lunedì 29 settembre 2008

Austria, trionfo dell'estrema destra

elezioni per il rinnovo anticipato del parlamentO
Austria, trionfo dell'estrema destra
La coalizione al governo per la prima volta sotto il 60%, mentre la Fpoe e la Bzoe di Haider totalizzano il 30%


Joerg Haider e la moglie alle urne
VIENNA - Vittoria numerica della Spoe (socialdemocratici) ma vittoria politica e simbolica dell'estrema destra alle elezioni oggi in Austria per il rinnovo anticipato del Parlamento. Il partito socialdemocratico ha ottenuto la maggioranza relativa con il 29,7% dei voti (35,34% nel 2006), ma i due partiti di estrema destra, la Fpoe e la Bzoe, assieme hanno ottenuto il 29%. Si tratta del risultato peggiore dalla fine della Seconda Guerra Mondiale per socialdemocratici e popolari che, per la prima volta nella storia, scendono sotto il complessivo 60%. I risultati provvisori, ma ufficiali, sono stati annunciati dal ministero degli Interni di Vienna. Dati che però non tengono conto del voto per corrispondenza adottato quest’anno da ben 580mila elettori, cioè il 9,27% dell’elettorato; lo spoglio di queste schede sarà ufficiale solo il 6 ottobre.

AFFLUENZA AL 71% - Secondo i dati diffusi dal ministro dell’Interno Maria Fekter, la Spoe ha ottenuto il 29,7% dei voti; i popolari conservatori della Oevp il 25,6% (34,33% nel 2006); il partito liberale di estrema destra Fpoe il 18%; il partito populista di estrema destra Bzoe l’11%; i Verdi il 9,8%. Partiti minori come i Liberali e una lista dissidente dell’Oevp non hanno superato la soglia di sbarramento del 4% necessaria a entrare nel Nationalrat, la camera bassa elettiva del Parlamento austriaco, che conta 183 seggi. La ripartizione esatta sarà resa nota solo dopo la pubblicazione dei risultati definitivi. L’affluenza ha raggiunto il 71,4% dei 6,3 milioni di austriaci chiamati alle urne. Alle scorso politiche, a ottobre 2006, aveva votato il 78,5% della popolazione.

RISULTATO STORICO - Valanga di voti all'estrema destra: secondo le proiezioni la Fpoe passa al 17,9% contro l'11,4% e la Bzoe di Joerg Haider addirittura triplica rispetto al 2006, schizzando dal 4,11% all'11,9%. Insieme i due partiti hanno quindi ottenuto uno storico 30%. I Verdi scendono al 10,5% (11,5%). Sotto lo scoglio del 4% il Foro Liberale (1,9%) e la Lista di Fritz Dinkhauser (1,8%) che non entreranno quindi in parlamento. In seggi, la Spoe ne ottiene 56 (meno 12), la Oevp 49 (meno 17), la Fpoe 35 (più14), la Bzoe 23 (più 16), i Verdi 20 (meno 1).

UN COLPO DURISSIMO - Gli elettori austriaci hanno dunque assestato un duro colpo al partito socialdemocratico e al partito popolare, al governo in coalizione nell’esecutivo uscente. Eppure l’aritmetica e la logica politica dovrebbero riportare al potere come cancelliere un socialdemocratico, il leader del partito Werner Faymann; l’ex ministro dei Trasporti, 48 anni, si è conquistato una credibilità personale negli ultimi tre mesi, da quando è alla guida del partito per la campagna elettorale. E i socialdemocratici, anche se sfiorano appena il 30% (il loro peggior risultato nella storia), sono comunque il primo partito dietro ai Popolari: la Oevp sarebbe intorno al 25%. Dopo 20 mesi di paralisi al vertice delle istituzioni, le elezioni anticipate hanno visto trionfare invece i due partiti dell’estrema destra: Fpoe e Bzoe sono i soli a guadagnare rispetto al voto del 2006. La Fpoe di Heinz-Christian Strache (Freiheitliche Partei, partito liberale) balza al terzo posto fra i partiti austriaci conquistando circa il 18% dei voti in queste politiche che per la prima volta vedevano il voto allargato ai sedicenni. E la Bzoe (Buendnis Zukunft Oesterreich - Alleanza per il futuro dell’Austria), il partito populista del governatore della Carinzia Joerg Haider diventa addirittura il quarto partito sopravanzando i Verdi (che sarebbero sotto il 10%). Quasi un austriaco su tre ha votato per l’estrema destra. Nel parlamento uscente la Fpoe aveva l’11,04% e la Bzoe il 4,11%: i due partiti assieme, guadagnano un 15% di voti.


Heinz Christian Strache, leader della Fpoe
STRACHE: IO CANCELLIERE - Alla luce del successo, il leader del partito di estrema destra Fpoe, Heinz Christian Strache, ha rivendicato per sé il posto di cancelliere. Commentando a caldo le prime proiezioni, che vedono la Fpoe terzo partito al 18% circa, Strache ha ricordato il «modello 1999, quando il terzo nel Paese divenne cancelliere». Nove anni fa le elezioni si conclusero con la vittoria dei socialdemocratici, seguiti dalla Fpoe, allora trascinata da Joerg Haider al 26,9%; terzi furono i popolari della Oevp. Alla fine fu proprio la Oevp a esprimere il cancelliere, con Wolfgang Schuessel.

HEIDER: UN SOGNO - Joerg Haider, leader del partito di estrema destra austriaco Bzoe, si considera il vero vincitore. Il balzo in avanti del suo partito rappresenta «un nuovo record in Austria», ha detto Haider. «Contro ogni aspettativa siamo i grandi vincitori delle elezioni», ha aggiunto il leader populista, che ha definito il risultato «un sogno». Il governatore della Carinzia ha anche confermato di essere disposto a lasciare la sua attuale carica e a trasferirsi a Vienna «soltanto come cancelliere». Nel frattempo il capogruppo del partito socialdemocratico (Spoe), Josef Cap, si è detto favorevole alla formazione di un «governo stabile». Alla luce dei risultati delle urne e delle dichiarazioni della vigilia (i socialdemocratici hanno escluso ogni alleanza coi due partiti di estrema destra Bzoe e Fpoe), ciò non può che significare una riedizione della Grande coalizione tra socialdemocratici e popolari della Oevp, giunti secondi in queste elezioni con il 25% circa.

GRANDE COALIZIONE - Molterer, il leader dei conservatori, ha descritto il crollo del suo partito come «molto doloroso». Il socialdemocratico Faymann invece ha promesso di fare tutto il possibile per riconquistare la fiducia di chi non ha votato per il suo partito. In una campagna incentrata sulla lotta al carovita, Faymann era riuscito a far adottare la settimana scorsa con una maratona parlamentare una serie di misure di alto impatto: taglio della metà dell’Iva, abolizione delle tasse universitarie, aumento degli assegni di disoccupazione e delle pensioni. Risultati ottenuti però un po' alleandosi con i Verdi, un po' con la Fpoe: certamente una riedizione della Grande Coalizione non è una prospettiva facile per il Paese. Spetta comunque al presidente, il socialdemocratico Heinz Fischer, assegnare il mandato esplorativo per la formazione del governo tenuto conto del risultato delle urne.


Corriere della sera

domenica 28 settembre 2008

La Destra in piazza l'8 NOVEMBRE

DA IL MESSAGGERO

MONTESILVANO (28 settembre) - La Destra in piazza. Lo annuncia Francesco Storace. «Il giorno dopo la fine del congresso di Roma, l'8 novembre, faremo la nostra manifestazione nazionale nella capitale». Storace è a Montesilvano, vicino a Pescara, per incontrare le centinaia di protagonisti abruzzesi del suo blog nel giorno del "compleanno" della tribuna telematica «un milione di contatti in un anno, 380 mila post e 4 milioni di pagine lette», ha detto con il presidente de La Destra.

Storace oggi dal suo blog ha poi attaccato Daniela Santanchè, portavoce dimissionaria del partito. «Il messaggio è subdolo, come al solito. E indigeribile. Daniela Santanchè voleva lo scioglimento de La Destra nel Pdl e di fronte a un disegno senza consenso di base, parla di avere con sè una cinquantina di dirigenti sui millecinquecento che onorano il movimento in tutta Italia e ai quali dovrebbe chiedere scusa, e si dimette da portavoce, ritira una mozione impresentabile».

«Altro che isolamento nostro. Era lei - sottolinea ancora Storace - ad essere isolata con le sue bizzarre velleità. È insomma fuori dal partito che l'aveva rispettata, amata, tollerata più di ogni altro partito che ha frequentato. E sopportata. E vuole tornare da chi l'aveva scacciata in malo modo. Non parteciperà al congresso nazionale perché non c'è una federazione dove trovare il consenso per farsi eleggere delegata, è giusto che torni da chi odia le preferenze. Noi non serbiamo alcun rancore e siamo contenti di averla stimata. Sarà Daniela Santanchè, piuttosto, a provare rimpianto quando si accorgerà che la politica non è solo potere».

Le veline: Alessandra e Daniela.

Finite le selezioni per Striscia la notizia, "le signore" si devono accontentare di essere la bionda e la bruna del Pd+L (per le quali ho faticato a trovare foto in cui erano tanto coperte..ndr).<

Senza rancore.

di FRANCESCO STORACE.

Il messaggio è subdolo, come al solito. E indigeribile. Daniela Santanché voleva lo scioglimento de La Destra nel Pdl e di fronte a un disegno senza consenso di base – parla di avere con sé una cinquantina di dirigenti sui millecinquecento che onorano il movimento in tutta Italia e ai quali dovrebbe chiedere scusa – e si dimette da portavoce, ritira una mozione impresentabile.
Altro che isolamento nostro. Era lei ad essere isolata con le sue bizzarre velleità. E’ insomma fuori dal partito che l’aveva rispettata, amata, tollerata più di ogni altro partito che ha frequentato. E sopportata. E vuole tornare da chi l’aveva scacciata in malo modo. Non parteciperà al congresso nazionale perché non c’è una federazione dove trovare il consenso per farsi eleggere delegata, è giusto che torni da chi odia le preferenze.

Noi non serbiamo alcun rancore e siamo contenti di averla stimata. Sarà Daniela Santanché, piuttosto, a provare rimpianto quando si accorgerà che la politica non è solo potere. La prossima settimana riunirò il comitato politico nazionale di un partito che ha migliaia di iscritti in più rispetto allo scorso anno, consiglieri che aderiscono dai vari enti locali e da oggi meno litigiosità interna sulla nostra rotta. Ora il Pdl sa definitivamente dove trovare La Destra. Tutti se ne accorgeranno al congresso di novembre e proporrò di organizzare in coincidenza con la nostra assise nazionale la nostra prima grande manifestazione popolare. Porteremo in piazza una Destra che soffre per la gente.

Fino a ieri c’era il rischio di una Destra che s’offre. Per se stessa

Buontempo: quando la Santanchè si dimetterà dal partito, la liberazione sarà completa.

