sabato 31 maggio 2008
PER GUARDARE LA PUNTATA DELLA STORIA SIAMO NOI SUL COMANDANTE DIAVOLO
la puntata integrale de "la storia siamo noi" è quihttp://www.lastoriasiamonoi.rai.it/pop/schedaVideo.aspx?id=1006... grande Guillet
ONORE AL COMANDANTE DIAVOLO
Il 6 novembre 2001 il presidente della Repubblica conferiva ad Amedeo Guillet la Gran Croce dell'Ordine Militare d'Italia citandolo come "Luminoso esempio di cittadino e di soldato, fedele servitore dello Stato e benemerito della nazione, da additare alle future generazioni." La sua vita è stata oggetto di due biografie, la prima scritta da Dan Segre edita nel 1993 e intitolata "La guerra privata del tenente Guillet", la seconda scritta da Sebastian O'Kelly edita nel 2002 e intitolata "Amedeo - Vita, avventure e amori di Amedeo Guillet un eroe italiano in Africa Orientale". Oggi, a 95 anni, Amedeo Guillet è presidente onorario della Associazione nazionale arma di cavalleria; vive in Irlanda ma torna sovente in Italia. L'ultima occasione è stata tra l'altro una mostra a lui dedicata dalla associazione culturale Eteria e inaugurata lo scorso 1° ottobre nelle sale del Palazzo Bertazzoli di Bagnolo Mella, in provincia di Brescia. Oltre alle immagini che ripercorrono gli episodi salienti della vita di questo protagonista della storia italiana del Ventesimo secolo, sono esposti numerosi cimeli provenienti dal museo nazionale dell'Arma di cavalleria di Pinerolo. Il più significativo è il medagliere di Guillet, ufficiale italiano vivente più decorato. L'atmosfera della cerimonia di inaugurazione è stata dominata dalla presenza di questo straordinario personaggio, nobile, ufficiale di cavalleria e ambasciatore. Come ricorda il suo biografo O'Kelly, "Amedeo Guillet è un uomo che si è distinto in ogni tipo di società si sia trovato ad agire, nel mondo sportivo dell'ippica come campione di raffinata classe aristocratica, in guerra come abile comandante, in diplomazia come ambasciatore in tutto il Medio Oriente e in India. … Nella sua vita Amedeo è stato sempre uno che ha dato, non uno che ha preso, uno che ha ispirato e ispira amore. E' stato, come egli stesso ama dire, un uomo fortunato. Più fortunati di lui, però, sono coloro che l'hanno conosciuto". Quest'ultima frase ha trovato piena conferma nelle sensazioni raccolte dai partecipanti alla cerimonia di inaugurazione della mostra. L'affabilità, la passione, lo spirito giovanile di Amedeo Guillet hanno colpito tutti, sorprendendo chi non aveva avuto la fortuna di averlo conosciuto in precedenza. Quella che poteva sembrare una delle tante manifestazioni culturali, più o meno di successo, è diventata una partecipazione corale e convinta di persone, giovani e meno giovani. Tutti sono rimasti affascinati dalla personalità di questo grande uomo solo in apparenza di altri tempi, in realtà lucidamente vicino al mondo di oggi. Amedeo Guillet è sopravvissuto a cinque ferite riportate in combattimento nelle diverse campagne condotte dopo la sua nomina a sottotenente di cavalleria nel reggimento Cavalleggeri di Monferrato nel 1932. I suoi teatri di operazione sono stati l'Etiopia, la Spagna, la Libia e ancora l'Africa Orientale, dove costituì il Gruppo Bande Amhara e combatté contro l'esercito britannico dal 1940 al 1941. Dopo la resa italiana proseguì per alcuni mesi con pochi superstiti della sua unità la "guerra privata" contro gli inglesi. Riparato fortunosamente nello Yemen, riuscì infine a rientrare in Italia in tempo per partecipare alla guerra di liberazione. Nel dopoguerra intraprese la carriera diplomatica come ambasciatore in Giordania, Marocco e in India, ma non dimenticò le sue vicissitudini in Africa Orientale dove tornò a più riprese per riabbracciare le tante persone che gli erano state vicine. Ritiratosi nel 1975 in Irlanda, ha continuato a dedicarsi ai cavalli, alla musica e alla pittura. Proprio in omaggio alla sua passione per la musica la cerimonia di inaugurazione della mostra di Bagnolo Mella si è conclusa con un concerto molto apprezzato dall'ospite d'onore che si è personalmente complimentato con il direttore del complesso bandistico della città. Anche chi già conosce questa singolare figura di italiano non può fare a meno di restare ogni volta stupito - ma più ancora contagiato - dalla sua vitalità. Piacevole sorpresa è stata anche la manifestazione, non solo per la capacità organizzativa dimostrata dai responsabili ma anche per la convinta partecipazione della gente. Lontano da televisioni, cronache giornalistiche, autorità presenzialiste.
Una risata li seppellirà?
Maurizio Blondet
Teppisti romani devastano un paio di negozietti di bengalesi e di cingalesi; immediatamente, per espiazione, il ministro dell’Interno Maroni va in visita alla comunità. Non a quella cingalese nè a quella bengalese ma - come abbiamo visto - alla comunità ebraica. E’ lì che si espia contro le «discriminazioni».
Lo abbrancano, gli impartiscono lezioni sulla tolleranza, gli fanno visitare le quattro carabattole del museo, e la sinagoga; lì, sotto le telecamere, gli calzano la kippà, per la prova video-fotografica della sottomissione. Lui ha persino l’aria spaventata. Che cosa ti hanno fatto, Bobo? Il capo dei paramilitares sion-romaneschi, il Pacifici, sempre accanto a te, ti sta storcendo il braccio?
No, è tutto spontaneo, volontario. Il direttore del TG1, Riotta, non lo batte nessuno in leccapiedismo. Escogita una notizia di non-attualità: è tornata la pirateria, allo scopo di imbastire un’intervista con un «esperto di Foreign Policy». Che si chiama Moise Naim, un nome a caso. Il Riotta è atteso da brillanti avanzamenti di carriera.
Intanto, il governo del Salame, forte di schiacciante maggioranza, va in schiacciante minoranza su un maxi-decreto. A governo appena insediato. Con schiacciante maggioranza. Il perchè è noto: nel maxi-decreto c’è la piccola norma per salvare Rete 4 dal destino satellitare, in violazione dei diktat europei.
Detesto dire «ve l’avevo detto», ma ricordo che da poco avevo scritto qualcosa dal titolo «Avranno il tempo di deluderci». Il tempo è arrivato prima del previsto. Perchè il Salame è così: non riesce a recitare la parte di «statista» se non per qualche minuto, ma poi non ce la fa. Deve tornare al suo livello: salvare Rete4, l’introito pubblicitario suo di casa Mediaset. Con una furbata da venditore di spazzole porta a porta. E la furbata, essendo il Salame un Salame, nemmeno gli riesce.
Diversi parlamentari della sua solidissima maggioranza si assentano per il caffè, per la pipì, per un residuo di vergogna. Così, appena insediato, il Salame ha messo in gioco il suo governo, la sua credibilità, per il suo solito affare di famiglia. L’erosione è cominciata, sicuramente continuerà. Occhio alla Lega.
Si noti: è questo il primo provvedimento reale del governo, alla pari con l’ordine di Frattini di mandare in guerra la truppa in Afghanistan. Tutto il resto è stato promessa, annuncio, ammuina, disgraziati poliziotti mandati allo scontro fisico con la Camorra con i mezzi da contrasto alle tifoserie. In altri Paesi si usano almeno gli idranti (nel caso, andrebbero caricati a liquami di fogna), qui bisogna mandare gli agenti a beccarsi le molotov dei facinorosi pagati. Poi, il compromesso coi «locali». Inevitabile.
Non è moralismo, credete. E’ lo sconforto di vedere ancora e sempre che il Salame non è capace di alzarsi di livello, di allargare la mente: è al governo per il micragnoso proposito di «salvare» Emilio Fede, come ci andò già per «salvare» Previti (anche allora senza riuscirci). Il venditore brianzolo di mezza tacca salta sempre fuori, è più forte di lui. E’ la testa che è piccola. Nessuna idea, nessun disegno ambizioso e nazionale.
Una risata li seppellirà? Speriamo nel senso dell’umorismo, di cui la nazione è carente. Altrimenti, ci resterà la foto di Bobo-ministro in kippà noachica. La politica estera appaltata ai paramilitari israeliani e ai loro leccchini. E basta.
