole hanno innescato una gazzarra.
Due spettatori si sono alzati dalla platea. Uno di questi, brandendo una sedia, si è scagliato contro uno dei contestatori. La sedia però ha colpito - come confermato dalla polizia - un poliziotto in borghese della Digos di Lucca. A quel punto il caos è degenerato in tafferugli sparsi; due persone sono finite per terra fra calci e pugni, poi divise dai poliziotti con fatica. Poi insulti, accuse reciproche, appellativi vari, “fascisti”, “comunisti di merda” e cori partigiani a conferma della delicatezza di un appuntamento che aveva lasciato i più perplessi, fin dal primo momento in cui era stato inserito in cartellone.
Alla fine del dibattito i due spettatori protagonisti dell’episodio iniziale sono stati identificati dagli agenti del commissariato di Forte dei Marmi.
Si tratta di due professionisti campani; uno di loro si sarebbe qualificato come un dirigente di An. Alla polizia ha detto: «Farò intervenire dei senatori che conosco bene». Dura la reazione dei due, davanti agli agenti: «Ci chiedete i documenti davanti a tutti - ha detto uno dei due rivolgendosi al dirigente di Ps - abbiamo dovuto ascoltare quelle insolenze e voi stavate a proteggerli...». Sull’altro versante, toni opposti. Secondo Dada Viruz Project, negli scontri un giovane dei contestatori è stato ferito al naso da un pugno.(BEN GLI STA!!)
Impegnato a Torre del Lago dove presiede il Festival Pucciniano, il presidente della Fondazione Versiliana, Massimiliano Simoni, coordinatore territoriale di An, è arrivato quando tutto era già finito. «Se a vent’anni dalla morte di Almirante non si può nemmeno parlarne in pubblico - è stato il suo commento - allora non mi preoccupa la deriva giovanile dei contestatori, ma il clima creato e sostenuto da persone come l’ex vicepresidente del Senato, Milziade Caprili, che con le sue dichiarazioni sulla stampa è il responsabile di quanto accaduto». Accompagnati dai poliziotti all’uscita, i contestatori hanno preannunciato una denuncia contro i due identificati. «Abbiamo ascoltato per 10 minuti, in silenzio: all’ennesimo intervento teso a celebrare la figura di Almirante, che - lo dice la storia - avallò le leggi razziali, ci siamo limitati a gridare “fate apologia di reato”. E’ bastato questo per scatenare la reazione di alcune persone presenti in platea e uno di questi ci ha aggredito. Questo è fascismo

NESSUNO LO NEGA E LO NEGHERA MAI!!

QUESTO E' FASCISMO!

W ALMIRANTE

W IL DUCE

Guardate cosa sono riuscito a trovare...

Se non erro, c'era anche il nostro Enzuccio oltre allo sbandieratore nella foto.

Essere di esempio, essere in mezzo alle rovine, essere come essenza di vita.

"Molti di coloro che si professano antimoderni pensano e agiscono in perfetta sintonia con lo spirito moderno tanto da essere più moderni di coloro che affermano di esserlo.

L'attivismo fine a se stesso non è niente altro che una forma di azione degenerata, squilibrata e quindi moderna. La sola azione concessa, la sola azione che si impone all'uomo tra le rovine, è quella di tipo interiore, che va ben oltre il mero attivismo. E' questa infatti la sola azione che da schiavi ci rende liberi e quindi padroni di noi stessi.

Essere di Destra significa, per prima cosa, essere padroni di se stessi e non schiavi di ideologie o partiti.

Essere antimoderni significa essere consapevoli che le anomalie del mondo moderno e il caos che ne deriva fanno parte essi stessi di UN ORDINE SUPERIORE e che combatterli esteriormente sarebbe solo follia".

E' una delle massime estratte dal pensiero di Julius EVOLA - il filosofo della Tradizione che solo in pochi possono seguire e che solo pochissimi tra questi possono comprendere - da tenere sempre a mente; da fissare e fare propria. Sempre.

