domenica 31 agosto 2008

E il magistrato scarcerò il camorrista. Elogio della latitanza.


Capita di dover sopportare anche questo.
Il nipote omonimo del boss scissionista Raffaele Amato, di appena 18 anni ma già ben avviato negli affari di famiglia, ieri sera è stato arrestato, assieme ad un socio, a Melito, nonostante il tentativo dei vicini di casa di aggredire le forze dell'ordine per permettere la fuga dei loro protetti (a proposito, ma una perquisizione a tappeto da quelle parti quando?).

Tuttavia, il Giudice per le indagini preliminari non ha ravvisato i presupposti per la misura cautelare - nemmeno il pericolo di fuga, ohibò! - così i due camorristi in erba sono usciti di galera in meno di 24 ore con tante scuse. A saperlo prima avrebbero anche potuto evitare di tentare la fuga e di scagliare i vicini filocamorristi contro i carabinieri per consentire ad una terza persona di fuggire e portare quello che le forze dell'ordine non dovevano trovare. Coca o soldi, chissà.

Per i calci, i pugni e gli sputi che i carabinieri si sono beccati per operare i due fermi, non lo sapremo mai.

Per il giudice non sussistevano le condizioni per la custodia cautelare in carcere e, ora, di tempo per inquinare ogni prova possibile ce n'è persino troppo.

Tanto più che rimangono in piedi tutte le accuse: resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamenti, salvo detenzione e spaccio perchè, nel coas, l'operazione è sostanzialmente saltata.

Merita poi di essere riportata, a tal proposito, la testimonianza di uno dei carabinieri aggrediti( da La Repubblica) : «Amato mi ha minacciato. Guardandomi in faccia mi ha detto: "Dopo questo è meglio che ti fai trasferire, perché per te è finita. Ti faccio tagliare la testa"». Minaccia accompagnata dal pollice che accarezza la gola.

L´arresto, infatti, era stato rafforzato dall´aggravante del metodo mafioso, ma proprio questa circostanza è stata la prima a cadere. Il legale di Ferro e Amato, l´avvocato Luigi Senese (tanto di cappello!), ha portato davanti al giudice Enrico Campoli un dossier partendo dall´archiviazione per 93 No Global al G8 di Genova e passando per i 27 manifestanti arrestati in piazza della Signoria a Verona, fino ad arrivare al caso dell´omicidio di Filippo Raciti: in tutti i casi non c´è mai stata la detenzione in carcere. E, così, alla fine, anche per i due ragazzi di Melito la misura cautelare non è stata applicata.

Grottesco è però che il giudice scriva nel provvedimento di «arresto eseguito legittimamente», di un «pericoloso inseguimento», di «gravissime e inquietanti minacce», dopo una «fuga calcolata» e di «una folla minacciosa», che avrebbe addirittura tentato l´assalto alla caserma.

L'Avv Senese (tanto di cappello!) ha chiesto di non considerare (non si mai!) Raffaele Amato «un boss solo per il cognome che porta», anche se nei fascicoli della Dda e nel provvedimento firmato ieri dal gip, c´è la testimonianza di un´altra giovane leva del clan, Antonio Prestieri (oggi collaboratore di giustizia) nipote del boss Tommaso, che dice che il giovane Amato «non vive di luce riflessa dello zio», ma avrebbe una sua attività criminale indipendente (questa sì che è capacità imprenditoriale!).

E rimangono i fatti. Ieri sera, Raffaele Amato, dopo solo un giorno di carcere, è tornato all´interno della roccaforte degli Scissionisti, nel suo quartiere, tra chi al momento del bisogno si è fatto trovare in strada, al suo fianco. Ed è tornato libero ridendosela dei carabinieri e dei fessi.

L'episodio fa male, molto male. Fa male al comuni cittadini, ma fa male soprattutto alle forze dell'ordine che vedono così vanificati i loro sforzi e che, nonostante l'operazione non fosse andata a buon fine (la droga sparita! ), erano riusciti ad operare i fermi.

E', piaccia o meno, un dato statistico che la polizia riesca ad operare tot fermi durante l'anno, ma che la magistratura - la stessa che a Napoli indaga con i tempi di un elefante - non ne convalidi 1 su 3. Pertanto qualcosa che non va c'è.

Comunque andrà l'indagine, il sig Raffaele Lauro - stiamone certi - non si presenterà spontaneamente a Poggioreale. Intanto, tanto di cappello all'avvocato.

"La paranza è una danza
Che si balla nella latitanza
Con prudenza
ed eleganza
E con un lento movimento de panza.

Uomini uomini c'è ancora una speranza
Prima che un gesto vi rovini l'esistenza
Prima che un giudice vi chiami per l'udienza

Vi suggerisco un cambio di residenza
E poi ci vuole solo un poco di pazienza
Qualche mese e già nessuno nota più l'assenza
La panacea di tutti i mali è la distanza
E poi ci si consola con la paranza"

Già, la paranza...

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