Ah no, dimenticavo: ci resteranno anche le poesie che Bondi, il ministro della Kultur, invia a Jovanotti per attrarlo nel cerchio magico del suo ministero. Bondi è innamorato per il ragazzone. Jovanotti alla Cultura insieme ad Elkann. Ah, perchè l’Italia non ha il senso del ridicolo?
Persino nel mondo anglosassone il dominio di chi sappiamo non è così indiscusso come da noi. Uno dei migliori opinionisti del Financial Times (1), Gideon Rachman (lui stesso ebreo) racconta come il candidato americano «Obama sia allarmato dall’accusa di essere anti-israeliano. La settimana scorsa ha parlato a una sinagoga in Florida, assicurando ripetutamente il suo profondo appoggio a Israele. Ha detto: ‘La mia posizione su Hamas è indistinguibile dalla posizione di Hillary Clinton e di John McCain». «Questa è una vergogna», scrive Rachman: «Come trattare Hamas è la questione centrale del Medio Oriente. E’ lecito dire che è un’organizzazione terrorista con cui non si deve trattare. Ma dal momento che nessun candidato presidenziale può sostenere la opinione contraria, gli USA non avranno un dibattito sulla questione cruciale. Questo tabù è tanto più bizzarro, in quanto il governo israeliano stesso sta trattando con Hamas, sia pure indirettamente per mezzo dell’Egitto. Parecchie figure importanti nell’ambiente militare e d’intelligence israeliano sostengono che bisogna andar oltre e parlare direttamente con Hamas. Un importante consigliere di McCain ha notato: ‘E’ più facile discutere apertamente della Palestina a Tel Aviv che a Washington’».
Perchè il dibattito americano è così inceppato? Il voto ebraico è relativamente piccolo. Ma i votanti ebrei sono cruciali in certi Stati «swing», come Florida e Pennsylvania. E molti cristiani evangelici, molto più numerosi che gli ebrei, sono ultra pro-israeliani. Ma difendersi dalle accuse di sentimenti anti-Israele è un lavoro che erode una campagna e un candidato...
L’assolutismo americano nel Medio Oriente sta riducendo l’influenza USA nell’area... Gli israeliani stessi stanno trattando con la Siria. La fragile pace del Libano è stata negoziata senza gli Stati Uniti. E sono stati gli europei a prendere la guida dei negoziati sul nucleare iraniano.
Jon Alterman, capo del programma del Medio Oriente al Center for Strategic and International Studies dice: «Non ricordo un periodo, nell’ultimo mezzo secolo, in cui gli USA abbiano avuto una così insignificante influenza sulla regione. Ma i candidati hanno preso nota?».
Certo, anche in USA. Ma lì, si rischia di più. Barak Obama è minacciato di morte, e la sua avversaria Clinton ha auspicato ambiguamente un attentato che la liberi dal concorrente. Là, almeno, non sono le risate, ma i proiettili che seppelliscono gli statisti.
Teppisti romani devastano un paio di negozietti di bengalesi e di cingalesi; immediatamente, per espiazione, il ministro dell’Interno Maroni va in visita alla comunità. Non a quella cingalese nè a quella bengalese ma - come abbiamo visto - alla comunità ebraica. E’ lì che si espia contro le «discriminazioni».
Lo abbrancano, gli impartiscono lezioni sulla tolleranza, gli fanno visitare le quattro carabattole del museo, e la sinagoga; lì, sotto le telecamere, gli calzano la kippà, per la prova video-fotografica della sottomissione. Lui ha persino l’aria spaventata. Che cosa ti hanno fatto, Bobo? Il capo dei paramilitares sion-romaneschi, il Pacifici, sempre accanto a te, ti sta storcendo il braccio?
No, è tutto spontaneo, volontario. Il direttore del TG1, Riotta, non lo batte nessuno in leccapiedismo. Escogita una notizia di non-attualità: è tornata la pirateria, allo scopo di imbastire un’intervista con un «esperto di Foreign Policy». Che si chiama Moise Naim, un nome a caso. Il Riotta è atteso da brillanti avanzamenti di carriera.
Intanto, il governo del Salame, forte di schiacciante maggioranza, va in schiacciante minoranza su un maxi-decreto. A governo appena insediato. Con schiacciante maggioranza. Il perchè è noto: nel maxi-decreto c’è la piccola norma per salvare Rete 4 dal destino satellitare, in violazione dei diktat europei.
Detesto dire «ve l’avevo detto», ma ricordo che da poco avevo scritto qualcosa dal titolo «Avranno il tempo di deluderci». Il tempo è arrivato prima del previsto. Perchè il Salame è così: non riesce a recitare la parte di «statista» se non per qualche minuto, ma poi non ce la fa. Deve tornare al suo livello: salvare Rete4, l’introito pubblicitario suo di casa Mediaset. Con una furbata da venditore di spazzole porta a porta. E la furbata, essendo il Salame un Salame, nemmeno gli riesce.
Diversi parlamentari della sua solidissima maggioranza si assentano per il caffè, per la pipì, per un residuo di vergogna. Così, appena insediato, il Salame ha messo in gioco il suo governo, la sua credibilità, per il suo solito affare di famiglia. L’erosione è cominciata, sicuramente continuerà. Occhio alla Lega.
Si noti: è questo il primo provvedimento reale del governo, alla pari con l’ordine di Frattini di mandare in guerra la truppa in Afghanistan. Tutto il resto è stato promessa, annuncio, ammuina, disgraziati poliziotti mandati allo scontro fisico con la Camorra con i mezzi da contrasto alle tifoserie. In altri Paesi si usano almeno gli idranti (nel caso, andrebbero caricati a liquami di fogna), qui bisogna mandare gli agenti a beccarsi le molotov dei facinorosi pagati. Poi, il compromesso coi «locali». Inevitabile.
Non è moralismo, credete. E’ lo sconforto di vedere ancora e sempre che il Salame non è capace di alzarsi di livello, di allargare la mente: è al governo per il micragnoso proposito di «salvare» Emilio Fede, come ci andò già per «salvare» Previti (anche allora senza riuscirci). Il venditore brianzolo di mezza tacca salta sempre fuori, è più forte di lui. E’ la testa che è piccola. Nessuna idea, nessun disegno ambizioso e nazionale.
Una risata li seppellirà? Speriamo nel senso dell’umorismo, di cui la nazione è carente. Altrimenti, ci resterà la foto di Bobo-ministro in kippà noachica. La politica estera appaltata ai paramilitari israeliani e ai loro leccchini. E basta.
Ah no, dimenticavo: ci resteranno anche le poesie che Bondi, il ministro della Kultur, invia a Jovanotti per attrarlo nel cerchio magico del suo ministero. Bondi è innamorato per il ragazzone. Jovanotti alla Cultura insieme ad Elkann. Ah, perchè l’Italia non ha il senso del ridicolo?
Persino nel mondo anglosassone il dominio di chi sappiamo non è così indiscusso come da noi. Uno dei migliori opinionisti del Financial Times (1), Gideon Rachman (lui stesso ebreo) racconta come il candidato americano «Obama sia allarmato dall’accusa di essere anti-israeliano. La settimana scorsa ha parlato a una sinagoga in Florida, assicurando ripetutamente il suo profondo appoggio a Israele. Ha detto: ‘La mia posizione su Hamas è indistinguibile dalla posizione di Hillary Clinton e di John McCain». «Questa è una vergogna», scrive Rachman: «Come trattare Hamas è la questione centrale del Medio Oriente. E’ lecito dire che è un’organizzazione terrorista con cui non si deve trattare. Ma dal momento che nessun candidato presidenziale può sostenere la opinione contraria, gli USA non avranno un dibattito sulla questione cruciale. Questo tabù è tanto più bizzarro, in quanto il governo israeliano stesso sta trattando con Hamas, sia pure indirettamente per mezzo dell’Egitto. Parecchie figure importanti nell’ambiente militare e d’intelligence israeliano sostengono che bisogna andar oltre e parlare direttamente con Hamas. Un importante consigliere di McCain ha notato: ‘E’ più facile discutere apertamente della Palestina a Tel Aviv che a Washington’».
Perchè il dibattito americano è così inceppato? Il voto ebraico è relativamente piccolo. Ma i votanti ebrei sono cruciali in certi Stati «swing», come Florida e Pennsylvania. E molti cristiani evangelici, molto più numerosi che gli ebrei, sono ultra pro-israeliani. Ma difendersi dalle accuse di sentimenti anti-Israele è un lavoro che erode una campagna e un candidato...
L’assolutismo americano nel Medio Oriente sta riducendo l’influenza USA nell’area... Gli israeliani stessi stanno trattando con la Siria. La fragile pace del Libano è stata negoziata senza gli Stati Uniti. E sono stati gli europei a prendere la guida dei negoziati sul nucleare iraniano.