Roma, 27 set. - (Adnkronos) - “E’ una liberazione, mi auguro che coerentemente la Santanche’ si voglia anche dimettere dal partito perche’ non abbiamo piu’ tempo da perdere con i suoi ‘millantato credito’ e con una persona che vorrebbe far scogliere La Destra per farla diventare una correntina all’interno del Pdl”. Lo dichiara all’ADNKRONOS il presidente de La Destra, Teodoro Buontempo, commentando l’annuncio di Daniela Santanche’ sulle sue dimissioni da portavoce del partito e sul ritiro della propria mozione.

sabato 27 settembre 2008

Bye bye SANTA-MA-DE-CHè, a mai più rivederci.

Tempo di pulizie autunnali e la SANTA-MA-DE-CHè è tornata all'ovile assieme ai bidoni della spazzatura che la seguono: si è, infatti, dimessa da portavoce de LA DESTRA per aderire al PdL. E' probabile che, alla luce di questa notizia, "qualche analista distratto" che tempo fa si è dissociato dai miei propositi di isolare la briatorina, si sentirà tradito, io - con la soddisfazione di aver saputo leggere gli eventi prima - fingerò che nulla sia successo.

Non basta pubblicizzare su tutti i giornali una mozioncina di una paginetta per essere credibili. La Santanchè non vale due lire in più della Pescivendola in FLORIANI e ora è finalmente è cristallino a tutti. La Santanchè al massimo può giocare a briscola con Elisabetta Gregoraci sulla barca di Briatore, non di più.

A meno di un mese dal congresso nazionale, Crudelia Demòn - sconfitta in partenza da numeri schiaccianti - ritira la sua mozione e fugge portandosi dietro i parassiti che credevano di fare un affare ne LA DESTRA.

Chissà se è d'accordo con questa mossa anche Fabio Sabbatani Schiuma - l'unico firmatario non padano della mozione Santa-MA-DE-CHè sottoscritta da venti accattoni per confluire nel Pd+L - oppure anche lui è stato purgato come chiunque abbia seguito la donna orizzontale che lo rivendica con orgoglio.

Intanto, per farsi accettare dai diccì, la bella cavallona ha già iniziato a rinnegare tutto quello che ha sostenuto nei precedenti mesi. Infatti, se fino a poco tempo fa aveva esaltato chi ha assaltato la bolla del Grande Fratello, oggi ha dichiarato che bisogna "recuperare alla democrazia quei giovani che ancora oggi si radunano sotto le bandiere di un sedicente e lugubre nazifascismo" (??!?).
E sempre lei, protagonista di una campagna tutta contro l'immigrazione e assolutamente xenofoba, ora sostiene di fuggire dall'orda barbarica razzista.

Non c'è che dire, è un finale degno del personaggio e di chi l'ha seguita (Fabio Schiuma all inclused).

BYE, BYE SANTA-MA-DE-CHè...a mai più rivederci.

Iniziano le pulizie autunnali: la Santanchè si dimette e si porta pure i bidoni.

DA IL CORRIERE

MILANO - Daniela Santanchè si dimette da portavoce de «La Destra», insieme con una cinquantina di dirigenti nazionali, regionali e provinciali del partito che stanno lasciando i loro incarichi in queste ore. Il segretario nazionale Francesco Storace in mattinata, riferendosi alle dichiarazioni della Santanchè sulle sue intenzioni di lasciare il partito, aveva detto: «È diventata una rubrica fissa di "Libero". Me ne vado, non me ne vado... Ha scambiato La Destra per una margherita. Faccia quello che vuole, ma ce lo faccia sapere».

«COLLABORARE CON IL PDL» - «Proprio per non far la fine de La Margherita - è la replica della Santanchè - mi dimetto da portavoce nazionale e ritiro la mia mozione che, come è noto, propone di aprire il partito a collaborazioni con il Pdl, proprio come abbiamo fatto a Trento, per le prossime elezioni, con Marco Zenati, uno dei firmatari della mia mozione». La Santanchè ritiene che «per non rimanere confinato in un'area di estremismo extra parlamentare di vago nostalgismo» il partito dovrebbe «stringere alleanza e collaborare responsabilmente con la coalizione di centrodestra» al governo. Fra i suoi obiettivi «combattere senza indulgenza ogni forma di razzismo e di violenza», «provare a recuperare alla democrazia quei giovani che ancora oggi si radunano sotto le bandiere di un sedicente e lugubre nazifascismo invece di giustificarli con argomenti più o meno ambigui» e seguire «il cammino delle riforme che l'attuale governo sta portando avanti nell'interesse del nostro Paese».

giovedì 25 settembre 2008

Fini, una garanzia ideale e politica

Sostieni la squadra del cuore: abbiati vota La DESTRA

(ANSA) - MILANO, 25 SET - 'Non ho vergogna a manifestare la mia fede politica. Del fascismo condivido ideali come la Patria e i valori della religione cattolica'.In una intervista concessa a 'Sportweek', il portiere del Milan Christian Abbiati ha accettato di parlare della sua vita fuori dal campo e ha rivelato che alle ultime elezioni ha votato per La Destra.

Peccato solo che sia milanista. Per il resto ha fatto un'ottima sintesi - con buona pace dei sinistri nazionali - di quello che è stato storicamente il fascismo: DIO, PATRIA E FAMIGLIA.

Slitta (ancora una volta) il processo a Bassolino

Slitta ancora la farsa, io, in questo video, già ad agosto, avevo spiegato perchè anche l'udienza di fine settembre sarebbe saltata. Di seguito le dichiarazioni del portavoce de LA DESTRA napolietana


Ancora non decolla il processo sul crac dei rifiuti in Campania,ancora un rinvio,prima le ferie,ora motivi tecnici,
Bassolino ed i suoi possono tirare un sospiro di sollievo.
Giovanni Papa,portavoce per Napoli della Destra intervenendo in merito a tale questione che sta gettando nello sconcerto Napoli e la Campania ha dichiarato :”Il processo a Bassolino è slittato da Maggio a Novembre,poi a Novembre l’area Natalizia porterà ad un ulterire rinvio a Gennaio e li tra un ritardo tecnico ed un intoppo procedurale si potrà agevolmente arrivare alle elezioni europee,con tutto quello che ne deriva.
Gli assordanti silenzi delle opposizioni in consiglio regionale su tale vicenda ed il tirare a campare di questi ultimi mesi preoccupano i cittadini Campani,che non si vedono più rappresentati nè dalla giunta Bassolino nè da un opposizione inefficace che sta permettendo alla sinistra di continuare indisturbata a governare nonostante lo scempio di Napoli e della Campania.
La Destra ribadisce con forza la richiesta di scioglimento dell’ente Regionale e nuove elezioni subito.”
Giovanni Papa
portavoce per Napoli
“la Destra”

mercoledì 24 settembre 2008

martedì 23 settembre 2008

Svegliatevi, fratelli, su non dormite più.

STOP IMMIGRAZIONE


Se non ci diamo una mossa questa è la fine che faremo.

SALERNO: Rapina un automobilista arrestato ucraino


Ormai questi episodi sono diventati quasi la normalità purtroppo, noi da tempo diciamo che non se ne può più e la gente è esasperata ma chi dovrebbe porre rimedio fa finta di nulla aspettando che prima o poi il popolo agisca da solo.

Nella serata di ieri agenti di polizia di Salerno hanno arrestato un cittadino ucraino responsabile di rapina aggravata.
Alle 21 è arrivata al numero di emergenza una segnalazione di un cittadino salernitano che chiedeva l'intervento delle forze dell'ordine in via Wenner, nella zona industriale in quanto era stato rapinato da un uomo, presumibilmente straniero, che lo aveva minacciato con una pistola perfarsi consegnare il denaro.
Una volta sul posto e dopo una breve descrizione del rapinatore, gli agentisi sono messi sulle tracce dell'uomo bloccandolo dopo un breve inseguimento.
Il cittadino di nazionalità ucraina è stato condotto presso il carcere di Fuorni.

lunedì 22 settembre 2008

Riconoscete la costiera amalfitana?

2a riunione BSCA

Si comunica che venerdì XXVI c.m. si riunirà per la seconda volta il blocco studentesco costiera amalfitana. Dopo aver raggiunto larghe intese con tutti i suoi affiliati e componenti questa riunione decreterà:
  • Modalità di candidatura negli istituti
  • Programma

è richiesta la presenza di tutti gli interessati.

Verso il congresso provinciale.

Entro il 26 ottobre dovranno celebrarsi tutti i congressi provinciali per eleggere i delegati per il congresso nazionale. In totale i delegati saranno MILLE, il che significa che ogni provincia ne esprimerà in media 10. Ora, non so quanti saranno di preciso per la provincia di Salerno, ma è sicuro che saranno meno di 10.

Al congresso nazionale verranno sostanzialmente presentate due mozioni: una, presentata da Crudelia Demòn e sostenuta dai dirigenti del Nord, spinge per confluire nel PdL; l'altra invece tiene fede al progetto politico e ideale della DESTRA ed è per la riconferma di FRANCESCO STORACE a segretario.

Ricordando che il tesseramento è aperto, sottolineo che è doveroso mobilitarsi in tempo per evitare che possa avere una rappresentanza determinante la linea guidata da chi prende ordini da Berlusconi per smantellare La Destra

Fini ha legittimato chi ha aggredito i militanti de La Destra.

“Era prevedibile una ripresa dell’antifascismo militante dopo lo sciagurato balletto messo in scena da Alleanza nazionale: ai nostri ragazzi esprimo solidarieta’ e dico loro che non sono soli”. Lo afferma Francesco Storace, segretario nazionale de “La Destra”, dopo che a Palermo, nella notte tra sabato e domenica, sono stati presi a sprangate alcuni giovani militanti del suo movimento.
“Autori dell’eroica impresa, di cui non c’e’ traccia sui media nazionali - aggiunge Storace - una quarantina di teppisti di un centro sociale della citta’ e uno dei nostri ragazzi si e’ visto applicare dodici punti di sutura in testa. E’ dovere del questore di Palermo procedere immediatamente a mettere in condizioni di non nuocere i responsabili della vigliacca aggressione che, con conseguenze minori, si era registrata gia’ una settimana fa”.

domenica 21 settembre 2008

Nuove aggressioni comuniste ai danni di militanti della DESTRA

Le carogne non si smentiscono mai: 30 armati di caschi e bastoni contro 4 ragazzi, tra cui una ragazza. Sarebbero questi i valori dell'antifascismo di cui Gianfranzo Fini, il mandante morale di questo delitto, è il campione?
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In nottata, intorno alle 3, quattro giovani iscritti a La Destra sono stati aggrediti in via Carducci, a Palermo, da una trentina di persone. Secondo l’ex consigliere provinciale Salvo Coppolino, che ne dà notizia in un comunicato, gli aggressori sarebbero frequentatori di centri sociali di sinistra. Alla questura, finora, non risulta alcuna denuncia. Secondo Coppolino “qualcuno aveva il viso travisato da caschi e passamontagna, mentre tutti erano armati di bastoni e catene. È stato un vero e proprio agguato - dice in una nota -: uno dei ragazzi aggrediti e stato ricoverato in ospedale, una ragazza è stata colpita più volte in testa con un bastone”.

