«Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra.»
Presto nelle università si studierà il pensiero di Maria De Filippi, Costantino Vitagliano diventerà presidente del consiglio e le forze dell'ordine vestiranno solo Dolce e Gabbana. Lo scenario, apocalittico, appare già segnato se non torniamo a difendere ciò che distingue i popoli civili dai barbari: la cultura. Con la diffusione di internet, un'arma a doppio taglio, stiamo assistendo ad una nuova forma di analfabetismo che fonda la filologia su google e la scienza moderna su wikipedia. Cinquemila anni di conoscenza stanno per finire al cesso perchè non si legge, non si scrive, non si pensa più. Conosciamo vita e opere di Maria De Filippi ma non Aristotele, nè Kant nè Nietzsche. "Ho eretto un monumento più duraturo del bronzo"(Erexi monumentum aere perennius) si vantava Orazio, credendo di aver raggiunto fama immortale, ma chi ricorda cosa scrisse il poeta di Venosa? Cari lettori, siate sinceri, da quanto tempo non leggete un libro? Oswald Spengler sosteneva che tutte le civiltà attraversano un ciclo naturale di sviluppo, fioritura e decadenza, e che l'Europa, vittima di un angusto materialismo e del caos urbano, si trova nell'ultimo stadio, l'inverno di un mondo che aveva conosciuto stagioni più fruttuose. Se l'Europa non saprà purificarsi e ripristinare i suoi valori spirituali e il suo ceppo originario, cadrà preda di politiche selvagge e di guerre di annientamento. Per purificarsi, dunque, occorre tornare a conoscere. Conoscere se stessi (gnoti seutòn, secondo il pensiero socratico) ed essere coscienti che è solo attraverso l'analisi e l'approfondimento possibile giungere alla sintesi. "Premitto, scindo, summo, casumque figuro, perlego, do causas, connoto et obiicio" è il distico che ricostruisce il metodo attraverso il quale i commentatori del XIV secolo dominavano il corpus iuris civilis dell'imperatore Giustiniano e completavano quell'opera di costruzione dogmatica iniziata a Bologna con Irnerio, lucerna iuris, e la scuola della glossa. Invece, in un tempo in cui si ragiona per sms e non si hai mai tempo per fermarsi (neanche in vacanza), non si può certo godere della satira sociale del commediografo greco Aristofane nè delle spinte rappresentazioni di Plauto. I soldi per sballarsi ci sono sempre, ma per un libro - chissà perchè - mai.
Una civiltà che vuole dunque rimanere tale, deve conoscere. Conoscere l'opera millenaria della Chiesa, la tradizione araba, le strade percorse da Zarathustra.
L'otium estivo non deve essere concepito solo come svago, ma anche come momento di speculazione intellettuale. Leggiamo, dunque. Personalmente ho intenzione di leggere al più presto il Gattopardo del principe Tomasi di Lampedusa, un'opera tanto lontana dal pensiero massonico dominante che inizialmente ne fu addirittura rifiutata la pubblicazione; anche se al momento mi sono gettato su MAMMA MARCIA (e non specifico quale Marcia...) di Curzio Malaparte, un testo che ho trovato per caso tra gli scaffali di mio nonno e che mi ha subito incuriosito. Se poi qualcuno volesse un consiglio, io non avrei dubbi: il Signore degli Anelli.
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