Jon Alterman, capo del programma del Medio Oriente al Center for Strategic and International Studies dice: «Non ricordo un periodo, nell’ultimo mezzo secolo, in cui gli USA abbiano avuto una così insignificante influenza sulla regione. Ma i candidati hanno preso nota?».
Certo, anche in USA. Ma lì, si rischia di più. Barak Obama è minacciato di morte, e la sua avversaria Clinton ha auspicato ambiguamente un attentato che la liberi dal concorrente. Là, almeno, non sono le risate, ma i proiettili che seppelliscono gli statisti.
La Sapienza, i collettivi sequestrano il preside
Antefatto: il rettore invita il Papa all'inaugurazione dell'anno accademico, ma il collettivo di sinistra non vuole e il Papa non può intervenire. Ora, dopo un convegno NEGAZIONISTA sulle foibe dei comunisti, Fn chiede l'autorizzazione per una conferenza di risposta, ma i collettivi non vogliono e impongono al preside di ritirare l'autorizzazione. I media montano un caso contro "i fascisti" e la loro violenza salvo poi fare dietrofront quando si scopre che sono gli aggrediti e non gli aggressori, ma ai collettivi non basta e ora hanno sequestrato e minacciato il Preside. Eppure questo episodio - gravissimo - non ha avuto neanche un passaggio sui tg.
Per venti minuti è rimasto nelle mani di decine di esponenti dei collettivi di sinistra che lo hanno sequestrato impedendogli di uscire dal suo ufficio. E' accaduto all'università La Sapienza di Roma, teatro nei giorni scorsi di scontri tra militanti di sinistra e di destra. La vittima è il preside della facoltà di lettere Guido Pescosolido. "E' un fatto gravissimo", ha detto Pescosolido.
I fatti sono accaduti giovedì, in mattinata. Un centinaio di studenti dei collettivi di sinistra si sono radunati nella facoltà di Lettere. Poi è scattato il blitz contro il preside, accusato di avere permesso la realizzazione di un convegno organizzato da FN. Convegno subito annullato dallo stesso preside dietro le pressioni dei collettivi. Dalle scaramucce seguite al caso, era anche scoppiata una rissa tra estremisti di destra e di sinistra e con tre ragazzi finiti in manette.
Il raid degli studenti è stato molto rapido. In un attimo erano nella stanza del preside che si trovava con due segretarie ed un collega. "Hanno preso la porta a calci, gridavano di andarmene, che non mi avrebbero permesso più di insegnare in nessuna altra università. E' stato un fatto molto grave: per venti minuti siamo rimasti ostaggio di quei giovani", ha raccontato Pescosolido che ora annuncia: "Sto seriamente pensando di lasciare l'incarico. Il clima è troppo teso. Ed è ingiusto che non si possa dare voce a tutte le parti, lo dico da cittadino liberaldemocratico. E poi nella forma in cui mi era stata presentato, il convegno appariva la sigla Lotta universitaria e non Forza Nuova".
Ma le giustificazioni non sono bastate al preside per evitare quei venti minuti di paura. Alcuni poliziotti in borghese che hanno seguito tutta la manifestazione sono intervenuti e sono riusciti, senza provocare scontri, a portare via il preside e i colleghi dall'ufficio assediato
Per venti minuti è rimasto nelle mani di decine di esponenti dei collettivi di sinistra che lo hanno sequestrato impedendogli di uscire dal suo ufficio. E' accaduto all'università La Sapienza di Roma, teatro nei giorni scorsi di scontri tra militanti di sinistra e di destra. La vittima è il preside della facoltà di lettere Guido Pescosolido. "E' un fatto gravissimo", ha detto Pescosolido.
I fatti sono accaduti giovedì, in mattinata. Un centinaio di studenti dei collettivi di sinistra si sono radunati nella facoltà di Lettere. Poi è scattato il blitz contro il preside, accusato di avere permesso la realizzazione di un convegno organizzato da FN. Convegno subito annullato dallo stesso preside dietro le pressioni dei collettivi. Dalle scaramucce seguite al caso, era anche scoppiata una rissa tra estremisti di destra e di sinistra e con tre ragazzi finiti in manette.
Il raid degli studenti è stato molto rapido. In un attimo erano nella stanza del preside che si trovava con due segretarie ed un collega. "Hanno preso la porta a calci, gridavano di andarmene, che non mi avrebbero permesso più di insegnare in nessuna altra università. E' stato un fatto molto grave: per venti minuti siamo rimasti ostaggio di quei giovani", ha raccontato Pescosolido che ora annuncia: "Sto seriamente pensando di lasciare l'incarico. Il clima è troppo teso. Ed è ingiusto che non si possa dare voce a tutte le parti, lo dico da cittadino liberaldemocratico. E poi nella forma in cui mi era stata presentato, il convegno appariva la sigla Lotta universitaria e non Forza Nuova".
Ma le giustificazioni non sono bastate al preside per evitare quei venti minuti di paura. Alcuni poliziotti in borghese che hanno seguito tutta la manifestazione sono intervenuti e sono riusciti, senza provocare scontri, a portare via il preside e i colleghi dall'ufficio assediato
venerdì 30 maggio 2008
Fiamma Salerno esce dal partito
La totalità della base militante della Federazione Provinciale di Salerno del “M.S. Fiamma Tricolore” , dopo la risposta ricevuta da Roma al precedente comunicato osserva che, riguardo l’antistatutaria espulsione di Iannone, l’argomento è stato quasi del tutto evitato tirando dentro anche un riferimento alle prossime elezioni europee e al possibile cambiamento del sistema elettorale, cosa non richiesta e che non ci interessa minimamente.
Pertanto dopo un confronto di opinioni tenutosi nella riunione straordinaria tenutasi oggi 29 maggio 2008 decide di uscire in blocco dal partito e continuare la militanza solo con “CasaPound Italia”, a cui ha aderito da subito.
In Fiamma rimane il coordinatore cittadino salernitano Armando Somma, camerata storico dell’M.S.I. e nel partito dalla sua nascita nel 1995 , al quale rinnoviamo pubblicamente la nostra stima e con cui localmente non abbiamo nessuna preclusione a collaborare.
Pertanto dopo un confronto di opinioni tenutosi nella riunione straordinaria tenutasi oggi 29 maggio 2008 decide di uscire in blocco dal partito e continuare la militanza solo con “CasaPound Italia”, a cui ha aderito da subito.
In Fiamma rimane il coordinatore cittadino salernitano Armando Somma, camerata storico dell’M.S.I. e nel partito dalla sua nascita nel 1995 , al quale rinnoviamo pubblicamente la nostra stima e con cui localmente non abbiamo nessuna preclusione a collaborare.
Comunicato della Fiamma Salerno
DIFFONDERE NOTIZIE FALSE è REATO!
Diffondere notizie false con dolo è reato. E' altresì reato la falsa testimonianza o deposizione. Una giornalista dell'AGI, in merito ai fatti del Pigneto, aveva dichiarato di aver assistito alla scena e di aver visto degli elementi rivelatisi poi infondati. Contro di lei, sicuramente, non saranno aperti fasciscoli nè ci saranno pendenze penali; ma ci aspettiamo almeno un provvedimento di sospensione o il deferimento da parte dell'ordine dei giornalisti.
Tratto da RinascitaLiberale .
I fatti di Pigneto stanno prendendo giorno dopo giorno contorni più inquietanti e pericolosi. La squadraccia fascista che aveva aggredito tre negozi gestiti da extracomunitari si è trasformata in un cinquantenne di sinistra, pregiudicato, esasperato da un furto commesso da un marocchino e da un gruppo di ragazzi, tra i quali anche uno di colore. Quindi, niente fascisti all'orizzonte. Eppure, come per i fatti di Verona e quelli della Sapienza, la stampa di sinistra, ha subito gridato al pericolo nero, al rigurgito di eversione nazifascista.
E' in atto una strategia della tensione ben chiara. Morto, per volontà di Veltroni e per la chiara sconfitta elettorale, l'antiberlusconismo militante, la sinistra è tornata sul suo altro cavallo di battaglia. Chi è contro di noi è fascista, che poi sia conservatore, liberale, cattolico, socialista o altro non importa. Simona Zappulla, proclamatasi testimone d'eccellenza dai fatti di Pigneto, infatti, ha raccontato in tempo reale gli avvenimenti di quel giorno. Lei era lì. Lei aveva visto tutto. Lei aveva visto le svastiche sulle sciarpe della squadraccia nazifasciata.