I GIOVANI - «Desidero esprimere la soliderità di tutto il movimento giovanile de La Destra ai militanti aggrediti a Palermo. Voglio sperare e sono convinto che le forze dell’ordine siano già impegnate nel trovare i responsabili di questo grave episodio di intolleranza politica». Lo ha dichiarato il portavoce nazionale dei giovani de La Destra, Ruggero Razza, in merito all’agguato che ha portato al pestaggio di quattro militanti. «In una terra come la Sicilia ci sono drammatiche questioni sociali da affrontare e vogliamo sicurezza per i nostri militanti, che vivono la loro passione politica con entusiasmo e partecipazione».

IL PARTITO - «La vile aggressione ai danni dei militanti del movimento giovanile de La Destra, avvenuta a Palermo, merita una reazione convinta da parte di tutte le forze politiche. Non è una novità per Palermo e non possiamo più tollerare alcun il lassismo, perchè mai dovrà tornare l’epoca in cui giovani di opposte idee sfogavano il loro odio con la violenza». Lo ha dichiarato l’eurodeputato Nello Musumeci, leader siciliano de La Destra, in merito all’aggressione subita nel capoluogo siciliano da alcuni giovani del partito. «Ai nostri ragazzi, che sono la speranza del futuro, voglio esprimere la mia solidarietà e quelle di tutto il partito», ha concluso Musumeci.

Anche il portavoce regionale, Gino Ioppolo, ha voluto manifestare ai giovani aggrediti «l’affetto e la vicinanza di tutta la Destra siciliana. I ragazzi sanno che a queste provocazioni non si risponde con altra violenza, ma dando prova di forza e impegno per affermare i nostri principi nella società».

Ahmadinejad ha, come sempre, ragione.


Piccola premessa per i neocons alla amatriciana: quella che verrà esposta qui di seguito è l'opinione personale di chi è stato accusato di "reiterate affermazioni antiamericane, di cedimento al fondamentalismo islamico e di voler escludere Daniela Santanchè dalla Destra", quindi se qualcuno non vuole, sapppia che non è obbligatorio leggermi.
In realtà la mia, da cattolico, è la presa d'atto che il Sud e, in secondo luogo, l'Europa hanno comuni radici cristiane, romane, greche e islamiche. Del resto, per scoprirlo, basta farsi un giro per il centro di Amalfi e nel suo quartiere arabo, ossia l'odierna valle dei mulini.

Che io sia a favore di un inversione di linea per la politica internazionale seguita finora dall'Italia, non è una novità. Io ammiro il culto per la Tradizione che ha una società capace di resistere alla forza disgregatrice degli USA e popoli, quale quello afghano, che combattono senza tregua da 30 anni contro ogni invasore. Inoltre, da quando ho conosciuto un italiano che ha vissuto e visitato l'Iran, spero al più presto di poter apprezzare da vicino la millenaria cultura persiana che Israele vuole distruggere con la prossima guerra al terrore programmata con il presidente yankee che verrà, Obama o McCain che sia.

Ora, venendo ai fatti di cronaca ultimi, va specificato che Ahmadinejad ha sempre manifestato apprezzamenti per l'Italia e la sua storia, ricordando - tra l'altro - che il nostro paese è il primo partner economico europeo dell'Iran (come lo era l'Iraq con il RAIS). Pertanto, diversamente da quanto hanno sostenuto i media, non c'è nessuna avversione del leader iraniano verso l'Italia.
Convocando l'ambasciatore italiano a Tehran per protestare contro Berlusconi che l'aveva paragonato ad Hitler, il presidente persiano ha fatto quello che ogni capo di statoche non si lascia mettere i piedi in testa deve fare. Sono, semmai, inopportune le parole di Berlusconi pronunciate, pochi giorni fa, in un incontro a Parigi davanti una organizzazione ebraica. Anzi è ancora più inopportuno che i nostri politici si spostino da una Sinagoga ad un altra. Non passa giorno senza che Alemanno, Fini, Brunetta o Berlusconi (che pure va apprezzato per la linea tenuta nel conflitto osseta, tanto che è stato rimproverato da DICK CHENEY in persona) incontrino una comunità ebraica per farsi promuovere e, in secondo luogo, fare propaganda pro Israele al fine di preparare il campo per la prossima invasione dell'Iran.

Paese che, intanto, è già sotto assedio visto che diverse navi da guerra statunitensi stanno cercando nel golfo persico di accendere la scintilla. Tanto più che la Russia ci ha permesso di scoprire che Israele sta usando la Georgia per puntare i suoi missili proprio contro la Persia.

Insomma, i fatti sono chiari: mentre Ahmadinejad difende con la parola il suo paese; gli ebrei stanno già affilando le armi.

Lo spirto di Hitler pertanto, come è evidente, non vive certo in Iran.

sabato 20 settembre 2008

Storace: un valore è la giustizia sociale, non l'antifascismo

(ANSA) - BOLOGNA, 20 SET - «L’antifascismo ha rappresentato anche qualcosa di profondamente negativo, pensiamo a quello che è successo in Emilia-Romagna nel secondo dopoguerra: non si può elevare a valore positivo». Lo sostiene Francesco Storace, leader della Destra, intervenuto ad un incontro con i dirigenti locali del partito a Bologna. «Noi definirci antifascisti? Neanche per idea, è un dibattito in cui Alleanza nazionale ha fatto le capriole, prima di precipitarsi nel Pdl - ha detto -. Noi non rinneghiamo il passato dei nostri padri, e lavoriamo per il futuro dei nostri figli: crediamo che ci si possa sentire democratici senza l’obbligo di sentirsi antifascisti. Il valore positivo non è l’antifascimo, ma la democrazia, la giustizia sociale, la libertà». A chi gli chiedeva se Fini creda veramente nelle parole pronunciate nei giorni scorsi sul fascismo, Storace ha tagliato corto: «Credere è una parola grossa per Fini…». (ANSA

Viaggio nel litorale domitio tra camorra e extracomunitari.


(L'ispettore Coliandro al ristorante cinese.)


Ingrata patria non avrai le mie ossa! Fu pronunciando questa frase che Publio Cornelio Scipione l'Africano, il generale che a Zama aveva sconfitto Cartagine, lasciò Roma per la sua villa di Liternum, frazione che oggi appartiene all'immenso territorio della popolosa Giugliano e da non confondere con la vicina villa Literno. E' qui che finiscono i leggendari campi Flegrei (Pozzuoli, Baia, Bacoli, Cuma, capo Miseno, il lago D'Averno e del Fusaro) e inizia, ta la provincia di Napoli e quella di Caserta, il litorale domitio.

Chilometri e chilometri di spiagge assecondano i campi coltivati tra un paese e l'altro. A lago Patria si allenano i più forti canottieri della nazionale che arrivano ogni giorno dai circoli di Napoli, anche se ora Davide TIZZANO, l'ex campionissimo, si dedica di più alla vela a bordo di "Mascalzone Latino".
Ogni paese ha le sue chicche. Certo, non come i campi Flegrei; ma anche il litorale domitio sa difendersi con i reperti archeologici di Literno e le bellissime Chiese romaniche di Sessa Aurunca.

A Castelvolturno, paese in cui si allena da quattro anni il Napoli calcio, sorge Villaggio Coppola. Per costruire questo ecomostro - esteso su una superficie di ben 48 km2 tra abitazioni, alberghi, Chiese, centri congresso, caserme, piscine, uffici e parchi gioco - non è servita nessuna concessione edilizia o autorizzazione paesaggistica, ma solo tanto cattivo gusto. Miracoli di un Sud che sa trasformare la bellezza in orrore.

Da Mondragone viene l'ex ministro delle Comunicazioni il finiano MARIO LANDOLFI, politico distratto cresciuto nello stesso palazzo di un camorrista ma che sostiene di non conoscere. Nel 2007 l'imprenditore Michele Orsi lo ha accusato di aver pilotato diverse assunzioni nella nettezza urbana del comune di Mondragone. Nulla di grave rispetto a ciò che fanno gli altri politici campani ma Landolfi è comunque stato indagato con l'accusa di corruzione e truffa, con l'aggravante di aver agevolato il clan La Torre, lo stesso del vicino che non conosce. Michele Orsi poi, anche perchè non aveva la scorta in quanto non ancora "collaboratore", è stato freddato a Casal di Principe lo scorso giugno. Sono i casi della vita, capita. Fatto sta che ora Landolfi è a processo senza il suo accusatore ed è un fastidio.

Negli ultimi 15 anni l'immigrazione - soprattutto dall'Africa - ha totalmente cambiato la qualità della vita nella zona. La camorra, infatti, ha trovato nuova manovalanza a basso costo per intensificare le sue attività nella prostituzione, nello spaccio di droga e nel capolarato. La convivenza tra immigrati e cittadini comuni si è fatta nel tempo sempre più complicata, tanto più che ultimamente bande di immigrati decidono di mettersi in proprio e i Casalesi, insofferenti verso chi non chiede nessuna autorizzazione, le freddano.
Vanno lette sotto questa ottica le pagine di cronaca nera che negli ultimi giorni hanno interessato Castelvolturno: il rischio d'impresa è nel gioco.

Solo la camorra decide chi può muoversi ed entro quali spazi sul mercato. Tanto più che ieri, dopo il raid punitivo nel quale sono stati uccisi sei spacciatori africani, è stato ammazzato anche il fratello di un affiliato ai Casalesi.

Un delitto difficile da interpretare e che non si comprende se legato o meno all'alla strage del giorno prima. Quel che è certo è che i Casalesi vogliono ristabilire l'ordine e punire gli insubordinati per non rischiare di perdere quote di mercato. Intanto la situazione si fa sempre più frizzante, visto che i cittadini campani - ormai minoranza tra gli immigrati - sono sempre più esasperati per una criminalità diffusa e uno stato italiano che continua a guardare passivamente.

Ubi camorra minor cessat.

Ernesto.

Italiani brava gente

Abdoul e Castelvolturno: tutti contenti perché non siamo razzisti

Gioite o gente, l'Italia non è razzista! Tirano un sospiro i facitori d'opinione, i censori del grande cervello. Avevano suonato l'allarme per l'omicidio barbaro di Abdoul, il diciannovenne originario del Burkina Faso massacrato a Milano a sprangate in testa davanti al bar Shining (nomen omen oppure una vocazione precisa?) Il tam tam si è placato e l'omicidio ha smesso di far notizia perché si è acclarato che non ci sono ragioni di xenofobia nel delitto, un assassinio che non farà storia in quanto determinato soltanto dal furto di un cornetto. Respiriamo, diamoci pace: in Italia non si uccide per appartenenze etniche ma per settanta centesimi. Venerdì è scoppiato l'inferno nel casertano, a Castelvolturno e Baia Verde dove sette immigrati africani e un italiano sono stati abbattuti a raffiche di mitra e colpi di pistola. E anche qui abbiamo tirato un sospiro di sollievo; le contrapposizioni etniche non c'entrano, è guerra di camorra per il controllo del traffico di droga; dunque siamo in normalità e possiamo goderci in pace la presentazione delle nuove veline.