Essere uomini in mezzo alle rovine significa osservare, con distacco, i mali della società senza farsi intaccare, cioè corrompere moralmente. Significa fare della apolitèia la propria via. Stiamo vivendo nell'era del Kali Yuga, un'epoca in cui la tecnologia e la materia stanno prevalendo sui valori spirituali; è, dunque, essenziale mantenere fermi quei valori eterni di cui ogni Destra che sia sinceramente tale deve farsi portatrice.

Vivere nello spirito significa anche sapersi astrarre, saper meditare e imparare ritirarsi. Significa ricercare i canoni eroici riscoprendo l'antico codice in attesa del suo diffuso ritorno, aver cura di sè e della propria comunità. Mantenere uno stile di vita sano alla scoperta della natura e praticando sport.

Essere di DESTRA significa essere d'esempio per gli altri con il proprio comportamento, con la propria integrità e superiorità morale. Non è proselitismo, non è accatto di voti, questa è pratica che va lasciata a chi vive nelle rovine; è - secondo un antico detto indiano e un'altra opera evoliana - cavalcare la tigre.

L'estate sia anche tempo di otium come era concepito dai padri romani. Sia tempo di ricerca e speculazione, di riflessione, analisi e poi di sintesi.

martedì 19 agosto 2008

MEDIASET VS YOUTUBE

Un partito per il Sanciullo

Finalmente ho trovato un partito fatto su misura per il Sanciullo.

lunedì 18 agosto 2008

Bassolino non si processa.

In questo video ho cercato di riassumere, per i più "pigri", in poco più di 3 minuti, le principali bravate di Antonio Bassolino. Spero solo di essere stato abbastanza chiaro per tutti nonostante abbia commesso diversi errori che, tuttavia, non intendo rivedere perchè anche io sono pigro. La canzone è "Va tutto molto bene" degli Aurora.

Sperando di aver fatto un lavoro utile, vi invito a farlo girare.

N.B. Per le numerose fans, ho inserito anche una foto del Sanciullo.

sabato 16 agosto 2008

E' arrivato l'uragano campano

CPI Salerno & Libreria AR - brigantaggio e storia del meridione, Cuccaro Vetere





Per le strade del borgo medievale di Cuccaro Vetere, nel cuore pulsante del Cilento, in occasione dell'importante evento che si organizza annualmente, "Il Palio del Ciuccio" ( caratteristica corsa di asini nella ampia piazza centrale del paese ), il 14 agosto accorrono centinaia di persone da tutti i paesi vicini.

CPI Salerno, in collaborazione con la Libreria AR, ha esposto e messo in vendita una raccolta di libri di appofondimento sul tema del brigantaggio e controstoria del meridione.

Moltissimi i curiosi e buono il riscontro di vendite.

Inoltre sono stati distribuiti anche volantini esplicativi sull'associazione CPI.

Indipendenza

Tratto dall'album LA DITTATURA del SORRISO - il mio primo cd degli Zetazeroalfa, acquistato tra l'altro nell'A.D. 2000, quando cioè nessuno li conosceva - Indipendenza.

Amo questo corpo fatto con la roccia della mia terra
Amo questi prati testimoni d'amore e guerra
Amo questo mio soffio che gli dei tramutarono in voce
Amo questo mio popolo fiero che non conosce pace
Questa è la mia terra ancora
questa è la mia guerra ora
ad libitum...