Simona Zappulla si è inventata tutto. Nessuna svastica, nessun fascio, nessuna squadraccia. Eppure è bastata la sua parola per rilanciare la propaganda sinistroide. Per far salire la tensione e gridare al pericolo fascista. Simona Zappulla è una bugiarda. Nulla di male, se non fosse una giornalista professionista. Ora, l'Ordine dei giornalisti intervenga! Non è tollerabile un utilizzo dei mezzi di stampa per fomentare una controviolenza inaccettabile. La libertà di stampa non è libertà di inventare pericoli inesistenti e di raccontare panzane. Simona Zappulla venga cacciata! Di giornalisti come lei l'Italia non ha bisogno
Tratto da RinascitaLiberale .
I fatti di Pigneto stanno prendendo giorno dopo giorno contorni più inquietanti e pericolosi. La squadraccia fascista che aveva aggredito tre negozi gestiti da extracomunitari si è trasformata in un cinquantenne di sinistra, pregiudicato, esasperato da un furto commesso da un marocchino e da un gruppo di ragazzi, tra i quali anche uno di colore. Quindi, niente fascisti all'orizzonte. Eppure, come per i fatti di Verona e quelli della Sapienza, la stampa di sinistra, ha subito gridato al pericolo nero, al rigurgito di eversione nazifascista.
E' in atto una strategia della tensione ben chiara. Morto, per volontà di Veltroni e per la chiara sconfitta elettorale, l'antiberlusconismo militante, la sinistra è tornata sul suo altro cavallo di battaglia. Chi è contro di noi è fascista, che poi sia conservatore, liberale, cattolico, socialista o altro non importa. Simona Zappulla, proclamatasi testimone d'eccellenza dai fatti di Pigneto, infatti, ha raccontato in tempo reale gli avvenimenti di quel giorno. Lei era lì. Lei aveva visto tutto. Lei aveva visto le svastiche sulle sciarpe della squadraccia nazifasciata.
Simona Zappulla si è inventata tutto. Nessuna svastica, nessun fascio, nessuna squadraccia. Eppure è bastata la sua parola per rilanciare la propaganda sinistroide. Per far salire la tensione e gridare al pericolo fascista. Simona Zappulla è una bugiarda. Nulla di male, se non fosse una giornalista professionista. Ora, l'Ordine dei giornalisti intervenga! Non è tollerabile un utilizzo dei mezzi di stampa per fomentare una controviolenza inaccettabile. La libertà di stampa non è libertà di inventare pericoli inesistenti e di raccontare panzane. Simona Zappulla venga cacciata! Di giornalisti come lei l'Italia non ha bisogno
giovedì 29 maggio 2008
FINI? Palle di velluto e kippah in testa...
Precisiamo ed inequivocabilmente, calibrando le parole, perché in questo paese contano le stronzate che pur fanno opinione ma non i fatti. La grande isteria collettiva sull’antisemitismo appesantisce la società e la cultura “ufficiale” italiana così quanto sia in realtà distante dalle vere preoccupazioni della gente. Uno strumento per influenzare laddove non si ha il diritto, litanie scolastiche, bombardamenti psicologici e condizionamenti evidentissimi sui giovani Per una casta arrogantissima, quella del giornalismo, quella dell’opinionismo da talk show, si tratta di nutrimento vitale. Parliamo di una questione che, nonostante l’illuminismo e la fine delle grandi dittature, è e sarà sempre affrontata in maniera demagogica, unilaterale, dogmatica.
Chi si è piegato meglio di tutti al meccanismo, vuoi per natura vuoi per convenienza, è non a caso il tristissimo Gianfranco Fini.
Non doveva certo sottoscrivere le frasi di Almirante su “La Difesa della Razza”, ma se avesse avuto un minimo di testicoli e voluto preservare la dignità di sedicente uomo, e per giunta di “destra”, allora si sarebbe limitato a tacere come di sua competenza istituzionale. Se proprio poi era necessario parlare, allora al primo attacco strumentale di un deputatino senza argomenti non si risponde vergognandosi ufficialmente, ma ricordando che se c’è un problema a intitolare una strada ad Almirante per una dichiarazione su una rivista, allora perché a Roma dovrebbe continuare ad essere intitolata una strada a Lenin e un’altra a Togliatti, gente che di morti sulla coscienza ne hanno davvero!?
Il punto? Persone come Fini sanno che non si sbagliano schierandosi garanti e ligi portavoce delle comunità ebraiche. Persone come Fini lo fanno anche a costo di calpestare e ricalpestare la memoria di qualcuno a cui devono tutto.
Chi si è piegato meglio di tutti al meccanismo, vuoi per natura vuoi per convenienza, è non a caso il tristissimo Gianfranco Fini.
Non doveva certo sottoscrivere le frasi di Almirante su “La Difesa della Razza”, ma se avesse avuto un minimo di testicoli e voluto preservare la dignità di sedicente uomo, e per giunta di “destra”, allora si sarebbe limitato a tacere come di sua competenza istituzionale. Se proprio poi era necessario parlare, allora al primo attacco strumentale di un deputatino senza argomenti non si risponde vergognandosi ufficialmente, ma ricordando che se c’è un problema a intitolare una strada ad Almirante per una dichiarazione su una rivista, allora perché a Roma dovrebbe continuare ad essere intitolata una strada a Lenin e un’altra a Togliatti, gente che di morti sulla coscienza ne hanno davvero!?
Il punto? Persone come Fini sanno che non si sbagliano schierandosi garanti e ligi portavoce delle comunità ebraiche. Persone come Fini lo fanno anche a costo di calpestare e ricalpestare la memoria di qualcuno a cui devono tutto.
Persone come Fini ci fanno sentire orgogliosi delle nostre scelte.
ALTRO CHE RAID NAZISTA!
L'aggressore è di estrema sinistra e si fa chiamare Ernesto. Clicca sul titolo per leggere l'articolo:
Il ricercato: "Sono di sinistra, basta schifo nel quartiere. Politica e razze non c'entrano. Mi sono fatto giustizia" "Al Pigneto sono stato io
Non chiamatemi razzista
I giornali ci hanno marciato per una settimana, ora - scommettiamo - faranno un altro dietrofront imbarazzante così come è successo per i fatti della Sapienza. Intanto però il danno è irreparabile. Naturalmente, benchè la falsa testimonianza sia reato, chi si è inventato di aver visto delle inesistenti svastiche la passerà liscia. Quel che, tuttavia, fa sorridere è che gli estremisti di sinistra, ottusi come sempre, abbiano manifestato - senza saperlo -contro la violenza di altri estremisti di sinistra.
Il ricercato: "Sono di sinistra, basta schifo nel quartiere. Politica e razze non c'entrano. Mi sono fatto giustizia" "Al Pigneto sono stato io
Non chiamatemi razzista
I giornali ci hanno marciato per una settimana, ora - scommettiamo - faranno un altro dietrofront imbarazzante così come è successo per i fatti della Sapienza. Intanto però il danno è irreparabile. Naturalmente, benchè la falsa testimonianza sia reato, chi si è inventato di aver visto delle inesistenti svastiche la passerà liscia. Quel che, tuttavia, fa sorridere è che gli estremisti di sinistra, ottusi come sempre, abbiano manifestato - senza saperlo -contro la violenza di altri estremisti di sinistra.
In occasione del 20 anniversario della morte di Giorgio Almirante, l'on. Fiano (PD) si è sentito in dovere di ricordare il segretario missino x le frasi scritte nel 1942 sull'altolà a meticci e ebrei.
Finalmente un uomo ke si prodiga x la patria affinchè questa nn commetta gli errori del passato...
Ricordo ke l'on. Emanuele Fiano appartiene ad un partito di nome Sinistra per Israele, se nn mi sbaglio israele è uno stato tra turchia e egitto, ed è un figlio di un sopravvissuto di Auschwitz, strano il mio libro di storia diceva ke gli ebrei deportati li erano morti tutti,milioni di miliardi!!!!!????
Se nn ricordo male abito in ITALIA, allora xke gli israeliani devono comandare in un altro stato???????
Xke durante l'olocausto l'on.fiano nn ha parlato dei milioni di palestinesi ke muoiono ogni anno x difendere la loro terra??
Xke nn parla ke negli anni venti gli ebrei hanno espulso gli arabi dalla palestina e nn gli hanno concesso lavoro x questioni di razza??
Xke nn discute le parole di Yeshayahou Leibowitz nel 1992 (Lo stato di Israele è fondato su un valore, e questo valore è il mantenimento del potere ebraico violento su tutta la terra di Israele e sull'altro popolo che vive in questa terra) ???
