martedì 4 novembre 2008

Il 4 novembre è l'unica data che può unire tutti i popoli italiani.


* "La strada entra nella casa" del futurista Umberto BOCCIONI, artista che partecipò volontario alla Grande Guerra morendo, poco più che trentenne, a causa di una caduta da cavallo.
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Forse non tutti sanno che la celebre canzone la "Leggenda del Piave" è stata composta dal napoletano E. A. Mario, nome d'arte di Ermete Giovanni Gaeta, uno dei più grandi musicisti di inizio '900. E' una curiosità che ci rivela come la Grande Guerra sia stata l'occasione per attivare un primo contatto tra popoli diversissimi che si trovarono a combattere assieme. Dopo i massacri dello stato sabaudo contro un Sud orfano del proprio legittimo sovrano, i soldati meridionali divisero la trincea con gli annessori per completare il processo risorgimentale. Operazione che è miseramente fallita, visto che,dopo 90 anni, la penisola continua ad essere abitata da popoli che si considerano estranei tra loro, ma che non toglie valore al fatto che, per un momento storico, c'è stato comunque un comune sforzo per unire davvero le Italie.

E' giusto ricordare eroi come l'istriano Nazario Sauro, Cesare Battisti, Francesco Baracca (l'aviatore "rampante"), l'ammiraglio siciliano Luigi Rizzo, Gabriele D'Annunzio , Guido Keller, Enrico Toti, Ettore Muti (volontario a 14 anni!) o AMEDEO D'AOSTA (l'unico Savoia davanti al cui nome mi inchino, tanto più che è stato un meridionale d'adozione avendo frequentato il collegio della Nunziatella di Napoli e la facoltà di legge a Palermo).

Sono figure che non si studiano più a scuola e che andrebbero recuperate anche per onorare ogni nazione dello stivale.

Non dimentichiamo, infatti, che ci furono anche tanti meridionali che condivisero il Risorgimento (salvo magari ricredersi a conti fatti) come il napoletano Luigi SETTEMBRINI del quale mi piace sempre citare questa frase:

"La nazione consiste in una comune eredità ricca di ricordi e nel desiderio di farla rivivere".

Magari Settembrini, se vivesse oggi, la penserebbe come me; ma chi ha creduto in buona fede in un ideale di patria più grande, con i moti carbonari così come durante la Grande Guerra, merita ogni rispetto.

("I colori della gioventù").

N.B. Di celebrare iperbolicamente la Patria in tal dì dovrebbero farne a meno i tanti John Wayne nostrani che, proni da una vita per esterofilia e fondamentalismo atlantista, si sono fatti schiavi degli yankees. Infatti, che nell'anniversario di Vittorio Veneto si svolgano anche le elezioni in USA, è un segno del destino: se nel 1918 provammo a darci una terra comune non arrendendoci nemmeno a Caporetto, oggi siamo solo una colonia di un'ex prima potenza mondiale

2 commenti:

  1. Caro Piedone sono d'accordo con te tranne che nella postilla finale. Quegli eroi vanno riconosciuti e apprezzati da tutto il popolo italiano. Non dimentchiamo che in quelle trincee ci sono stati personaggi come Benito Mussolini e Italo Balbo e tanti altri che faranno grande l'Italia, da quel grande insegnamento che è la guerra.

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