giovedì 22 gennaio 2009

FRIDOLIN VON SENGER UND ETTERLIN

FRIDOLIN VON SENGER UND ETTERLIN
Un uomo, un generale.
A cura di Giuseppe Trulli

Recensione a cura di Daniele Lembo
Gli italiani sono un popolo di “santi, poeti e navigatori” ma, soprattutto, sono un popolo di scrittori. Sfido chiunque a non tirare fuori dal cassetto un romanzo, una raccolta di novelle o anche solo, Dio ce ne scansi e liberi, una raccolta di poesie scritte in gioventù. Il Bel Paese è la Patria della carta stampata male, scritta peggio e non letta da nessuno. In un mare di carta che spesso passa dalle rotative al macero, senza neanche transitare dal lettore, di tanto in tanto viene prodotto qualche lavoro di pregio al quale vale la pena di dedicare qualche ora del proprio tempo.
Uno di questi è sicuramente “FRIDOLIN VON SENGER UND ETTERLIN”, a cura di Giuseppe Trulli”.
Si tratta di un’opera particolare, in quanto il curatore ha voluto rendere omaggio al generale Fridolin Von Senger Und Etterlin raccogliendo, in un corpo unico, le note autobiografiche contenute nel volume “Krieg in Europa” scritto dallo stesso generale tedesco. Libro quest’ultimo che, benché sia stato tradotto in italiano da Giorgio Cuzzelli con il titolo di “Combattere senza paura e senza speranza”, è praticamente introvabile. Il curatore dell’opera ha fatto un’opera intelligente in quanto, estrapolando le parti di interesse dal libro citato, ha creato una sorta di florilegio con il quale fornisce un preciso e chiaro quadro del generale tedesco, prima come uomo e poi come militare. Chiaramente, l’opera si avvale anche di altro materiale, come la corrispondenza intrattenuta dal Von Senger con un cittadino italiano di Veroli.

L’opera di centinaia di giornalisti, studiosi e storici, che pur dovevano mangiare, asserviti agli interessi di una storia di regime, più vicina alla mitologia che alla Storia vera e propria, ha creato nell’immaginario collettivo degli italiani, una figura completamente falsata del soldato tedesco nella seconda guerra mondiale. L’iconografia mendace del militare germanico, creata ad arte da sessant’anni di storiografia resistenzialista e antifascista, è quella di un soldato senza anima, senza cuore, devoto unicamente ad Hitler e alla guerra. Una macchina da guerra incapace di sentimenti e di passioni. Dal volume di Trulli ne esce un’immagine di soldato completamente differente da quella citata e tale da mettere in seria crisi anni di menzogne.
Il Generale Von Senger è un uomo di chiesa, un cattolico convinto, pur senza essere una ranocchia d’acquasantiera. Nello stesso tempo, è un uomo d’arme che vive in prima linea con i suoi uomini e ne soffre le stesse pene. Sarà lui steso a scrivere “Le sofferenze della truppa mi davano il malessere”. Un soldato che spende la sua esistenza tra la fede religiosa e la trincea e che è un innamorato del bello e dell’arte. Egli trova nella musica classica il refrigerio per l’animo, anche durante la battaglia, e ama l’Italia che è terra ricca di tesori d’arte e di capolavori architettonici.
Impiegato sul fronte francese, su quello russo e, per finire, su quello italiano, Von Senger dimostrerà di non essere solo un esteta, ma anche uno stratega di grande caratura. A Montecassino ferma per mesi gli Alleati che avanzano lungo la Penisola e che, fino a quel momento, sembrano essere penetrati come una lama rovente nel burro.
Per molti Fridolin Von Senger Und Etterlin è solamente l’uomo che, dopo aver fatto tutto ciò che gli era possibile per evitare che gli anglomericani distruggessero l’abbazia di Montecasino, fece in modo che i tesori dell’abbazia, specialmente quelli della biblioteca, fossero messi in salvo. In realtà, se quelle opere di valore inestimabile furono preservate, nella loro salvezza ebbe parte anche il generale Kesselring, ma anche ufficiali più modesti come il ten. col. Schlegel. Il grosso merito di Von Senger, nella tutela dei beni di Montecasino fu un altro e leggendo il libro il lettore lo scoprirà.
Pochi sanno, invece, che Von Senger Und Etterlin fu un convinto antihitleriano. Pur non amando l’uomo che era allora al potere in Germania, da militare quale era fece tutto il suo dovere fino in fondo, anteponendo la lealtà alla sua Patria ai suoi sentimenti politici. Ebbe però coraggio ed animo di ribellarsi agli ordini di Hitler, quando questi gli parvero contrari al rispetto dei diritti umani. Alla data dell’otto settembre 1943, era in Corsica e avendo ricevuto ordine di fucilare duecento ufficiali italiani che avevano preso le armi contro i tedeschi si rifiutò di farlo. In quel momento, il suo compito era quello di traghettare le sue truppe in salvo fino in Italia e fu quello che fece ottimamente. Stranamente, Hitler non prese provvedimenti nei suoi confronti, ma si complimentò, invece, per il riuscitissimo sgombero della Corsica “manovra attuata con una perfezione quale nessuno poteva aspettarsi”.

In chiusura è bene ripetere, affinché al lettore sia chiaro che, grazie al libro di Trulli, si scopre un soldato tedesco completamente nuovo. Un cavaliere medioevale che si oppone all’avanzata dei barbari lungo la Penisola. Un uomo d’arme, appassionato d’arte, che mette al sicuro i tesori della sua cultura, la cultura della civiltà europea insidiata dal selvaggio proveniente d’oltremare e che avanza. Purtroppo, il barbaro vincerà la guerra e sarà poi lo stesso selvaggio a poter raccontare i fatti sui libri di storia. Trulli, con il suo lavoro, rimette finalmente un po’ in ordine i fatti storici, servendo la verità storica, anziché la verità di parte.

Sfortunatamente, il volume in questione è stato edito dallo steso curatore, in un numero limitato di copie. Un’opera del genere, almeno dal punto di vista editoriale, avrebbe sicuramente meritato molto di più.
Daniele Lembo

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