Ma Fiano parla dello stesso Almirante ke partecipò ai funerali di berlinguer, suo storico nemico ke kn una frase ha ucciso 22 ragazzi(Uccidere un fascista nn è reato)?
Parla dello stesso Almirante ke sostenne le famiglie delle vittime a sue spese??
Almirante nn è sl un grande italiano ma è soprattutto un grande uomo, si lavasse la bocca piu volte l'ebreo ke parla di lui, niente e nessuno modificherà il ricordo ke il camerata Almirante ha lasciato nei nostri cuori, neanke la plutocrazia sionista ke corrompe questo mondo consumista...
Finalmente un uomo ke si prodiga x la patria affinchè questa nn commetta gli errori del passato...
Ricordo ke l'on. Emanuele Fiano appartiene ad un partito di nome Sinistra per Israele, se nn mi sbaglio israele è uno stato tra turchia e egitto, ed è un figlio di un sopravvissuto di Auschwitz, strano il mio libro di storia diceva ke gli ebrei deportati li erano morti tutti,milioni di miliardi!!!!!????
Se nn ricordo male abito in ITALIA, allora xke gli israeliani devono comandare in un altro stato???????
Xke durante l'olocausto l'on.fiano nn ha parlato dei milioni di palestinesi ke muoiono ogni anno x difendere la loro terra??
Xke nn parla ke negli anni venti gli ebrei hanno espulso gli arabi dalla palestina e nn gli hanno concesso lavoro x questioni di razza??
Xke nn discute le parole di Yeshayahou Leibowitz nel 1992 (Lo stato di Israele è fondato su un valore, e questo valore è il mantenimento del potere ebraico violento su tutta la terra di Israele e sull'altro popolo che vive in questa terra) ???
Ma Fiano parla dello stesso Almirante ke partecipò ai funerali di berlinguer, suo storico nemico ke kn una frase ha ucciso 22 ragazzi(Uccidere un fascista nn è reato)?
Parla dello stesso Almirante ke sostenne le famiglie delle vittime a sue spese??
Almirante nn è sl un grande italiano ma è soprattutto un grande uomo, si lavasse la bocca piu volte l'ebreo ke parla di lui, niente e nessuno modificherà il ricordo ke il camerata Almirante ha lasciato nei nostri cuori, neanke la plutocrazia sionista ke corrompe questo mondo consumista...
mercoledì 28 maggio 2008
Piazza Giorgio Almirante è già in noi
La strada dedichiamola pure al signor PACIFICI
Il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, uno dei tanti leccapiedi di Veltroni, non si tira mai indietro quando si tratta di dividere i buoni dai cattivi, laddove i cattivi naturalmente sono tutti quelli che non stanno a sinistra. Dal pulpito da cui di solito ci illumina, oggi - commentando la proposta del sindaco Alemanno di intitolare una via di Roma ad Almirante - si è inventato che quest'ultimo fu torturatore di ebrei ed antisemita. Una affermazione assolutamente diffamatoria che lascia il tempo che trova e che viene smentita dalla storia personale di Almirante, visto che fu sempre filoisraeliano e salvò centinaia di ebrei. Eppure per Pacifici chiunque provi solo a parlare di fascismo è per forza di cose antisemita, arrivando all'estremo paradosso da ritenere - forse - persino gli agenti del Mossad antisemiti visto che furono addestrati da ex aderenti alla DECIMA FLOTTIGLIA MAS. Ciò che, tuttavia, rammarica è che la stampa nazionale, pur di dare addosso ad Alemanno - dipinto come un pericoloso squadrista - non esiti a far passare Almirante come antisemita e razzista.
Pacifici non è nuovo a queste bassezze. Lui stesso ha provato a silurare Alemanno prima delle elezioni ed è riuscito nell'impresa di emarginare La Destra, La Santanchè e Francesco Storace, da sempre filoisraeliani. Sotto questo profilo mostra di essere un finissimo politico. Per questo motivo, mi vede d'accordo la proposta provocatoria di Donna Assunta Almirante di intitolare la via che sia era pensato di dedicare a Giorgio Almirante proprio a RICCARDO PACIFICI. La stessa DOnna Assunta ha già fatto sapere che sarebbe pronta ad andare all'inaugurazione.
Tanto di vie intitolate a vermi l'Italia ne è già piena. E a chi eccepisce che porta sfortuna intitolare strade a persone ancora in vita, chi scrive risponde: APPUNTO.
Sarebbe bello poter percorrere una strada di Roma e leggere VIA RICCARDO PACIFICI, FU DIFFAMATORE. I politici italiani che fanno sempre professione di filosionismo estremo - giustificando, senza ritegno, i rastrellamenti verso i palestinesi e la politica estera fallimentare di Bush e di Israele - sarebbero pronti persino a gestire il traffico a mo' di vigili. Del resto che due cittadini israeliani come Fiamma Nirenstein e Ruben facciano parte del parlamento italiano e stiano persino nella commissione esteri non suscita dubbi sull'autonomia che può avere l'Italia nella sua linea geopolitica in chi è sempre pronto a vendersi ad uno straniero esigente. Va notato, infine che, in seguito alle polemiche sollevate, Alemanno - ultimamente tanto sensibile verso le istanze dei poteri forti - ha fatto sapere che intitolerà la strada ad Almirante (dopo quella a Berlinguer, Craxi e Fanfani nel segno di una par condicio da neo arco costituzionale...) solo con il consenso della comunità ebraica. Mi sembra molto coerente: già non facciamo nulla senza l'avallo degli ebrei, non possiamo certo derogare a tale direttiva per l'intitolazione di una stradina. MAI PIù SHALOM!
N.B. Ieri, benchè ai ragazzi di Forza Nuova sia stato impedito di tenere un convegno sulle Foibe alla Sapienza e siano stati poi aggrediti dai comunisti, i giornali hanno parlato di "raid fascista": dopo questo avvenimento, ho deciso di tornare in pista e non mollare perchè l'Italia oggi non è un paese libero. Se dei ragazzi hanno virilmente cercato di portare un contributo culturale scomodo nella stessa università in cui è stato impedito al Papa di parlare, sono stati aggrediti da insetti 4 volte superiori di numero, hanno resistito facendo piagnucolare i compagni e sono stati persino attaccati dai media; è giusto che anche chi scrive apporti il suo modesto contributo seguendo sempre la via della VERITà e cercando di rimanere IN PIEDI FRA LE ROVINE.
Pacifici non è nuovo a queste bassezze. Lui stesso ha provato a silurare Alemanno prima delle elezioni ed è riuscito nell'impresa di emarginare La Destra, La Santanchè e Francesco Storace, da sempre filoisraeliani. Sotto questo profilo mostra di essere un finissimo politico. Per questo motivo, mi vede d'accordo la proposta provocatoria di Donna Assunta Almirante di intitolare la via che sia era pensato di dedicare a Giorgio Almirante proprio a RICCARDO PACIFICI. La stessa DOnna Assunta ha già fatto sapere che sarebbe pronta ad andare all'inaugurazione.
Tanto di vie intitolate a vermi l'Italia ne è già piena. E a chi eccepisce che porta sfortuna intitolare strade a persone ancora in vita, chi scrive risponde: APPUNTO.
Sarebbe bello poter percorrere una strada di Roma e leggere VIA RICCARDO PACIFICI, FU DIFFAMATORE. I politici italiani che fanno sempre professione di filosionismo estremo - giustificando, senza ritegno, i rastrellamenti verso i palestinesi e la politica estera fallimentare di Bush e di Israele - sarebbero pronti persino a gestire il traffico a mo' di vigili. Del resto che due cittadini israeliani come Fiamma Nirenstein e Ruben facciano parte del parlamento italiano e stiano persino nella commissione esteri non suscita dubbi sull'autonomia che può avere l'Italia nella sua linea geopolitica in chi è sempre pronto a vendersi ad uno straniero esigente. Va notato, infine che, in seguito alle polemiche sollevate, Alemanno - ultimamente tanto sensibile verso le istanze dei poteri forti - ha fatto sapere che intitolerà la strada ad Almirante (dopo quella a Berlinguer, Craxi e Fanfani nel segno di una par condicio da neo arco costituzionale...) solo con il consenso della comunità ebraica. Mi sembra molto coerente: già non facciamo nulla senza l'avallo degli ebrei, non possiamo certo derogare a tale direttiva per l'intitolazione di una stradina. MAI PIù SHALOM!