Lo spettro degli odi razziali è lontano. Nessuno si è però chiesto se la situazione non sia ben peggiore perché nella follia degli scontri etnici (di cui non ci si preoccupa ovviamente di rimuovere le cause ma solo di sottolineare gli effetti) c'è almeno un senso, distorto, ma c'è. E persino la vittima ha una sua dignità quando è vittima di una faida che ha una logica intrinseca. Qui invece si muore per malaffare o per niente. E in ambo i casi la reazione è distesa perché si accetta universalmente come fosse la cosa più normale del mondo che chi muore per la spartizione di bottino o per aver sottratto un cornetto è perfettamente integrato nella cultura e nell'etica di questa società. I massacratori di Abdoul, cui non è stata contestata l'aggravante dell'odio razziale, si sono visti affibbiare l'aggravante più pesante e agghiacciante prevista dal nostro codice: i “futili motivi”. Ebbene, che un ragazzo possa venir massacrato per futili motivi dovrebbe far scandalo ed eccitare gli animi, ma non avviene, tutto si calma. Sarà, probabilmente, perché si è ogni giorno più consci che il nostro modello attuale è fondato sulla futilità. Viviamo per niente e per niente possiamo tranquillamente morire.

GABRIELE ADINOLFI

e si aprirà la folla al PASSAGGIO DELLA BANDA...


Ieri sera si è tenuta la prima seduta del Blocco Studentesco Costa d'Amalfi.
Esito più che positivo: la prospettiva sulle rappresentanze studentesche del territorio per l'anno scolastico 2008 - 09 è tra le migliori registrate fin ora. Una presenza non più sparsa e isolata, ma determinata e organizzata, di certo davanti a sè un futuro da protagonista.
Ecco il risultato di un costante ed energico impegno rimasto immutato negli ultimi anni.

Al prossimo incontro, che si terrà a breve (e su questo blog saranno comunicate data e orario), si traccierà un profilo sulle candidature alla Consulta e alle rappresentanze d'Istituto oltre che, ovviamente, la bozza di un pogramma definitivo sulle proposte e le attività previste per gli studenti.
Chiunque fosse interessato è invitato a partecipare.

Solo l'inizio di una nuova stagione: cari uds e pecoroni affini, almeno dalle nostre parti LA RICREAZIONE E' FINITA!

venerdì 19 settembre 2008

La disintegrazione del sistema secondo Fred@

Ho promesso a Mario qualche ragguaglio su Franco Giorgio Fred@. Prima, però, è necessario inquadrare quel movimento che qualche giornalista ha definito, per renderne in via esemplificativa le componenti, "nazimaoista". Nel '68, infatti, ci fu un innamoramento generale per Mao e la sua impostazione originale delle dottrine marxiste. Il suo programma culturale sostanzialmente si fondava su quattro punti tutti volti a distruggere ogni manifestazione della Tradizione. Un programma da realizzare con la rimozione del passato della millenaria cultura cinese, l'abbattimento di monumenti e templi e il massacro di sacerdoti, studenti e proprietari terrieri. Le cifre oggi parlano di 60 milioni di vittime, ma nei primi anni 70 il libretto rosso con i pensieri di Mao in Italia andava via come il pane.

Non è, pertanto, un caso che i movimenti che attuarono la contestazione giovanile - che non nasce assolutamente a sinistra come certa agiografia impone - abbiano subito la contaminazione impura del comunismo contadino cinese.

Nemmeno l'estrema destra ne rimase estranea e, in particolare, FRED@, giurista e discepolo del barone nero JULIUS EVOLA, ne fu la dimostrazione.

In una sua recensione di Cavalcare la tigre si spinse ad affermare che bisognasse schierarsi con l'Urss contro le potenze dell'egualitarismo e delle democrazie capeggiate dagli USA. Tesi che, però, venne contestata dallo stesso Evola in diverse pubblicazioni.

Nella sua opera principale, la DISINTEGRAZIONE DEL S1STEMA, espose la sua idea di stato teorizzando una sorta di "comunismo aristocratico" a metà tra quello prefigurato nella repubblica di Platone, nel Terzo Reich e, appunto, da Mao.
Il sistema che bisognava distruggere era, naturalmente, quello borghese affermatosi con la rivoluzione francese. Ha scritto, infatti, a tal proposito Fred@:

" Noi siamo antidemocratici: sui feticci delle democrazie capitalistiche e bolsceviche ricade la responsabilità del crollo dei valori politici e del trauma morale che ha disintegrato degli individui alienandoli dalla vita organica dello Stato. Noi siamo contro certe esasperazioni del nazionalismo, che riteniamo aver frantumato nelle loro implicazioni storiche il substrato unitario della civiltà d'Occidente. Noi siamo antiborghesi: la borghesia, intesa come stato d'animo e prospettiva economicistica del mondo è la prima responsabile di questo clima dissolvente [...] Noi siamo per uno stile di vita che nessun partito può darci; ma solo un Ordine di idee, una Unità differenziata di istanze, il Cameratismo nella lotta contro un sistema sfaldato. Noi siamo per una Aristocrazia che è radicale rifiuto del modello egualitario. Noi assumiamo una prospettiva gerarchica e organica [...] Noi siamo per le civiltà d'Europa e d'Occidente, con i loro Miti e le loro Tradizioni, aldilà degli egoismi e dei provincialismi sterili in cui si chiude l'odierna mentalità nazionalistica. Noi siamo per una concezione tradizionale dell'esistenza in cui le suggestioni esasperate ed anormali della società e dell'economia cedano il posto ai valori eroici dello spirito intesi come Onore, Gerarchia, Fedeltà».

E' evidente da queste parole, tratte dal manifesto del gruppo di Ar, l'impostazione evoliana di Freda; meno comprensibile è invece la sua idea di stato che, se posso permettermi di sbilanciarmi, ricorda tanto quello della giunta militare marxista della Birmania.

Coivolto nel processo sulla strage di piazza Fontana su cui non mi pronuncio, nel 1990 ha dato vita Fronte Nazionale, movimento che affermava l'esigenza di difendere l'omogeneità etnica italiana ed europea, individuando nei crescenti flussi migratori un pericoloso attacco alla stessa. Il fronte è stato poi sciolto dal Consiglio dei Ministri in virtù della legge Mancino per aver costituito un'associazione avente lo scopo di incitare alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali.

Oggi Freda si dedica totalmente alla sua attività di editore avendo un punto vendita anche a Salerno.

Poco tempo fa mi è capitato di scontrarmi sul mio blog con Anna Valer1o, filologa trentenne che cura per Freda una collana (qualcuno in realtà sostiene che sia lo stesso Fred@ dietro pseudonimo...).

Una personaggio dalla prosa tanto affilata quanto urticante nei suoi modi di porsi.
Un calcio nei testicoli, per intenderci, è meno fastidioso...

SCENE DI ORDINARIA FOLLIA


Anche i camorristi sono stranieri nel senso che gli andrebbe tolta la cittadinanza

Far West nel Casertano: uccise sette persone. La firma della camorra

I bossoli trovati a terra sono la conferma: l’agguato di Baia Verde e la sparatoria di Castelvolturno di ieri sera nel Casertano potrebbero avere la stessa matrice, quella della camorra.
Una strage che si conclude con sette morti e un ferito gravissimo. Una sequenza di fatti agghiaccianti: i sicari colpiscono a Baia Verde, uccidono un italiano, Antonio Celiento, 53 anni, ritenuto affiliato al clan degli Schiavone. Venti minuti dopo - “al secondo goal del Napoli”, riferisce qualcuno dei presenti - poco lontano, al km 43 della Domitiana, si uccide di nuovo: restano a terra tre ghanesi, un liberiano e un cittadino del Togo. Poi stamattina è morto nell’ospedale di Pozzuoli (Napoli), dove era stato ricoverato in gravissime condizioni, il sesto immigrato di origine africana (un cittadino liberiano).
Sul posto vengono trovati 84 bossoli, sono state utilizzate una pistola 9×21 e una mitraglietta 7.62; corrispondono a quelli trovati a Baia Verde, dove il corpo della prima vittima è stato crivellato con 20 colpi. Il riconoscimento avviene grazie alle persone che accorrono sul posto. Momenti di fortissima tensione: una folla di extracomunitari aggredisce le forze dell’ordine. Calci, pugni, spintoni, si ribalta un cassonetto dell’immondizia, insulti, maledizioni al grido di “italiani tutti bastardi e razzisti”. Qualcuno collabora anche, però: testimoni raccontano alla polizia di aver visto un’auto dotata di lampeggiante, con quattro persone a bordo: i sicari avrebbero indossato dei giubbotti con la scritta carabinieri. In nottata viene ritrovata un’auto bruciata, fra Nola e Villa Literno, quasi irriconoscibile.
Obiettivo del commando erano certamente i tre uomini all’interno di un negozio - “Ob Ob exotic fashions” c’è scritto all’ingresso - al civico 1083: rivoli di sangue scorrono fra le macchine da cucire di una piccola sartoria a soqquadro, piena di stoffe e cotone colorato. Restano sotto i colpi anche un giovane a bordo di un’auto - non ha avuto neanche il tempo di levarsi la cintura di sicurezza - e un altro africano freddato a pochi passi dalla vettura. Sul posto arriva il coordinatore della Dda di Napoli Franco Roberti; la firma della camorra, nella terra dei Casalesi, è praticamente evidente, per gli inquirenti. Cento metri più in là inizia il comune di Napoli: la strage è avvenuta in un territorio popolato da extracomunitari - per lo più nigeriani e ghanesi - che portano avanti una fiorente attività di spaccio. Un rifiuto alla camorra, magari di fronte alla pretesa di una tangente supplementare, potrebbe aver innescato l’attrito fra extracomunitari e criminalità organizzata. Un mese fa c’era stato un primo avvertimento, raccontano gli investigatori: al vicequestore Luigi del Gaudio vengono in mente gli spari contro l’abitazione di un nigeriano conosciuto come Teddy. Tutto quello che è accaduto fra ieri sera e stanotte, però, nel Casertano, a molti sembra inedito; la strage di San Gennaro, nella terra di Gomorra, non ha precedenti.

è di poco fa la notizia che a Castelvolturno gli immigrati sono scesi in strada, hanno rovesciato cassonetti e bloccato la strada gridando italiani razzisti.
Si sa che la camorra locale da un po di tempo si serve della manovalanza immigrata a basso costo, dico io cosa centra il razzismo con un regolamento di conti, ora ci mancano solo i centri sociali con una bella manifestazione a favore di questa feccia d'altronde si sa feciia va con feccia.




Sinceramente non mi frega molto di questi qua morti.Sono entrati nella malavita,e sapevano i rischi a cui andavano incontro.
Sui loro slogan poi stendiamo un velo pietoso...

giovedì 18 settembre 2008

MERCATINO DEL LIBRO USATO

Breve ricerca sui gianfrancofinisti


Esemplare di gianfrancofinista giovane.