NON VOGLIO UNA CULTURA IMPOSTA DA UN ALTRO STATO,
NON VOGLIO PIANGERE IL SANGUE DI CHI MI HA TRADITO,
NON POSSO INGINOCCHIARMI DAVANTI AD UN INVASORE,
NON POSSO RISPARMIARE UN SOLDATO CHE CREA TERRORE
NESSUNA PACE AMERICANA SULLA MIA TERRA

QUESTA è LA MIA TERRA ANCORA
ad libitum...

mercoledì 13 agosto 2008

STRISCE BLU ILLEGALI


ATRANI: POSTI AUTO A PAGAMENTO…PER DISABILI

Il comune di Atrani in Costiera Amalfitana, meta turistica internazionale d´eccellenza con Positano, Amalfi e Ravello, istituisce, con avviso pubblico, posti auto a pagamento riservati…ai disabili. E´ il terzo anno consecutivo che viene affisso un manifesto al pubblico che reca la scritta:… Saranno riservati tre posti, sempre a pagamento, per i portatori di handicap residenti…
Così Atrani risponde al legislatore impegnato in tutta Europa a formulare leggi e regolamenti per agevolare l´integrazione sociale e la mobilità delle persone disabili.
Vero è che i posti auto fisicamente disponibili in questo piccolo comune sono circa la metà rispetto alle auto possedute dai cittadini residenti. In estate poi si scatena la caccia. Così pure i posti riservati ai disabili, vengono presi d´assalto e non sempre il contrassegno invalidi viene usato in maniera “propria”. A farne le spese sono le famiglie che hanno in casa dei disabili gravi. Come nel caso di Olga e Nicola Vollaro col loro figlio Alessandro di 21 anni. Alessandro è affetto dalla nascita da ritardo psicomotorio, sordità neurosensoriale, non cammina, non parla ed è tracheotomizzato. E´ incapace di compiere alcun gesto autonomo, non è autosufficiente. Trascorre il suo tempo in un sediolone o in un lettino con le sbarre, accudito ventiquattro ore su ventiquattro dalla madre Olga con la quale vive in stretta simbiosi. Anche di notte Olga non dorme, è costretta a vigilare perché, durante il sonno, Alessandro non si strappi la cannula dalla gola, accessorio indispensabile che gli consente respirare. Se dovesse accadere, il ragazzo entrerebbe in crisi respiratoria e occorrerebbe un immediato soccorso. Ma per raggiungere la loro casa occorre salire duecento scalini. La famiglia Vollaro ha chiesto un aiuto per essere sistemata in qualche casa di proprietà del Comune più vicina alla strada ma, fino ad oggi, il loro appello è caduto nel vuoto. Fin dalla nascita di Alessandro, il padre Nicola se l´è caricato in spalla per uscire e rientrare in casa, oggi il ragazzo si è fatto grande e il padre comincia a sentire il peso degli anni.
“Il momento più critico, fino a poco tempo fa, era il rientro a casa –dice Nicola-. Arrivavo con Alessandro nell´auto, non trovavo alcun posto libero in tutto il paese e trascorrevamo ore dentro macchina nell´attesa di poter parcheggiare”. Che cosa è cambiato rispetto a prima, gli si chiede: “Ho partecipato ad un bando del Comune per l´assegnazione di tre posti auto a pagamento riservati ai disabili residenti, per la durata di un anno –risponde-. Mi sento più tranquillo con la macchina relativamente più vicino casa”. A pagamento? “Si. Quaranta euro al mese con tre mensilità anticipate, poi l´anno prossimo sì vedrà”.

POSITANO RICORDA LA GUERRA, IL MIRACOLO DELLA MAMMA E FIGLIO

Quest´anno, in occasione del 225° Anniversario dell´Incoronazione, 1783 - 2008, il Parroco Don Giulio Caldiero desidera ricordare egregiamente questo avvenimento con delle manifestazioni in occasione della festa dell´Assunzione della Beata Vergine Maria, Regina di Positano.

Il 14 agosto, dopo la S.Messa delle ore19,00,sarà deposta una corona vicino l´ancora, ritrovata e recuperata nel maggio 1989 da Roberto Lucibello e tutti gli Associati del centro Immersioni di Positano, e successivamente donata all´Amministrazione Comunale che nel giugno 2008 ne ha fatto monumento dedicato a tutte le marinerie. Successivamente una sfilata di barche a cui sono invitati tutti i possessori di natanti a partecipare, ed i subacquei facenti parte dell´ex Associazione Centro Immersioni Positano andranno ad omaggiare la Madonna murata sul pinnacolo esterno dello scoglio "mamma", che ora giace sul fondo del mare a poco più di 10 metri ai piedi della Torre Clavel. Il mare ha eroso solo lo smalto della mattonella ai lati,ma il viso della Madonna e del Bambino Gesù conservano ancora inalterati gli antichi disegni ed i colori della maiolica.