N.B. Ieri, benchè ai ragazzi di Forza Nuova sia stato impedito di tenere un convegno sulle Foibe alla Sapienza e siano stati poi aggrediti dai comunisti, i giornali hanno parlato di "raid fascista": dopo questo avvenimento, ho deciso di tornare in pista e non mollare perchè l'Italia oggi non è un paese libero. Se dei ragazzi hanno virilmente cercato di portare un contributo culturale scomodo nella stessa università in cui è stato impedito al Papa di parlare, sono stati aggrediti da insetti 4 volte superiori di numero, hanno resistito facendo piagnucolare i compagni e sono stati persino attaccati dai media; è giusto che anche chi scrive apporti il suo modesto contributo seguendo sempre la via della VERITà e cercando di rimanere IN PIEDI FRA LE ROVINE.
Fini cane
“Non siamo più i figli di un dio minore” affermi dal palchetto farsesco e grigio, tu grande figlio di ######. .. I mostri sono serviti a qualcosa, le streghe cacciate abbastanza fino a che serviva, ora chi è morto resta sotto terra e chi è vivo, o soffre silenzioso, oppure è presidente alla camera.
Che schifo rinnegare sessant’anni di lotta e di storia, che tristezza sputare sulla memoria di chi ti ha donato ciò che aveva creato. E il sacrificio dei camerati caduti a 17 anni è servito a farti applaudire dai deputati del PD. Ti vergogni di ciò di cui andiamo fieri. Giorgio Almirante, il suo esempio, resterà con noi fin quando respireremo, insieme al disprezzo per la feccia come te.
UN VERME.
E' ormai chiaro che l'attuale presidente della camera, che non perde occasione per umiliare che gli ha consentito di occupare la terza carica dello stato, non conosce il regolamento di Montecitorio. Questa mattina, l'Onorevole FINI - dopo l'intervento di un esponente del PD diffamatorio nei confronti di GIORGIO ALMIRANTE -è intervenuto prendendo posizione contro l'intitolazione di una strada di Roma al leader storico del MSI perchè sottoscrittore di frasi definite "vergognose".
L'On FINI - che giusto una settimana fa ha celebrato proprio Almirante nel ventennale dalla sua morte - evidentemente ignora che chi ricopre una carica istituzionale non può assolutamente esprimere una posizione politica nè replicare ad un deputato. Siccome non è la prima volta che capita, forse dovrebbe pensare alle dimissioni per incompetenza e cialtroneria manifesta.
Per il resto, volendo sorvolare su questo spiacevole vizio di forma, va chiarito ai più giovani che, se non fosse stato per Almirante - statista e politico onesto di indiscusso spessore - GIANFRANCO FINI starebbe ancora cercando di diplomarsi all'istituto magistrale di Bologna, visto che - tra l'altro - fu persino bocciato in quarta ginnasio. Infatti, nel 1977, alla prima assemblea nazionale del Fronte della Gioventù, Marco Tarchi (candidato di punta dei rautiani) vinse con 49 voti su 99 votanti, ma Almirante decise di non nominarlo preferendo scegliere Fini che era arrivato solo quinto. Dieci anni dopo, nel settembre 1987, alla festa del partito a Mirabello, sempre Almirante lo indicò pubblicamente come suo successore alla segreteria del partito imponendo ai delegati al congresso del MSI di Sorrento di votare per l'attuale presidente della Camera, benchè la maggioranza del partito fosse a favore di Rauti. Ecco, questa è, in estrema sintesi, la storia di Fini. Un bipede privo di spina dorsale disposto ad abiurare l'uomo a cui deve tutte le sue fortune e a dire tutto ciò che trova consenso nei suoi oppositori pur di essere santificato sui giornali progressisti. Il nome Gianfranco lo deve ad un suo cugino ucciso a vent’anni dai partigiani, quando era da poco passato il 25 aprile 1945, oggi lui è diventato il campione italiano dell'antifascismo più ottuso e reazionario. Il suo patrimonio a Daniela Di sotto, sua ex moglie già sposata col suo ex migliore amico Sergio Mariani, la quale non ha esitato a lasciare per mettersi con una specie di cacciatrice di dote, una certa Elisabetta Tulliani.
La dignità? Quella purtroppo non è riuscita a rubarla a nessuno.
martedì 27 maggio 2008
Promuovi La Destra
Linkate nel vostro blog CostieraDestra usando il seguente codice html sostituendo alle parentesi tonde il seguente simbolo > o < nel verso adatto:
( a href="http://costieradestra.blogspot.com/" ) CostieraDestra (/a)
Discuti, arringa, commenta, scrivi, posta, dibatti: combatti!
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LA VERITà SULLA SAPIENZA.
L'attacco subito dai collettivi dell'Università La Sapienza non è stato ordito da militanti di Forza Nuova, bensì da un'impresa di pulizia addetta alla sterilizzazione dello stabile infestato da zecche e da insetti che emanavano un odore nauseabondo: i comunisti
lunedì 26 maggio 2008
COSTIERA AMALFITANA, LA DESTRA ABBANDONA CIRIELLI
da IlMattino riportato su positanonews.com
Venerdì 23 Maggio, sezione di Via Roma a Minori, primo incontro ufficiale del nuovo gruppo de La Destra in costa d´Amalfi. Una quarantina tra ragazze e ragazzi, ma anche adulti. Una compagine che raccoglie un consenso e una partecipazione strappati direttamente dalla strada, un movimento spontaneo ed eterogeneo. La data non è casuale, è quella successiva al ventennale dalla morte di Giorgio Almirante. Molti tra i giovani presenti all´incontro che lo ammirano non lo hanno conosciuto, ma quello che sanno basta a far sentire nell´aria i paragoni amareggiati con quel “venduto di Fini”. La premessa più importante è specificare un percorso: identità e coerenza, da difendere a qualsiasi costo, primo ed unico interesse che scavalca ogni calcolo politico. La sfida è fare politica seria anche senza rinunciare alle idee e la storia quasi fosse un peso scomodo. Rese chiare le radici di una scelta precisa: “nessun compromesso e nessun dubbio su quello che siamo e resteremo, rispetto e confronto con gli altri”. Un documento agguerritissimo, indirizzato ai vertici di An, è firmato dalla quasi totalità dei 91 ex iscritti del coordinamento Azione Giovani del territorio. All´indomani sarà inviato per raccomandata ad Edmondo Cirielli per ribadirgli la propria sfiducia e confermargli il proprio passaggio col movimento di Storace.
Poi brevemente si pianifica il ruolo del movimento sul territorio nel prossimo futuro, in modo chiaro e operativo, perché “quello che conta è l´azione”. Tre punti fondamentali: associazionismo per creare aggregazione e iniziative utili alla comunità, impegno concreto sulle tematiche sociali e popolari (mutuo sociale in primis), crescita e radicamento politico nelle amministrazioni locali.
“ Abbiamo potenziale e volontà, siamo sicuri di arrivare ai nostri obiettivi”, afferma il responsabile di zona Matteo Cobalto “affronteremo il nostro cammino con massima serenità e con l´impegno di sempre. Noi coltiviamo la differenza rispetto a chi si aspetta qualcosa dalla politica, non abbiamo interessi da difendere ma solo la nostra dignità”.
“Solo se cominciamo ad estirpare l´indifferenza dai giovani possiamo cominciare anche a far capire chi siamo e quali sono i nostri valori”, aggiunge poi la portavoce del gruppo Valentina Criscuolo , che si occuperà della pubblicità e delle adesioni, concludendo “ bisogna trovare il coraggio di schierarsi”.
Venerdì 23 Maggio, sezione di Via Roma a Minori, primo incontro ufficiale del nuovo gruppo de La Destra in costa d´Amalfi. Una quarantina tra ragazze e ragazzi, ma anche adulti. Una compagine che raccoglie un consenso e una partecipazione strappati direttamente dalla strada, un movimento spontaneo ed eterogeneo. La data non è casuale, è quella successiva al ventennale dalla morte di Giorgio Almirante. Molti tra i giovani presenti all´incontro che lo ammirano non lo hanno conosciuto, ma quello che sanno basta a far sentire nell´aria i paragoni amareggiati con quel “venduto di Fini”. La premessa più importante è specificare un percorso: identità e coerenza, da difendere a qualsiasi costo, primo ed unico interesse che scavalca ogni calcolo politico. La sfida è fare politica seria anche senza rinunciare alle idee e la storia quasi fosse un peso scomodo. Rese chiare le radici di una scelta precisa: “nessun compromesso e nessun dubbio su quello che siamo e resteremo, rispetto e confronto con gli altri”. Un documento agguerritissimo, indirizzato ai vertici di An, è firmato dalla quasi totalità dei 91 ex iscritti del coordinamento Azione Giovani del territorio. All´indomani sarà inviato per raccomandata ad Edmondo Cirielli per ribadirgli la propria sfiducia e confermargli il proprio passaggio col movimento di Storace.