Esistono svariate specie di gianfrancofinisti,ne riporto alcune per nome scientifico: c'è il politicante mediocre di paese ambziosus, il fascista per hobby o capriccio pentito ebraensis, il trombato altrove cacciatore di poltrone errans, il giovane energico militante ora ministro ben lustrato schifosus..In genere sono bestie pacifiche e meschine ma furbe, di ributtante duttilità, i quali hanno sempre la risposta facile e il ghigno saccente e navigato. Giocano facilmente col sangue e con la storia, il loro solo scopo è il potere. Essi infestano e depredano le verdi valli di una gioventù disorientata. I Gianfrancofinisti sanno bene di obbedire senza discutere, che si può cambiare idea radicalmente e repentinamente, che chi si lega alle strozate idealistiche è un fallito perchè non gli frutta niente.
Brucando e belando c'è chi ottiene il ministero e chi col tempo, haimè tapino, si accontenta del posto in consiglio comunale.
Quanto gli scienziati accertano è che la triste storia del gianfrancofinismo è prodotto di un miscuglio di razze ovine prettamente italiane, Tatarelliani e Bocchiniani i principali influssi, ma chiare le tracce che farebbero del gianfrancofinista un erede diretto dell'estinta specie dei mammut democristiani (quelli con le zanne più sporche).

Bene, bando alle stronzate...Ho una comunicazione ufficiale.

Con immenso rigonfiarsi del mio orgoglio, tornato dal mio soggiorno iberico, ho scoperto di aver ricevuto una lettera durante la mia assenza estiva. La missiva proveniente da Via della Scrofa è firmata a piene mani niente meno che dal ministro Giorgia Meloni.
Essa, con incedere autoritario, procede alla mia “immediata sospensione da ogni attività politica”, alludendo alla mia carica di responsabile ag costa d’Amalfi, sebbene io abbia già dallo scorso Giugno ampiamente presentato le mie dimissioni. La pagliacciata va avanti e la giovane rivelazione del gianfrancofinismo più viscido incalza biasimando il mio indegno comportamento, essendomi coperto nel corso dell’ultima campagna elettorale dell’onta disonorevole di non aver seguito, come invece ogni buon montone ha fatto, il gran cane e i suoi meschini ras locali
.
Non esiste per me medaglia che mi decori di più. Non penso a una risposta che valga la pena inviare, a meno che non esistesse un modo per codificare su carta la più sonora delle pernacchie.

Assistiamo al coming out gradualmente preannunciato di personaggi inqualificabili, e non ho pietà come non credo ai malpancisti, a chi in an, clown nipote Mussolini in primis, ancora tentenna un sussulto falso di dignità: sono come scosse nervose di un cadavere, e i cadaveri non resuscitano.
Chi non ha niente da guadagnare ma solo onore da perdere non esita ad andarsene da questa melma.

Tempo di guardarsi negli occhi, camerati, tempo di cercare l’ordine anche nel disordine. Stiamo assistendo alla decadenza della destra italiana: Fini e la Meloni così come le teste rasate da stadio, sono bacilli di uno stesso cancro a cui dobbiamo sopravvivere.
Sopravviveremo.



Ciò che siamo è troppo bello per finire.
Meloni chi molla!

MARIETTO - DDT

Rauti

mercoledì 17 settembre 2008

1a riunione BSCA

Si comunica che,a causa di disguidi organizzativi, la riunione del BSCA è stata rimandata a venerdì XIV settembre alle ore 7,00 pm. Il programma rimane lo stesso dello scorso comunicato.

Saluti Romani

Bocchino vuole sciogliere Azione Giovani.

Non sorprende che BOCCHINO - cognomen omen - voglia sciogliere AG: tanto già tutti i giovani se ne stanno andando. E' in questo senso significativo che il prode giannizzero del subacqueo giamaicano (che ha da poco sostituito nelle faccende domenistiche il promosso Ronchi) abbia citato la comunità virtuale di Tocqueville - di cui questo sito fa peraltro parte - per rendere l'idea che ha di militanza giovanile. Magari, mentre lo ho fatto, si riferiva al suo attuale faccendiere Gianmario MARINIELLO, il blogger aversano dirigente di AG assunto a Montecitorio per sbrigare le faccende di BOCCHINO, insomma per fare il servitore di un servitore. Il discorso di Bocchino per il percorso che sta seguendo nel PdL non fa una grinza, tranne sui numeri:
nel 1994 Il MSI-DN era al 15%, mentre nel 2006% AN non ha superato l'11%.

Ma che BOCCHINO, così come il suo assistente Mariniello, non sia "uomo" di scienze non è un mistero: entrambi non sono riusciti a conseguire la laurea in legge. Titolo che, evidentemente, non serve per fare carriera politica alle spalle di Fini.


IlGiornale:
Italo Bocchino è d’accordo con Gianfranco Fini, e molto critico con i giovani di An, e con i «malpancisti» che criticano lo strappo su Salò. «Le racconto un aneddoto. Un giorno, in un paese pugliese, un giovane del Fronte affrontò Tatarella chiedendogli: “Ci devi dire qual è la nostra identità!”. E Pinuccio, molto calmo. “La nostra identità è vincere. E poi portare al governo le nostre idee, grazie a quella vittoria”».
Perché mi ricorda questa massima tatarelliana?
«Spiega benissimo quel che sta accadendo».
Le critiche a Fini?
«Assurde. Era un discorso necessario, soprattutto nel contesto della nascita del Pdl, e dopo le polemiche sull’8 settembre. Non possiamo essere per sempre figli di un Dio minore».
Molti militanti sono scandalizzati.
«Di che? Sono idee normali per una destra europea, conservatrice, occidentale e moderna».
Ma non normali per chi viene dal Msi.
«Invece sì. Dev’essere chiaro che non può esserci alcun legame con retaggi storici che vanno superati. E quando necessario criticati».
Qual era l’ambiguità?
«La nostra destra non può essere tacciata di antifascismo».
A lei quanto costa, questo strappo?
«È il percorso di Tatarella, il mio maestro. Lo ritengo obbligato e naturale».
Ai giovani di Ag non piace.
«Ma se lo pongono il problema di essere rappresentativi del milione di giovani che hanno votato Pdl? Non sembra».
Sono l’organizzazione più forte.
«Sì, ma se uno naviga su Toqueville trova centinaia di ragazzi della destra moderna che non indulgono nella nostalgia».
È una critica?
«Il Fronte di Alemanno e di Gasparri rappresenta i suoi elettori. Ag oggi è un po’ autoreferenziale».
Ma i giovani di Ag si devono fondere con gli azzurrini?
«Mi pare un percorso assolutamente necessario».
Sono molto affezionati ai loro valori e alla loro identità.
«Non li capisco. Non è la libertà, come dice Fini, il valore più grande che abbiamo?».

Almirante diceva: «Non rinnegare, non restaurare».
«Ma santa pazienza, era il 1948! Se non si cambia in mezzo secolo si diventa dinosauri».
Ma lei è disposto a cambiare anche la sua identità?
«Io da Fiuggi a oggi sono cambiato moltissimo. In un mondo che corre chi non cambia è fuori dalla storia».
C’è chi sospetta che ai colonnelli lo strappo faccia comodo.
«Primo. Io tutt’al più sono maggiore, e per le mie scelte sono stato anche in minoranza. Secondo: prima di criticarli, questi colonnelli, bisognerebbe valutare i loro risultati nel modo giusto».
Quale?
«Hanno preso un partito al 3,9%, lo hanno portato al 12, lo hanno reso alleabile con una forza del 40% e hanno vinto tre volte. Le pare poco?».

CAMBIARE IDEA E' LECITO MA LA SUA NON E' PIU' DESTRA


( "In Italia", di Fabri Fibra e Gianna Nannini. Il video è stato girato in parte in un cimitero per rappresentare la morte dei Veri Valori)


di Marcello VENEZIANI.

Ragazzi di destra non fischiate Fini. Non indignatevi e non scandalizzatevi a sentirlo definire la destra come antifascista, a bollare il fascismo come male assoluto, a tirare le orecchie ad Alemanno e La Russa, a elogiare i partigiani e condannare i combattenti (...)

(...) della repubblica sociale. Non fischiatelo, ormai è un altro. Ha cambiato opinione, e che lo faccia per convenienza o per carriera personale, non muta la sostanza. È lecito cambiare idea, ha tutto il diritto di dire il contrario di quel che pensava fino alla tenera età di quarant’anni quando sognava il fascismo del Duemila.

Anzi aggiungo a sua discolpa che se dubitate della sua buona fede di antifascista ora, potete dubitare pure della sua convinzione fascista di ieri: forse davvero non credeva in niente, ieri come oggi; era un fatto superficiale e perciò non gli è costato molto smentirsi in modo così radicale. Va tutto bene, per carità. Ora, tolto lo scudo protettivo dell’appartenenza, Fini sarà giudicato per quel che vale lui e per cosa fa in concreto e non più per quel che rappresenta e da cui proviene.

Solo una cosa obbietto: Fini con la destra non c’entra più niente, con qualunque destra, a cominciare da Alleanza nazionale, abbia la lealtà di dirlo chiaro e forte. Perché una destra vera, libera, moderna e democratica, anche conservatrice, libertaria e tradizionalista, non si definisce antifascista e non giudica il fascismo come un male assoluto; ma reputa morto il fascismo insieme all’antifascismo, non proponibili ambedue sul piano politico, e reputa il fascismo un fenomeno davvero complesso da affrontare sul piano storico, irrimediabilmente legato alla sua epoca, tra nazionalismi, guerre e comunismi feroci; un regime autoritario e non totalitario, una dittatura col consenso popolare, non paragonabile al nazionalsocialismo e al comunismo.

Una destra vera non accetta subalternità ideologiche verso la sinistra, riconosce il ruolo nefasto che ha avuto l’antifascismo a fascismo morto, in tutti questi anni, dopo averne rispettato il valore e l’esempio quando il fascismo era in auge. E una destra vera ha dignità, non sta in ginocchio col cappello in mano a ripetere quel che gli intimano di ripetere per farsi accettare nel club. Una destra vera, per esempio, piuttosto che con Alemanno o La Russa, se la prende con i Veltroni che speculano sulla Shoah per mettere in difficoltà Amato e boicottare la sua commissione; o con i mediocri questurini dell’ideologia antifascista, come Angelo d’Orsi che l’altro giorno schedava gli storici revisionisti e li additava al pubblico disprezzo.

Se Fini esplicita che ormai è estraneo alla destra, insofferente verso il suo partito e il suo stesso passato, se si riconosce come il fu Mattia Pascal con una nuova identità e dichiara morto il precedente Fini, allora tutti i dettagli vanno a posto e nessuno può dir nulla. Ma non può trascinare in questo vortice cinico e nichilista tutto un mondo, un’area, una cultura perfino. Non può, per raccattare qualche caramella dai media e da qualche salotto buono, abbandonare i milioni di elettori o gettare fango su chi si trova ancora oggi a subire disprezzo e discriminazione solo perché ha un diverso giudizio storico sul Novecento. Fini non può raccogliere voti a destra, in quella destra, per spenderli poi in modo opposto; tradisce un mandato.