Sessantacinque anni fa, esattamente il 2 aprile del 1943, un sommergibile inglese affiorò, come per incanto nel mare di Positano.
In pochissimi minuti furono affondate le navi Salemi e Valsavoia che erano partite da Napoli con un carico di grano, e sbrecciati gli scogli "Mamma e Figlio ", due altissimi pinnacoli vicino la Spiaggia di Fornillo, che sembravano due invincibili sentinelle.

Eppure in quel triste pomeriggio si compì un miracolo, solo tre uomini delle due navi morirono. Gli altri furono salvati dai pescatori locali. La Madonna, si disse,aveva preteso che non vi fossero gravi lutti nel paese da Lei protetto e soprattutto in quel mare dal quale era venuta.

A Don Giulio va tutta la nostra gratitudine per non aver fatto cadere nel dimenticatoio questa vicenda che è parte di storia e parte integrante della nostra vita e merita sempre di essere ricordata e raccontata.

martedì 12 agosto 2008

Israele è uno stato canaglia.

Iran, Libano, Iraq e Afghanistan. La tecnica adoperata è sempre la stessa: prima bisogna preparare l'opinione pubblica aizzandola mediante il ricorso alla disinformazione, poi, una volta isolata la preda, è possibile attaccare, distruggere, massacrare e passare anche per immacolati liberators esportatori di democrazia.
---------------

Nel corso della sua fugace permanenza a Roma in occasione del vertice Fao, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad fu pretestuosamente attaccato per la seguente dichiarazione rilasciata giorni prima nel suo paese:

«il regime sionista, criminale e terrorista, che ha una storia di 60 anni di saccheggi, aggressioni e crimini, è alla fine e verrà presto cancellato dalle carte geografiche. Il tempo delle potenze tiranniche è finito e con la vigilanza e la solidarietà tra i popoli, gli Usa e tutte le potenze sataniche se ne andranno e la giustizia arriverà.»

La tecnica adoperata da chi ha teorizzato lo scontro di civiltà per perseguire i propri interessi geopolitici ormai si ripete, con la medesima formula, da anni:

prima bisogna preparare l'opinione pubblica aizzandola mediante il ricorso alla disinformazione, poi, una volta isolata la preda, è possibile attaccare, distruggere, massacrare e passare anche per immacolati liberators. Il sistema, ormai, è rodato da sessant'anni e più e ha dato anche ottimi risultati recentemente in Iraq, laddove non sono state ancora reperite le armi di distruzione di massa (se non quelle al fluoro usate dagli Usa...) di SADDAM, nè sono stati provati i rapporti di quest'ultimo con la fantomatica al Qaida. Per l'Iran ci si appresta a fare lo stesso, facendo intanto terra bruciata.

A tal punto che di Ahmadinejad a Roma furono taciute le dichiarazioni più genuine e che più potevano interessare il nostro paese. In quella sede, infatti, egli disse di voler rafforzare i legami - già strettissimi - con l’Italia, paese con cui esistono relazioni di antica data; che il volume d’affari che l’Iran ha con l’Italia è il più importante tra tutti i paesi europei; che i Persiani amano il popolo italiano; che
gli Stati Uniti in Medio Oriente non hanno portato nulla di buono, ma solo guerre, crimini e intimidazioni; che il presidente Bush sta pensando di nuovo ad un attacco militare contro l’Iran; che il mondo è gestito da incompetenti; che tutte le nazioni del mondo hanno diritto a esistere; che alcuni stati impongono loro idee al mondo e che, soprattutto, la svalutazione del dollaro e l’aumento dei prezzi dell’energia sono due facce della stessa medaglia. Il pagamento delle spese di guerra e delle occupazioni, la compensazione dei forti consumi e l’aver riempito le tasche del capitalismo globale svuotando le tasche delle nazioni, tutto questo è stato sostenuto da una vasta iniezione di dollari che è stato svalutato. Un fenomeno che mette i rapporti economici del mondo sull’orlo della distruzione”.