Poi brevemente si pianifica il ruolo del movimento sul territorio nel prossimo futuro, in modo chiaro e operativo, perché “quello che conta è l´azione”. Tre punti fondamentali: associazionismo per creare aggregazione e iniziative utili alla comunità, impegno concreto sulle tematiche sociali e popolari (mutuo sociale in primis), crescita e radicamento politico nelle amministrazioni locali.
“ Abbiamo potenziale e volontà, siamo sicuri di arrivare ai nostri obiettivi”, afferma il responsabile di zona Matteo Cobalto “affronteremo il nostro cammino con massima serenità e con l´impegno di sempre. Noi coltiviamo la differenza rispetto a chi si aspetta qualcosa dalla politica, non abbiamo interessi da difendere ma solo la nostra dignità”.
“Solo se cominciamo ad estirpare l´indifferenza dai giovani possiamo cominciare anche a far capire chi siamo e quali sono i nostri valori”, aggiunge poi la portavoce del gruppo Valentina Criscuolo , che si occuperà della pubblicità e delle adesioni, concludendo “ bisogna trovare il coraggio di schierarsi”.
Costiera amalfitana, in 84 abbandonano An e passano con la Destra
tratto da ladestranews.it
Costiera Amalfitana. “Ce ne freghiamo di chi vince le elezioni e restiamo quello che siamo”. Con questa premessa 84 iscritti al Coordinamento Azione Giovani Costa d’Amalfi hanno deciso ieri sera, nel corso di una riunione svoltasi presso la sede di Minori, di sfiduciare i vertici provinciali di An e di aderire al percorso politico della nuova compagine de “La Destra” di Storace e Santanché. Lo rendono noto attraverso un comunicato stampa i giovani, ormai ex tesserati al movimento giovanile del partito di Gianfranco Fini, secondo i quali i rappresentanti provinciali di An e di Ag avrebbero da tempo offerto “l’ immagine di una politica imputridita”.
“Il gruppo, attivo da 6 anni, è ormai sfiduciato nonostante l’impegno profuso e i risultati visibili in ambito di iniziativa e aggregazione – scrive nel comunicato Matteo Cobalto che guida la scissione - A noi non interessano gazzarre, giochetti, nomine e le tante piccole ambizioni che sgomitano l’un l’altra. Un contesto dove non c’è spazio ed espressione per una vera e libera identità. Si tratta di un malessere diffusissimo e sommerso in tutta la base giovanile di An: l’appello è quello di sollevarsi in un atto di responsabilità verso sé stessi e la propria bandiera, scrollarsi di dosso i consigli dei “furbi” e non rassegnarsi al ruolo di fantasmi che intendono imporci. Nessun compromesso e nessun dubbio: costruire una politica concreta è possibile anche senza vendere le idee e la storia”
La decisione di aderire al nuovo soggetto politico di Storace è stata comunicata con una lettera al presidente provinciale di An, Edmondo Cirielli, e al coordinatore provinciale di Azione Giovani, Antonio Iannone. “Le strade dunque si dividono e meglio tardi che mai – aggiunge poi Cobalto - Del resto, nulla preclude alla possibilità di ritrovarci nel futuro in un’alleanza politica con le stesse persone, ma di sicuro schierati su ottiche diverse”.
Costiera Amalfitana. “Ce ne freghiamo di chi vince le elezioni e restiamo quello che siamo”. Con questa premessa 84 iscritti al Coordinamento Azione Giovani Costa d’Amalfi hanno deciso ieri sera, nel corso di una riunione svoltasi presso la sede di Minori, di sfiduciare i vertici provinciali di An e di aderire al percorso politico della nuova compagine de “La Destra” di Storace e Santanché. Lo rendono noto attraverso un comunicato stampa i giovani, ormai ex tesserati al movimento giovanile del partito di Gianfranco Fini, secondo i quali i rappresentanti provinciali di An e di Ag avrebbero da tempo offerto “l’ immagine di una politica imputridita”.
“Il gruppo, attivo da 6 anni, è ormai sfiduciato nonostante l’impegno profuso e i risultati visibili in ambito di iniziativa e aggregazione – scrive nel comunicato Matteo Cobalto che guida la scissione - A noi non interessano gazzarre, giochetti, nomine e le tante piccole ambizioni che sgomitano l’un l’altra. Un contesto dove non c’è spazio ed espressione per una vera e libera identità. Si tratta di un malessere diffusissimo e sommerso in tutta la base giovanile di An: l’appello è quello di sollevarsi in un atto di responsabilità verso sé stessi e la propria bandiera, scrollarsi di dosso i consigli dei “furbi” e non rassegnarsi al ruolo di fantasmi che intendono imporci. Nessun compromesso e nessun dubbio: costruire una politica concreta è possibile anche senza vendere le idee e la storia”
La decisione di aderire al nuovo soggetto politico di Storace è stata comunicata con una lettera al presidente provinciale di An, Edmondo Cirielli, e al coordinatore provinciale di Azione Giovani, Antonio Iannone. “Le strade dunque si dividono e meglio tardi che mai – aggiunge poi Cobalto - Del resto, nulla preclude alla possibilità di ritrovarci nel futuro in un’alleanza politica con le stesse persone, ma di sicuro schierati su ottiche diverse”.
sabato 24 maggio 2008
VERGOGNA!!!!!!!!
Riproponiamo una dichiarazione,riveduta e ampliata, del Dr. Ruggiero Gennaro, noto manager di importanti associazioni internazionali, sul problema immondizia a Napoli.
da senzacatene - redazione "IL PENSIERO"
Ne conosco tanti che si vergognano di essere napoletani di questa Napoli e di essere campani di questa Campania. Sono veramente delusi e amareggiati, nel fare queste affermazioni, ma si vergognano seriamente di appartenere o di essere paragonati a quelle persone, che sono napoletane o dicono di amare Napoli e la Campania, ma che invece sguazzano, godono, si arricchiscono, con disegni da grandi architetti della truffa ai cittadini, insieme alla malavita organizzata.
Perché è di questo che si tratta, un disegno ben congegnato, per far si che la gente insorga a non volere le discariche e arrivare a mandare la spazzatura in altri paesi a peso d’oro, e alzare il prezzo dell’affare discariche e smaltitori. Ma che dico? La spazzatura a Napoli costa più dell’oro giallo e dell’oro nero, più del platino, più dell’uranio e dei diamanti. Si brucia la spazzatura dando la colpa ai cittadini, che pure magari lo fanno per disperazione, ma in realtà si tratta di un disegno criminoso, perpetrato da ormai 15 anni di governo regionale e del capoluogo, di una classe politica governante che sembra solo una “cosca di malaffare” insieme alle cosche ufficiali.
Povero Bertolaso, dimissioni date, dimissioni rientrate, e alla fine non ha piu’ resistito. Persona che personalmente stimo molto, forse il migliore fino ad adesso a capo della protezione civile nazionale, e che starà seriamente rimpiangendo di non aver fatto un altro mestiere. E adesso Pansa, cosa può fare contro questa situazione gestita da un associazione a delinquere.
Se avessero, buon senso e meno faccia tosta, evitassero il loro fare stalinista (dittatori in connubio con la malavita) e si decidessero una buona volta a dare le dimissioni. Basta Bassolino vai a casa. Basta Jervolino vai a casa. E Lei caro Presidente della Repubblica, La prego intervenga, salti il Governo, incapace di risolvere il problema, li mandi a casa e metta un Commissario in Regione e nel capoluogo Campano e mandi anche l’esercito per far si che i napoletani SANI, come Lei, si riprendano la città.
Faccia in modo che noi italiani non ci dobbiamo vergognare di questa bella città, di questa bella regione.
Il degrado che la Regione e la città di Napoli ha raggiunto in questi ultimi anni è veramente ABERRANTE, grazie a Bassolino e alla Jervolino.
da senzacatene - redazione "IL PENSIERO"
Ne conosco tanti che si vergognano di essere napoletani di questa Napoli e di essere campani di questa Campania. Sono veramente delusi e amareggiati, nel fare queste affermazioni, ma si vergognano seriamente di appartenere o di essere paragonati a quelle persone, che sono napoletane o dicono di amare Napoli e la Campania, ma che invece sguazzano, godono, si arricchiscono, con disegni da grandi architetti della truffa ai cittadini, insieme alla malavita organizzata.