Fini è ormai un single in politica, una new entry di fresca verginità, in attesa di collocazione e ruolo. Libero lui ma liberi anche i suoi elettori, una volta escluso il legame di appartenenza, di scegliersi come loro rappresentanti altri che magari abbiano dato prova di qualità nel governo; che so Tremonti o Formigoni, o Maroni, oltre che Berlusconi.

Quel che mi pare assurdo, semmai, è il silenzio ossequioso del suo ex partito e dei suoi dignitari, anche se la parola dignità in questo caso stride. Ma non vedete che vi sta riducendo ad una banda di straccioni homeless?

Venti, quindici anni fa, quando Fini si definiva fascista del Duemila, io scrivevo libri e articoli per liquidare il neofascismo, esortando l’Italia, la destra e la sinistra a trasferire il fascismo e l’antifascismo dall’agone politico al giudizio storico. Archiviateli, dicevo, non possono essere ragione di identità, divisione e discriminazione politica. Consideravo il fascismo morto e sepolto; e assurdo e caricaturale ogni tentativo di rimetterlo in vita.

Sostenevo la sproporzione geometrica di rimpiangere per quarant’anni un evento storico durato la metà; figuratevi ora che sono trascorsi più di sessant’anni. Liberatevi del complesso del fascismo, la destra non si può chiudere in quella monocamerata con balcone. Gli almirantiani come Fini consideravano queste posizioni di nuova destra come tradimenti.

Vent’anni dopo io non ho mutato giudizio, al contrario di Fini, prima retoricamente fascista e ora retoricamente antifascista. Fatti suoi, ma non coincidono più con quelli dell’area che rappresentava. Perchè una destra vera e viva non nutre affatto desideri di revanscismo ma difende la revisione storica e difende il diritto ad avere un diverso giudizio storico sul passato; fermo restando che una vera destra sta con la tradizione e non si chiude in uno scorcio turbolento del passato. Il fascismo è morto e sepolto, figuriamoci le sue pulci postume che saltellano dal neofascismo all’antifascismo, campando ora dell’uno, ora dell’altro.

martedì 16 settembre 2008

AN contro Gianfranzo, una soap che continua.

Mi è giunta via email questa lettera firmata da FEDERICO IADICICCO, il presidente di AG Roma, in cui si prendono le distanze dalle esternazioni del subacqueo giamaicano che, pochi giorni fa, ha nuovamente manifestato tutto il suo mal di vivere. Sorprende che i giovani piediellini non abbiano ancora compreso di essere parte del partito popolare europeo e non più della Destra.

N.B. Secondo voi, la zekka che vedete a destra nella foto non somiglia ad una professoressa di storia e filosofia del liceo Ercolano Marini che veste come una teenager a 50 anni?



Carissimo,
non ti scrivo per riaprire il dibattito sul ventennio fascista, non credo infatti che questa debba essere la mia prima preoccupazione di eletto nelle istituzioni e di dirigente politico. Penso piuttosto che sia materia per gli storici e, da questo punto di vista, mi riconosco appieno nelle posizioni di Renzo De Felice e Gianpaolo Pansa. Penso anche che sia materia sulla quale, giustamente, si interrogano le più alte cariche istituzionali, che in questo modo cercano di portare a compimento il difficile processo di pacificazione nazionale. Ti scrivo invece a proposito del dibattito sulla necessità o meno di dirsi anti-fascisti, per condividere con te alcune riflessioni.

Circa due anni fa, non nel 1943, il più importante sito della rete antifascista italiana, Indymedia, pubblicò un articolo di commento a una iniziativa di Azione giovani di Roma e ritenne utile mettere vicino al mio nome anche il mio indirizzo di casa, con l'evidente intento di puntare l'indice contro di me e di indicarmi come bersaglio da colpire. Ho pensato: “Come potrei aderire alla cerchia dei miei aguzzini? Come potrei dichiararmi antifascista?”. Ma sono andato oltre per non farne una questione personale.

Mi sono ricordato poi che negli ultimi 5 anni, non nel 1943, almeno per una ventina di volte le nostre sedi sono state bersaglio di assalti, devastazioni, attentati incendiari, da parte di personaggi che si vantavano di essere antifascisti. Mi ci vedi a tirare le bombe molotov contro una sede di partito? Addirittura contro una sede del mio partito? Mi sono detto no, non posso essere antifascista. Poi riflettendo ho fatto autocritica e ho pensato che magari sono troppo legato a questa idea delle sedi quelle che una volta si chiamavano "sezioni". Allora sono andato avanti.

Mi sono ricordato, però, che negli ultimi cinque anni, non nel 1943, i ragazzi di Ag in tutta Italia hanno subito numerose aggressioni nel nome dell'antifascismo, aggressioni verbali e fisiche, bastonate, sprangate per capirci. Ti sembra possibile che il presidente di Azione giovani a Roma si aggiri per la sua città a sprangare i propri ragazzi? “No, non posso proprio essere antifascista”, ho pensato ancora fra me e me. Poi per non lasciare nulla di intentato ho detto magari sono troppo sentimentale, così legato a questi ragazzi con i quali condivido un percorso umano prima che politico.

Sono andato un po' indietro nel tempo fra gli anni Settanta e Ottanta, comunque non nel 1943, e mi è venuto alla mente che alcune decine di ragazzi come me, che facevano quello che faccio io oggi, sono stati uccisi dall'odio degli antifascisti e francamente a quel punto sono crollato.


Ce l’ho messa tutta per trovare un motivo valido per essere antifascista ma non l'ho proprio trovato anzi ne ho trovati molti per non esserlo.
A questo punto ti prego di capirmi e con me tutti i ragazzi di Azione Giovani. Prego Dio affinché ci dia la forza di perdonare chi in nome dell’antifascismo ha ucciso giovani vite innocenti; ma cerca di comprenderci noi non possiamo essere, non vogliamo essere e non saremo mai antifascisti.

Federico Iadicicco
(Presidente Azione Giovani Roma

lunedì 15 settembre 2008

Di DESTRA ce n'è una.

Il resto è partito popolare.

BOTTIGLIE IN TUTTA ITALIA PER SALVARE ALITALIA.




COMUNICATO: BOTTIGLIE IN TUTTA ITALIA PER SALVARE ALITALIA.

Questa mattina, Lunedi 15 settembre, in 40 città italiane, militanti di CASAPOUND ITALIA hanno riempito le principali fontane di bottiglie contenenti messaggi di aiuto. Messaggi di aiuto delle vittime dell' affondamento di Alitalia: i lavoratori che rischiano il licenziamento e le loro famiglie.

La colpa della situazione di sfacelo della compagnia di bandiera è da attribuirsi esclusivamente alla politica e alla gestione clientelare di Alitalia.

Alcuni dipendenti hanno avuto si privilegi, ma non saranno di certo questi a pagare. Ad essere licenziati saranno come sempre i più vulnerabili e chi non ha “santi in paradiso”. Ma in tutto il paese si propaganda l'idea che la colpa sia dei dipendenti. Per mettere contro lavoratore e lavoratore, padri di famiglia contro padri di famiglia.

Nessuno fra i dirigenti pubblici con stipendi da sei zeri che negli anni hanno contribuito al fallimento della compagnia pagherà mai. Nessun politico verrà colpito per aver usato Alitalia come “cosa propria”.

Perchè il progetto è sempre lo stesso: distruggere l'impresa pubblica per poi svendere ai soliti privati del capitalismo straccione italiano. Un film già visto che ha portato l'Italia a non avere più il controllo di telecomunicazioni e autostrade e che rivedremo ancora, quando si tratterà di svendere ferrovie e sanità pubblica.

Invitiamo gli italiani ad aprire gli occhi e a solidarizzare con i lavoratori Alitalia che vivono in questi giorni ore drammatiche. Li invitiamo a riflettere su una nazione che non ha più una sua compagnia di bandiera e che ha perso il ruolo conquistato con gli immensi sacrifici degli italiani che ci hanno preceduto.

CASAPOUND ITALIA

Per immagini

http://www.casapound.org/bottiglie/

L'isola dei famosi.

di Gabriele Adinolfi

La gazzarra sull'antifascismo che ha tenuto banco la scorsa settimana non interessa quasi nessuno. Certamente è fondamentale per alcuni sacerdoti dell'ideologia chiamati a difendere il loro primato. E' – o almeno così si ostinano a credere un po' irrealisticamente – l'ancora di salvezza per gli agitatori di truppe allo sbando e riguarda infine chi ha un cuore e una memoria molto sviluppata. Tutti insieme costoro, tra i quali io stesso che faccio sicuramente parte della terza categoria, sono sì e no tre o quattrocentomila persone. Insomma è l'isola dei famosi sommata a quella dei naufraghi...

Sicché, mentre è alle porte un rischio di guerra mondiale, si annuncia una recessione e sono in gioco le sorti dell'Alitalia e dei suoi dipendenti, l'Italia si è dovuta sorbire una sfida verbale sulla memoria. Cinquanta e rotti milioni dei nostri concittadini l'hanno seguita con noia e senza molta attenzione tanto che, prima della professione di fede antifascista di sabato da parte di Fini, l'opinione corrente era che questo governo avesse reso onore ai combattenti di Salò (sempre che ci sia qualche milione di italiani che sappia che è esistita Salò o addirittura che c'è stata una guerra). L'ultimo segno in tal senso lo aveva dato il Primo Ministro che aveva ricordato Italo Balbo e aggiunto: «Gli inglesi ci guardano dall'alto in basso. Ma noi siamo il Paese con più cultura al mondo e non dobbiamo avere complessi d'inferiorità nei confronti di nessuno». Così Silvio Berlusconi in camicia nera ad un pubblico di giovani alla vigilia delle esternazioni finiane che andavano, invece, non a caso nella direzione di Napolitano, Casini e Di Pietro.

Potremmo allora sostenere a piacimento una delle due tesi che seguono: ovvero che alla festa giovanile pidiellina, Atreju, i due leaders hanno fatto il gioco delle parti oppure che si sono mostrati per quello che chiaramente sono: un uomo libero e uno no, un uomo coraggioso e uno no, un uomo onesto e un calcolatore. Ma se ragionassimo così articoleremmo comunque un ragionamento un po' corto. Difatti una sfida su questo argomento oggi chi interessa? Non solo non tocca minimamente la gente comune ma fa una fatica improba a mobilitare persino le vestali antifasciste come ho avuto modo di verificare proprio in questi giorni a Torino dove non solo il Pd ma gran parte della sinistra radicale ha sbadigliato al richiamo della foresta e lo ha massicciamente disertato. Allora che senso ha? Perché Fini si è prestato a un giochino superfluo, che non ha alcuna incidenza popolare, e che non può non risultare imbarazzante neppure ad uno con la sua concezione della morale?

