martedì 12 agosto 2008

Israele è uno stato canaglia.

Iran, Libano, Iraq e Afghanistan. La tecnica adoperata è sempre la stessa: prima bisogna preparare l'opinione pubblica aizzandola mediante il ricorso alla disinformazione, poi, una volta isolata la preda, è possibile attaccare, distruggere, massacrare e passare anche per immacolati liberators esportatori di democrazia.
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Nel corso della sua fugace permanenza a Roma in occasione del vertice Fao, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad fu pretestuosamente attaccato per la seguente dichiarazione rilasciata giorni prima nel suo paese:

«il regime sionista, criminale e terrorista, che ha una storia di 60 anni di saccheggi, aggressioni e crimini, è alla fine e verrà presto cancellato dalle carte geografiche. Il tempo delle potenze tiranniche è finito e con la vigilanza e la solidarietà tra i popoli, gli Usa e tutte le potenze sataniche se ne andranno e la giustizia arriverà.»

La tecnica adoperata da chi ha teorizzato lo scontro di civiltà per perseguire i propri interessi geopolitici ormai si ripete, con la medesima formula, da anni:

prima bisogna preparare l'opinione pubblica aizzandola mediante il ricorso alla disinformazione, poi, una volta isolata la preda, è possibile attaccare, distruggere, massacrare e passare anche per immacolati liberators. Il sistema, ormai, è rodato da sessant'anni e più e ha dato anche ottimi risultati recentemente in Iraq, laddove non sono state ancora reperite le armi di distruzione di massa (se non quelle al fluoro usate dagli Usa...) di SADDAM, nè sono stati provati i rapporti di quest'ultimo con la fantomatica al Qaida. Per l'Iran ci si appresta a fare lo stesso, facendo intanto terra bruciata.

A tal punto che di Ahmadinejad a Roma furono taciute le dichiarazioni più genuine e che più potevano interessare il nostro paese. In quella sede, infatti, egli disse di voler rafforzare i legami - già strettissimi - con l’Italia, paese con cui esistono relazioni di antica data; che il volume d’affari che l’Iran ha con l’Italia è il più importante tra tutti i paesi europei; che i Persiani amano il popolo italiano; che
gli Stati Uniti in Medio Oriente non hanno portato nulla di buono, ma solo guerre, crimini e intimidazioni; che il presidente Bush sta pensando di nuovo ad un attacco militare contro l’Iran; che il mondo è gestito da incompetenti; che tutte le nazioni del mondo hanno diritto a esistere; che alcuni stati impongono loro idee al mondo e che, soprattutto, la svalutazione del dollaro e l’aumento dei prezzi dell’energia sono due facce della stessa medaglia. Il pagamento delle spese di guerra e delle occupazioni, la compensazione dei forti consumi e l’aver riempito le tasche del capitalismo globale svuotando le tasche delle nazioni, tutto questo è stato sostenuto da una vasta iniezione di dollari che è stato svalutato. Un fenomeno che mette i rapporti economici del mondo sull’orlo della distruzione”.

Dichiarazioni, taciute con dolo all'opinione pubblica, che furono pronunciate da un presidente che non potrebbe mai affrontare una guerra con i mezzi di cui dispone l'Iran ma che viene ugualmente presentato come il nuovo Hitler che sta per invadere Israele. In realtà il fatto è che la geopolitica è una scienza esatta e basterebbe chiederlo agli stessi israeliani per averne la conferma. E' ormai, del resto, celebre il fotoritocco, fatto per la tampa a Tel Aviv, delle testate nucleari iraniane diventate per l'occhio meno allenato tre a fronte di due effettive, una cosciente sopravvalutazione del potenziale che ha fatto felici entrambe le parti, Israele e l'Iran.

Dall’11 settembre 2001, la società Bush & Katz ha inaugurato una nuova fase storica globale, quella in cui la violenza «è» il nuovo diritto internazionale, rectius è la forza che crea il diritto.

L’invasione non provocata e non motivata legalmente di Afghanistan (occupato da sette anni) e Iraq (occupato da quattro), come il bombardamento del Libano hanno creato un precedente giuridico internazionale.

Pericoloso per l’Iran (e dunque per i nostri serbatoi e caloriferi) per la tentazione di Katz di attaccare Teheran. Negli scorsi giorni, due nuove portaerei USA, e un altro cacciatorpediniere americano «accompagnato da due navi israeliane» non identificate sono entrati nel Golfo Persico, ad aggiungersi alla densa zuppa di flotte da guerra che Bush & Katz mantengono da mesi davanti alle coste iraniane.

Tuttavia, a fronte di questi fatti documentati, la prospettiva grottesca propinataci dai media è che gli Israeliani sono gli aggrediti e l'Iran l'aggressore.

Un anno fa Israele ha bombardato la capitale di un paese sovrano che pare chiamarsi Libano, devastandolo dalle fondamenta, con la scusa che doveva liberare quattro (dicesi quattro) soldatini israeliani catturati mentre penetravano in territorio libanese. Allo stesso modo, un Paese che non ha mai aggredito nessuno, l'Iran, è perennemente minacciato di attacco preventivo perchè sta sviluppando un’industria nucleare civile, cui ha diritto come firmatario dei Trattati di Non-Proliferazione

Non sono, invece, firmatarie nè Israele nè gli USA della convenzione di Dublino sottoscritta da 111 paesi (Iran compreso), che impegna, entro 8 anni, alla distruzione e alla fine dell'utilizzo delle bombe a grappolo. Le bombe a grappolo si frammentano in centinaia di 'bombette' che seminano morte e distruzione su una vasta area, indiscriminatamente. Bombette che restano oltretutto spesso inesplose, uccidendo ancora per anni. Alla messa al bando non aderiscono però le massime produttrici e/o utilizzatrici di queste armi, ossia la Cina, l'India, il Pakistan, la Russia e gli Usa con Israele.

Tanto è vero che, dopo la fine dei combattimenti, milioni di bombe a grappolo di fabbricazione statunitense ed israeliana sono rimaste sul territorio libanese. Le vittime, per la maggior parte bambini, non accennano a fermarsi.

L'Iran, intanto, in attesa di importare forzosamente democrazia, si prepari ad essere distrutto.
E' il duro prezzo da pagare per la libertà made in U S A.

Fonti:
http://www.ansa.it
http://www.peacelink.it/conflitti/a/19026.html
http://www.effedieffe.com/content/view/4122/166/
http://europa.eu/pol/env/index_it.htm

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