giovedì 5 marzo 2009

ANTIFA? FIGLIO DI PAPA'...QUA QUA QUA

Eravamo una sessantina questa mattina in Via Marina a Napoli per dare prova della nostra presenza all'università Federico II, in solidarietà ai ragazzi aggrediti vigliaccamente la settimana scorsa durante un volantinaggio.
Per la prima volta un tale numero di ragazzi ha lasciato un segnale inequivocabile ai collettivi universitari: ci siamo, non ci lasciamo intimidire.
Comincino a rassegnarsi, la loro sterile, antiquata, ipocrita testimonianza volge al termine.

Inutile dire che si sono riuniti nei soliti isterici "presidi antifascisti", ma quando si sono trovati faccia a faccia tremavano. Non è un linguaggio la violenza, ma se pensano di poter impedirci di esprimere ed esistere allora la nostra difesa è un diritto sacrosanto. Non è successo nulla, le forze dell'ordine hanno garantito l'assenza di un contatto che comunque non cercavamo.
Volevamo, e abbiamo, solo permesso che nessuno ci impedisse di consegnare dei volantini....

Quando ci siamo sciolti e stavamo tornando a casa, come cani, ci hanno inseguito a distanza. Arrivati alla stazione in P.zza Garibaldi pensavano di aggredirci alle spalle. Ancora una volta è intervenuta la polizia per impedire un contatto.

Su indymedia le povere vittime del fascismo governativo, i difensori della democratica convivenza civile, si sbeffeggiano di quei "fascisti" che prima gli hanno fatto fare cacca addosso, e che poi in stazione non hanno caricato la digos pur di affrontarli da veri coraggiosi. (sic!)

Se almeno trovassero l'onestà di ammettere di essere gli aggressori e non gli aggrediti, se almeno non ricorressero alla marea di puttanate che inviano nei comunicati, se almeno non si inventassero trame e armi inesistenti, si potrebbe chiamarli uomini.

Ma per il momento non sono altro che piccoli figli di papà funzionali a un sistema, borghesotti che giocano alla guerriglia e tra qualche anno, diventati grandi, sceglieranno se votare PD o PDL.

Sono ildecadente simbolo di un conformismo logoro. Continuino a latrare, non possono più fare nulla di fronte alla nostra crescita.

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