Semplicemente perché il giochino è un altro e l'antifascismo non è che un pretesto utilizzato per giocare a tale gioco; che è il seguente. L'attuale governo – che non è l'unica espressione possibile della maggioranza – è impegnato in un conflitto inter/finanziario e in un posizionamento geopolitico che si possono definire europei ed è l'esecutivo meno docile, da ventitré anni in qua, nei confronti dei gruppi di potere angloamericano. L'autunno caldo può essere fatale per questo governo; un governo al quale non esistono alternative oggi praticabili se non una maggioranza allargata di stampo “tecnocratico” benedetta e orientata dal Quirinale. Orbene serve un possibile catalizzatore all'interno della maggioranza perché si possa delineare una simile possibilità. E Fini, che da sempre è parte integrante del partito Wasp, schierandosi apertamente dietro Napolitano, si propone fortemente come l'alternativa a Berlusconi. Non è perciò affatto un caso che alla festa di Atreju il Premier abbia lanciato una frecciata proprio all'Inghilterra che è la potenza a cui Fini risponde in linea diretta. Stiamo assistendo a scambi di colpi col fioretto in attesa di vedere se il governo si troverà in difficoltà e in quel caso si passerà alla sciabola.

Mi rendo conto che certe chiavi di lettura necessitino di una lunga esperienza e di una buona preparazione per essere colte ma gli addetti ai lavori le capiscono perfettamente. Quello che fa sorridere in tutto ciò è l'estrema destra (o meglio quel poco che ne resta) che oggi aumenta i toni antiberlusconiani senza rendersi nemmeno conto di quanto stia inquadrata dietro Fini e di come ne sia, ancora e sempre, inconsapevole cortigiana. Questo non è, però, che un aspetto spassoso del quadro perché l'estrema destra (o meglio quel poco che ne resta) non conta alcunché avendo dato prova in un quindicennio delle sue reali capacità. La questione non riguarda affatto il pulviscolo post-fiuggino, trascende i partiti e gli schieramenti reali, figuriamoci la destra terminale. La partita si giocherà su piani precisi cui i partitelli non hanno accesso e nei quali i grandi partiti sono amministratori clientelari subordinati alle oligarchie che li attraversano: quelli finanziario, energetico ed economico innanzitutto. Come andrà a finire lo scopriremo prestissimo: se il Paese andrà a rotoli allora rotolerà anche lontano da Putin, da Berlino, dal Mediterraneo, cioè da ogni potenziale di autonomia e di messa in piedi; e in quel caso avremo Fini e non Berlusconi. E a differenza del Premier Fini si presenterà in camicia bianca, in rigorosa uniforme da cameriere.

sabato 13 settembre 2008

Se alla sinistra (e a Gianstronzo) è rimasto solo l'antifascismo.

I politici, capre ignoranti, fanno a gara di antifascismo celebrando coloro che a porta San Paolo combatterono i tedeschi, ma ignorano che quegli stessi resistenti una settimana dopo aderiranno proprio a quella Repubblica Sociale che tanto biasimano. Lo sanno bene i padri fascisti di Veltroni e D'Alema e il nonno "repubblichino di Franceshini. E anche Gianfranzo Fini, il moralizzatore privo di morale immune, con il lodo Alfano, per qualsiasi reato ma non al suo luogocomunismo.

(Il cuoco di Salò, Francesco DE GREGORI).


ATTENZIONE, POST LUNGO MA RICCO DI VERITà: lettura consigliata solo alle persone con materia grigia.


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di Ernest0 Ingenit0


Potrebbe avere solo esiti comici la lettura della missiva con cui Veltroni si è dimesso dal comitato per il museo della Shoah di Roma, se non si trattasse di un atto tanto patetico quanto indicativo della stupidità che caratterizza i leaders politici nostrani. Ha scritto, infatti, Veltroni: "Ho deciso di presentare le mie dimissioni dal consiglio dopo le dichiarazioni del sindaco Alemanno che mi sono apparse gravissime. Quel tentativo di esprimere un giudizio "doppio" sul fascismo, questa ambiguità non chiarita e anzi se possibile aggravata dalle successive dichiarazioni mi feriscono e mi fanno ritenere impossibile rimanere al mio posto nel comitato presieduto dal sindaco di Roma Alemanno".

Il sindaco di Roma Alemanno, nei giorni scorsi, in un intervista al Corriere da Israele, aveva dichiarato (testuale): " [al fascismo ] vi aderirono molte persone in buona fede e non mi sento di etichettarle con quella definizione[antisemite]. Il male assoluto sono le leggi razziali volute dal fascismo e che ne determinarono la fine politica e culturale. Fu un cedimento al nazismo e al razzismo biologico, che non era nelle corde iniziali del fascismo.

Una dichiarazione, quella di Alemanno, talmente ovvia e scontata - cioè che il fascismo fu un fenomeno complesso dentro cui ci furono anche le leggi razziali - che condividerebbe qualsiasi antifascista con materia grigia ma che, tuttavia, hanno scatenato ugualmente polemiche strumentali perchè, dopo 70 anni, c'è ancora chi impedisce un'analisi storica approfondita e meno elementare sul ventennio fascista.

Veltroni ha dichiarato che non può sedere allo stesso tavolo con Alemanno perchè è un uomo nero, peccato solo che suo padre Vittorio sia stato un cronista dell’Eiar, la mamma della RAI, e che fece addirittura la radiocronista nel ’38 della visita di Hitler a Roma. Radiocronaca entusiastica: tutto il Führer minuto per minuto. E poi fece reportage encomiastici sull’Italia fascista in guerra, e ancora altro.

Immagino che in passato l'imberbe antifascista Veltroni, per coerenza, abbia inviato lettere al padre filohitleriano, dicendo che avrebbe mangiato in cucina e mai al tavolo con lui. Oppure no, perchè Vittorio Veltroni, non appena cadde il fascismo, divenne fervente antifascista per rimanere all'Eiar e, in questo caso, l'antifascismo ha per il segretario PD efficacia retroattiva? Esattamente come per Giuseppe D'Alema, padre di Massimo ed ex segretario provinciale dei Giovani universitari Fascisti e il presidente della repubblica GIORGIO NAPOLITANO.

Ancora più emblematica è la vicenda del nonno di DARIO FRANCESCHINI: avendo aderito alla Repubblica Sociale, non potè tornare a casa per anni per paura di rappresaglie. Tanto che persino la madre di Dario, che in futuro sposerà un ex partigiano cattolico, subì pesanti vessazioni.

Insomma, tutti i protagonisti più accesi delle polemiche di questi giorni hanno avuto, secondo la logica da loro usata, il germe dell'antisemitismo in famiglia e quindi devono disprezzare sè stessi.

Persino le dichiarazioni innocue di Ignazio La Russa, secondo cui, "soggettivamente e "dal loro punto di vista" - quasi fossero stati degli sfigati irresponsabili - anche i combattenti di Salò meritano quanto meno rispetto, sono state strumentalizzate.

Queste dichiarazioni Ignazio le ha rilasciate l'8 settembre a Porta San Paolo a Roma, luogo scelto per celebrare i resistenti che il 10 settembre 1943 si opposero ai tedeschi. Peccato solo che quei valorosi giovani combattenti, 6 giorni dopo, saranno tra i primi ad arruolarsi volontari nell'appena costituita Repubblica Sociale Italiana.

Lo fecero assieme ad altri OTTOCENTOMILA volontari tra i quali ritroviamo nomi illustri:

Raimondo Vianello ("Io non rinnego niente", ha detto nel '98), Giorgio Albertazzi, Dario Fo, Enrico Maria Salerno (trattenuto per 2 anni in un campo di concentramento dopo la fine della guerra perchè non si lasciava "defascistizzare"), Walter Chiari, Gian Maria Volontè, Ugo Tognazzi (Brigata Nera Cremona), Marco Ferreri, Marcello Mastroianni, Hugo Pratt (questa la firma al editore franese nel 1988 "De votre fasciste"), Filippo Tommaso Marinetti, Ezra Pound, Piero Vivarelli, l'ex cronista di "Tutto il calcio minuto per minuto" Enrico Ameri, Gianni Brera, Alida Valli (la Mostra del Cinema di Venezia le negò il premio per il film "Senso" ), Paolo Carlini, Paolo Ferrari, Doris Duranti (amante di Pavolini: "Ho avuto molti uomini, ho amato solo lui!"), Osvaldo Valenti e Luisa Ferida (insieme vissero, insieme vennero fucilati), Nuto Navarrini e Vera Rolli, Gilberto Govi (che dal palcoscenico esortava i giovani ad arruolarsi nella X M.A.S). Persino Eduardo De Filippo e il fratello Peppino (che ancora nel 1972, però, non avrebbe nascosto le proprie simpatie per il M.S.I.).

Se la guerra fosse finita diversamente,l'opera teatrale "Filumena Marturano" magari sarebbe stata presentata da Eduardo come la storia di un'eroina della campagna demografica finita vittima di un borghese opportunista; quanto al film che ne sarebbe stato tratto, avrebbe avuto come protagonista sempre Marcello Mastroianni, come è accaduto per "Matrimonio all'italiana" di Vittorio De Sica...
Proprio De Sica, affermatosi come attore e regista sotto il fascismo, nel dopoguerra costituì un sodalizio artistico d'intonazione populista con l'ex fascista Cesare Zavattini. Secondo le malelingue, invece, dal paesello sarebbe dovuta fuggire nel 1944 una quindicenne che aveva tenuto alto, molto alto il morale di un reparto della Wehrmacht: esule a Roma, Gina Lollobrigida.

Insomma, stiamo parlando del fiore della cultura italiana e non di sprovveduti che "soggettivamente", "dal loro punto di vista", aderirono alla RSI.

Ed è forse, per questo motivo, ancora più triste assistere a polemiche tanto assurde quanto ripetitive. Più passano gli anni e più quell'antifascismo esploso negli anni di piombo diventa acceso, feroce e immotivato.

Se nessuno vuole riproporre il regime fascista, perchè non si cerca di analizzare quel periodo con maggiore scientificità? Persino gli storici, ad esempio quel Villari sempre pronto ad uscire in tv per non dire mai nulla di interessante, sono incapaci di sfuggire alla retorica e alla ovvietà.

Delle parole vuote del campione dell'antifascismo FINI, ormai capace di farsi apprezzare solo quando umilia i suoi, e dei rimproveri ai suoi colonnelli Alemanno e La Russa, gli italiani ne farebbero volentieri a meno.

Ad esempio, a loro interessa sicuramente di più approfondire le dichiarazioni dell'imprenditore della sanità privata Angelini che hanno travolto la giunta regionale di Del Turco in Abruzzo. Infatti Angelini ha ammesso di aver pagato delle tangenti, di cui Fassino era a conoscenza, al partito dell'antifascista Veltroni, e a Forza Italia ed AN, il partito dell'antifascista Fini.

L'antifascismo unirà pure PD e PD+L, ma di certo non è un valore. Almeno nel caso riportato.

A ciò si aggiunga poi, per pura cattiveria, che l'unica passione di Fini è farsi accompagnare, in frode alla legge, dai vigili del fuoco nella riserva marina di Giannutri. L'episodio merita la citazione perchè, se nel caso non trova applicazione il Lodo Alfano, che prevede l'immunità per qualsiasi reato (legibus solutus!) per le 5 cariche istituzionali più importanti e quindi per il presidente della Camera, è solo perchè qui è prevista una sanzione amministrativa e non penale.