Dichiarazioni, taciute con dolo all'opinione pubblica, che furono pronunciate da un presidente che non potrebbe mai affrontare una guerra con i mezzi di cui dispone l'Iran ma che viene ugualmente presentato come il nuovo Hitler che sta per invadere Israele. In realtà il fatto è che la geopolitica è una scienza esatta e basterebbe chiederlo agli stessi israeliani per averne la conferma. E' ormai, del resto, celebre il fotoritocco, fatto per la tampa a Tel Aviv, delle testate nucleari iraniane diventate per l'occhio meno allenato tre a fronte di due effettive, una cosciente sopravvalutazione del potenziale che ha fatto felici entrambe le parti, Israele e l'Iran.

Dall’11 settembre 2001, la società Bush & Katz ha inaugurato una nuova fase storica globale, quella in cui la violenza «è» il nuovo diritto internazionale, rectius è la forza che crea il diritto.

L’invasione non provocata e non motivata legalmente di Afghanistan (occupato da sette anni) e Iraq (occupato da quattro), come il bombardamento del Libano hanno creato un precedente giuridico internazionale.

Pericoloso per l’Iran (e dunque per i nostri serbatoi e caloriferi) per la tentazione di Katz di attaccare Teheran. Negli scorsi giorni, due nuove portaerei USA, e un altro cacciatorpediniere americano «accompagnato da due navi israeliane» non identificate sono entrati nel Golfo Persico, ad aggiungersi alla densa zuppa di flotte da guerra che Bush & Katz mantengono da mesi davanti alle coste iraniane.

Tuttavia, a fronte di questi fatti documentati, la prospettiva grottesca propinataci dai media è che gli Israeliani sono gli aggrediti e l'Iran l'aggressore.

Un anno fa Israele ha bombardato la capitale di un paese sovrano che pare chiamarsi Libano, devastandolo dalle fondamenta, con la scusa che doveva liberare quattro (dicesi quattro) soldatini israeliani catturati mentre penetravano in territorio libanese. Allo stesso modo, un Paese che non ha mai aggredito nessuno, l'Iran, è perennemente minacciato di attacco preventivo perchè sta sviluppando un’industria nucleare civile, cui ha diritto come firmatario dei Trattati di Non-Proliferazione

Non sono, invece, firmatarie nè Israele nè gli USA della convenzione di Dublino sottoscritta da 111 paesi (Iran compreso), che impegna, entro 8 anni, alla distruzione e alla fine dell'utilizzo delle bombe a grappolo. Le bombe a grappolo si frammentano in centinaia di 'bombette' che seminano morte e distruzione su una vasta area, indiscriminatamente. Bombette che restano oltretutto spesso inesplose, uccidendo ancora per anni. Alla messa al bando non aderiscono però le massime produttrici e/o utilizzatrici di queste armi, ossia la Cina, l'India, il Pakistan, la Russia e gli Usa con Israele.

Tanto è vero che, dopo la fine dei combattimenti, milioni di bombe a grappolo di fabbricazione statunitense ed israeliana sono rimaste sul territorio libanese. Le vittime, per la maggior parte bambini, non accennano a fermarsi.

L'Iran, intanto, in attesa di importare forzosamente democrazia, si prepari ad essere distrutto.
E' il duro prezzo da pagare per la libertà made in U S A.

Fonti:
http://www.ansa.it
http://www.peacelink.it/conflitti/a/19026.html
http://www.effedieffe.com/content/view/4122/166/
http://europa.eu/pol/env/index_it.htm