giovedì 29 maggio 2008

FINI? Palle di velluto e kippah in testa...


Precisiamo ed inequivocabilmente, calibrando le parole, perché in questo paese contano le stronzate che pur fanno opinione ma non i fatti. La grande isteria collettiva sull’antisemitismo appesantisce la società e la cultura “ufficiale” italiana così quanto sia in realtà distante dalle vere preoccupazioni della gente. Uno strumento per influenzare laddove non si ha il diritto, litanie scolastiche, bombardamenti psicologici e condizionamenti evidentissimi sui giovani Per una casta arrogantissima, quella del giornalismo, quella dell’opinionismo da talk show, si tratta di nutrimento vitale. Parliamo di una questione che, nonostante l’illuminismo e la fine delle grandi dittature, è e sarà sempre affrontata in maniera demagogica, unilaterale, dogmatica.
Chi si è piegato meglio di tutti al meccanismo, vuoi per natura vuoi per convenienza, è non a caso il tristissimo Gianfranco Fini.
Non doveva certo sottoscrivere le frasi di Almirante su “La Difesa della Razza”, ma se avesse avuto un minimo di testicoli e voluto preservare la dignità di sedicente uomo, e per giunta di “destra”, allora si sarebbe limitato a tacere come di sua competenza istituzionale. Se proprio poi era necessario parlare, allora al primo attacco strumentale di un deputatino senza argomenti non si risponde vergognandosi ufficialmente, ma ricordando che se c’è un problema a intitolare una strada ad Almirante per una dichiarazione su una rivista, allora perché a Roma dovrebbe continuare ad essere intitolata una strada a Lenin e un’altra a Togliatti, gente che di morti sulla coscienza ne hanno davvero!?
Il punto? Persone come Fini sanno che non si sbagliano schierandosi garanti e ligi portavoce delle comunità ebraiche. Persone come Fini lo fanno anche a costo di calpestare e ricalpestare la memoria di qualcuno a cui devono tutto.

Persone come Fini ci fanno sentire orgogliosi delle nostre scelte.


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