Permane, comunque, più di una perplessità sulla legittimità di una legge che, di fatto, autorizza persone come Fini a qualsiasi condotta antisociale.

E non mi riferisco alle sciocchezze che dice...
Quelle, purtroppo, non sono penalmente rilevanti.


Fonti:
"Perdenti di successo" di Maurizio Cabona
"La Grande Bugia" di Giampaolo Pansa
Intervista a Giampaolo Pansa di Luca Telese del 10/9/2008
http://www.corriere.it/politica/08_settembre_07/alemanno_leggi_razziali_b4348268-7c8a-11dd-ba5e-00144f02aabc.shtml
http://www.finanzaonline.com/forum/showthread.php?t=924743
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=286208&page=12

Fini:"Destra si riconosca nell'antifascismo"



ROMA - "Chi e' democratico e' a pieno titolo antifascista, la destra deve riconoscersi nell'antifascismo". Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini, ospite di "Atreju 08". Fini ha aggiunto: "La destra italiana, e a maggior ragione i giovani, devono senza ambiguita' dire alto e forte che si riconoscono in alcuni valori presenti nella Costituzione, come liberta', uguaglianza e solidarieta' o giustizia sociale". E ancora: "Se in Italia non e' stato cosi' agevole e' perche' non c'e' stata una destra in grado di dire che ci riconosciamo in pieno nei valori anti-fascisti". (Agr)
manco il pd..

Che Fini non amasse il fascismo lo si sapeva ma se non lo ama perchè lo nomina sempre dico io.
Fini va politicamente e culturalmente contrastato non sul terreno del fascismo/antifascismo. Andare su quel terreno vuol dire andare fuori gioco, farsi mettere all'angolo. Va contrastato dimostrando che lui non c'entra nulla con una qualsiasi Destra politica e/o culturale. Non è di destra radicale, e questo va da sé, ma non è nemmno di Destra Conservatrice o Reazionaria. Fini è semplicemente un arrivista Nè di Destra né di Sinistra. Non è niente. È un ingranaggio di un Sistema atto allo sfruttamento e alla messa in estinzione di ogni idea di Patria.

venerdì 12 settembre 2008

Qualcuno dice no.

Il presidente boliviano EVO MORALES e quello venezuelano CHAVEZ hanno espulso gli ambasciatori statunitensi dai loro paesi. "L'ambasciatore Usa ha 72 ore per andarsene", ha urlato alla folla festante Chavez chiosando con un colorito ed efficace "YANKEES DI MERDA".

Finalmente l'America Latina vuole riappropriarsi del proprio territorio per troppo tempo sfruttato e impoverito dalla potenza straniera. Lo stesso sta facendo la Russia che, stanca dell'esterofilia e delle mafie finanziarie, ha nel nuovo Zar Putin un condottiero abile e coraggioso.

Ora spetta a noi cittadini europei alzare la testa e licenziare quei camerieri che ci governano facendo gli interessi di una forza di occupazione.

Dobbiamo sottrarci al dualismo e all'anticomunismo di maniera per gettarci tra le braccia della piovra a stelle e strisce.

Il comunismo così come l'americanismo hanno parimenti inquinato il mondo e non si può di certo scegliere tra due mali.

Storace a Matrix

Video sulla partecipazione alla scorsa puntata di Matrix del leader indiscusso della Destra Francesco STORACE. Nel link è stato scelto l'intervento in cui parla di Stato e di rifiuti in Campania, ma è possibile ascoltare anche gli altri.

giovedì 11 settembre 2008

Partito Bassolinista

Purtroppo per le persone stonate come me non c'è alcuna speranza, ma tanto questo è solo un esperimento.

E' nato un costume in vero appassionante
in questa Campania strana e democraticizzante:
per fare soldoni, lirette e dollaroni,
per vincere il gran premio dellarraffa-milioni.
Rubacchia a diritta, rubacchia a mancina
ed ai contribuenti svuoti anche la cantina:
ma non ti preoccupare, non devi aver paura
se sei un bassolinista non ti tocca la magistratura


Partito, Partito, Partito Bassolinista
la meglio garanzia del mondo pagnottista
Forchette, forchette, forchette nazionali
per guadagnar miliardi senza pene fiscali.

Se poi vuoi restare ancora più protetto
il mestiere tu impara in modo assai perfetto
e fatti insegnare dal prode Clementino
come da un appalto si ricava un miliardino.
Inoltre Clemente ci potrà insegnare
che in Campania a iosa tu puoi arraffare:
se fai lo Stato fesso e l'elettore pure
anziché una poltrona te ne daranno due.

Solleva i vessilli coi ladri nazionali
e lascia agli onesti le pene fiscali,
prosegui sereno il tuo cammino
che presto l'occasione ti passerà vicino.

Se il deputato "antifascista" Franceschini insulta suo nonno, volontario della Repubblica Sociale, e sua madre vittima dell'odio.

Giampaolo Pansa, è divertito. «Mai avrei pensato, in tutta la mia vita, che mi sarei ritrovato a difendere La Russa dagli attacchi dei moderati del Partito democratico! Mai. Su Salò, per giunta... Questa polemica ha qualcosa di antistorico e barbaro che non capisco e non voglio capire. L’antifascismo ringhiante di Veltroni e Franceschini oggi non è credibile. Anche perché, proprio Franceschini tre anni fa... ». Alt! Per ora ci fermiamo qui, e vi lasciamo in sospeso, perché in questa intervista c’è una storia che stupirà molti. Ma siccome il giornalista più famoso d’Italia è un fiume in piena, bisogna prima di tutto spiegare cosa pensa.
Per lui, che ci ha scritto sopra una quadrilogia saggistico-narrativa e un romanzo, la polemica sulla Repubblica sociale esplosa dopo le dichiarazioni del ministro Ignazio La Russa è l’occasione per tirare le fila di un viaggio iniziato con la tesi di laurea, da ragazzo, e proseguito con il lavoro monografico degli ultimi anni. Fino all’ultimo libro, I tre inverni della paura, che lui definisce «un via con il vento nella guerra civile». Pansa ha scritto una saga ambientata più di mezzo secolo fa, ma che oggi, quando gira l’Italia, pare un instant book. Ogni volta che lo presenta vede accorrere folle di lettori: «Cinquecento persone a Parma domenica... Chissà quante ne troverò sabato a Revere, in provincia di Mantova. Per questo pubblico, tra cui molti giovanissimi, è come se parlassi di ieri».
Pansa, perché parla proprio di Franceschini?
«L’ho visto, in televisione indignato contro La Russa, in cattedra sull’antifascismo. E sono rimasto di stucco».
Perché? Non è legittimo?
«Vede, nella Grande Bugia ho raccontato la storia di una ragazza che da bambina girava per le vie di Poggio Renatico, il suo paese, con gli occhi sempre bassi».
Per la vergogna?
«No. Era figlia di un fascista, ma non se ne vergognava. Però le vie erano tappezzate di scritte su suo papà, Giovanni Gardini. Dicevano: "A morte Gardini
!"».
E chi era Gardini?
«Un amico di Italo Balbo: con la Rsi divenne Podestà di San Donà di Piave. Dopo l’8 settembre fuggì per salvare la pelle. Per fortuna ci riuscì».
Perché me lo racconta?
«La bambina si chiamava Gardenia, ed era destinata a diventare madre di un bimbo. Di Dario. Cioè Franceschini. E sa chi me l’ha raccontato?».
Chi?
«Lo stesso Franceschini! Ecco perché, quando vedo semplificazioni antistoriche, e che a farle è il Pd, scuoto il capo».
Cosa non la convince?
«Non credo che il problema del Pd sia la storia del ’45. Mi cascano le braccia se vedo Veltroni abbarbicato a questo antifascismo perdente e suicida. Perché so che il suo vero problema è Di Pietro che fa la faccia feroce. Lui allora rilancia, senza esserne convinto, perché gli stanno rubando il patrimonio».
Parliamo del primo inverno della paura, nel 1943.
«Non capisco cosa ci sia si scandaloso in quel che ha detto La Russa».
Forse il suo ruolo?
«Ma il ministro della Difesa non è un sacerdote della repubblica, tenuto all’imparzialità! Non siede al Quirinale. È un politico, un ministro. Posso citarle i numeri di Salò?».
Degli arruolati.
«Sì. Secondo le fonti della Rsi, furono più di 800mila
».
Stime di parte?
«Non molto contestate, a dire il vero, ma il nodo è un altro. Vogliamo dire che erano 500mila? Il fatto è chi erano davvero questi ragazzi».
Intende il loro identikit?
«Dico che è grottesco etichettarli tutti come torturatori e amici dei nazisti! Molti di loro erano cresciuti nel regime fascista, immersi in un clima di propaganda perenne: cinema, scuola, radio... le divise dei figli della lupa... ».
E quindi?
«E quindi, la maggior parte di loro, non poteva certo schierarsi per un parlamento legittimo, che non aveva nemmeno mai conosciuto».
Giudizio storico o politico?
«Dico che quella educazione, fatalmente, portava molti di loro all’idea che difendere la patria dagli angloamericani fosse il primo dovere».
Bisogna distinguere, dice?
«Da storico "dilettante" mi occupo di queste cose dai tempi della laurea... Sono storie complesse. Altrimenti non si capisce come mai, fra quei ragazzi, ce n’erano molti che divennero sinceri antifascisti, Nomi mille volte citati: Tognazzi, Dario Fo, Vianello, persino Gian Maria Volontè». Ma ci fu pacificazione?
«Anedotto illuminante. Quando andai al Giorno, nel 1964, Italo Pietra, che aveva fatto il partigiano, e si trovava molti ex ragazzi di Salò in redazione, scherzava: "Chi di voi mi ha fatto saltare la casa, sul monte Penice, nel rastrellamento dell’agosto 1944?"».
Difficile a credersi, con gli occhi di oggi.
«Invece accadeva. E gli rispondevano: "Io no, stavo nella brigata nera di Varese...", "Io neppure, ero con gli sciatori di Pavolini..."».
Sta cercando di dire che...
«Fino a che non arriva il detonatore violento degli anni di piombo, questo paese aveva chiuso la faida del ’45».E teme che ora si riapra?
«Con tanto odio in giro, temo possa accadere. Un altro esempio insospettabile?»
Su chi?
«Livio Zanetti: grande maestro di giornalismo, direttore dell’antifascista L’Espresso».
Quando si seppe che...
«A metà degli anni settanta, per il dispetto di un’agenzia di stampa di destra. Ebbene: nessuno, dico nessuno, si azzardò a chiederne la testa».
Chiedo ancora: come mai?
«Erano tempi meno feroci. Forse il Pci aveva altre bandiere, il mito dell’Urss. Ecco, a me preme spiegare che quei ragazzi di cui parla La Russa, non erano quattro miserabili scherani, come vuol far credere chi polemizza con lui».
E chi erano?
«Uomini che si trovarono giovanissimi nel tempo delle scelte dure. Alcuni di loro potevano essere nostri padri. O fratelli. O persino, come nel caso di Franceschini, i nostri nonni».