Perché è di questo che si tratta, un disegno ben congegnato, per far si che la gente insorga a non volere le discariche e arrivare a mandare la spazzatura in altri paesi a peso d’oro, e alzare il prezzo dell’affare discariche e smaltitori. Ma che dico? La spazzatura a Napoli costa più dell’oro giallo e dell’oro nero, più del platino, più dell’uranio e dei diamanti. Si brucia la spazzatura dando la colpa ai cittadini, che pure magari lo fanno per disperazione, ma in realtà si tratta di un disegno criminoso, perpetrato da ormai 15 anni di governo regionale e del capoluogo, di una classe politica governante che sembra solo una “cosca di malaffare” insieme alle cosche ufficiali.
Povero Bertolaso, dimissioni date, dimissioni rientrate, e alla fine non ha piu’ resistito. Persona che personalmente stimo molto, forse il migliore fino ad adesso a capo della protezione civile nazionale, e che starà seriamente rimpiangendo di non aver fatto un altro mestiere. E adesso Pansa, cosa può fare contro questa situazione gestita da un associazione a delinquere.
Se avessero, buon senso e meno faccia tosta, evitassero il loro fare stalinista (dittatori in connubio con la malavita) e si decidessero una buona volta a dare le dimissioni. Basta Bassolino vai a casa. Basta Jervolino vai a casa. E Lei caro Presidente della Repubblica, La prego intervenga, salti il Governo, incapace di risolvere il problema, li mandi a casa e metta un Commissario in Regione e nel capoluogo Campano e mandi anche l’esercito per far si che i napoletani SANI, come Lei, si riprendano la città.
Faccia in modo che noi italiani non ci dobbiamo vergognare di questa bella città, di questa bella regione.
Il degrado che la Regione e la città di Napoli ha raggiunto in questi ultimi anni è veramente ABERRANTE, grazie a Bassolino e alla Jervolino.
venerdì 23 maggio 2008
Al Presidente Provinciale An di Salerno:
On. Edmondo Cirielli
Al suo giannizzero:
Antonio Iannone
Egregi Presidenti,
Ho fatto una scelta e non torno indietro.
Rivendico la mia intenzione di entrare nel gruppo politico “La Destra”, e con orgoglio la volontà di prendere definitivamente distanza da tutto ciò che attualmente è il vostro partito.
“Il paradiso è all’ombra delle spade”. Eccola oggi, pulsante immagine dannunziana, costretta a trasmigrare sbiadendo, e per la gioventù di destra oggi quel paradiso sarebbe si all’ombra, ma del pancione di Paravia.
Non pretendo di essere dalla parte giusta ma almeno sono sicuro di averne una. Non chiedo posto tra alfieri degli alfieri, obbedienti ortodossi, questuanti in cravatta all’occasione, vecchie oligarchie di carrieristi ed affaristi, gente che rinnegando tutto e vendendosi l’anima si arrampica sugli specchi con teoremi che dimostrino il contrario, ed altri che invece non hanno mai sacrificato nulla e nulla hanno da rinnegare, ma trovano tavole già imbandite e posti prenotati.
Non sono riuscito a rinunciare ai patetismi peculiari: perciò non me la sento di urinare sul sangue di chi è morto, di ambire a qualcosa a prezzo di non rappresentare più niente.
Non appartengo dunque alla categoria dei furbi che hanno capito il meccanismo e ne hanno preso parte, per questo a differenza di altri non avrò vittorie facili. Quel che conta è lasciare l’esempio, vivo e pulito, di un percorso opposto alla mediocrità.
Un appunto irrilevante: nel polpettone del futuro non siete un ingrediente indispensabile.
Nella palude finale della politica sguazzerete come vallette sorridenti, quale prodotto più sterile di un processo giunto al suo apogeo. In questa palude io non mi ci ammalo, continuo a sostenere la necessità della “bonifica integrale”.
Con me tutte le ragazze e i ragazzi componenti del circolo Azione Giovani Costa d’Amalfi che sottoscrivono.
Dopo 6 anni di impegno, lavoro, risultati (per voi altri e non certo per me stesso), dopo aver sottostato per spirito di servizio e militanza ad atteggiamenti da invasati e trattamenti da caserma, si conclude adesso un’esperienza, e con essa, ve lo garantisco, la vostra reale influenza sull’aggregazione politica giovanile nel territorio.
Nell’attesa di un occasione per ribadirvi quanto sopra di persona, porgo i miei saluti.
Matteo Cobalto
On. Edmondo Cirielli
Al suo giannizzero:
Antonio Iannone
Egregi Presidenti,
Ho fatto una scelta e non torno indietro.
Rivendico la mia intenzione di entrare nel gruppo politico “La Destra”, e con orgoglio la volontà di prendere definitivamente distanza da tutto ciò che attualmente è il vostro partito.
“Il paradiso è all’ombra delle spade”. Eccola oggi, pulsante immagine dannunziana, costretta a trasmigrare sbiadendo, e per la gioventù di destra oggi quel paradiso sarebbe si all’ombra, ma del pancione di Paravia.
Non pretendo di essere dalla parte giusta ma almeno sono sicuro di averne una. Non chiedo posto tra alfieri degli alfieri, obbedienti ortodossi, questuanti in cravatta all’occasione, vecchie oligarchie di carrieristi ed affaristi, gente che rinnegando tutto e vendendosi l’anima si arrampica sugli specchi con teoremi che dimostrino il contrario, ed altri che invece non hanno mai sacrificato nulla e nulla hanno da rinnegare, ma trovano tavole già imbandite e posti prenotati.
Non sono riuscito a rinunciare ai patetismi peculiari: perciò non me la sento di urinare sul sangue di chi è morto, di ambire a qualcosa a prezzo di non rappresentare più niente.
Non appartengo dunque alla categoria dei furbi che hanno capito il meccanismo e ne hanno preso parte, per questo a differenza di altri non avrò vittorie facili. Quel che conta è lasciare l’esempio, vivo e pulito, di un percorso opposto alla mediocrità.
Un appunto irrilevante: nel polpettone del futuro non siete un ingrediente indispensabile.
Nella palude finale della politica sguazzerete come vallette sorridenti, quale prodotto più sterile di un processo giunto al suo apogeo. In questa palude io non mi ci ammalo, continuo a sostenere la necessità della “bonifica integrale”.
Con me tutte le ragazze e i ragazzi componenti del circolo Azione Giovani Costa d’Amalfi che sottoscrivono.
Dopo 6 anni di impegno, lavoro, risultati (per voi altri e non certo per me stesso), dopo aver sottostato per spirito di servizio e militanza ad atteggiamenti da invasati e trattamenti da caserma, si conclude adesso un’esperienza, e con essa, ve lo garantisco, la vostra reale influenza sull’aggregazione politica giovanile nel territorio.
Nell’attesa di un occasione per ribadirvi quanto sopra di persona, porgo i miei saluti.
Matteo Cobalto
Coordinamento Costa d’Amalfi
Via Roma 89, 84010, Minori (Sa)
www.costieradestra.blogspot.com
COMUNICATO STAMPA
Con il documento allegato la quasi totalità dei 91 giovani iscritti al Coordinamento Azione Giovani Costa d’Amalfi hanno inteso comunicare la propria sfiducia ai vertici provinciali di An e l’ adesione al percorso politico della nuova compagine “La Destra”.
La differenza tra il politicante e chi crede nella politica è semplice: il primo, entrando in un partito, si domanda “Che ci guadagno?” Il secondo si chiede invece “Come posso servire la mia terra?.
Ci siamo sempre posti solo la seconda domanda: ce ne freghiamo di chi vince le elezioni e restiamo quello che siamo.
Del resto i rappresentanti provinciali di An e di Ag hanno da tempo offerto a noi, poco più che ventenni, l’ immagine di una politica imputridita. Ormai sfiduciato un gruppo attivo da 6 anni, nonostante l’impegno profuso e i risultati visibili in ambito di iniziativa e aggregazione. A noi non interessano gazzarre giochetti nomine e le tante piccole ambizioni che sgomitano l’un l’altra. Un contesto dove non c’è spazio ed espressione per una vera e libera identità. Ai giovani è chiesto di obbedire in cambio di qualcosa.
Si tratta di un malessere diffusissimo e sommerso in tutta la base giovanile di An: l’appello è quello di sollevarsi in un atto di responsabilità verso sé stessi e la propria bandiera, scrollarsi di dosso i consigli dei “furbi”, e non rassegnarsi al ruolo di fantasmi che intendono imporci . Nessun compromesso e nessun dubbio, la fiamma non si è spenta. Costruire una politica concreta è possibile anche senza vendere le idee e la storia.
Le strade dunque si dividono, e meglio tardi che mai. Del resto, nulla preclude alla possibilità di ritrovarci nel futuro in un’alleanza politica con le stesse persone, ma di sicuro schierati su ottiche diverse. Nell’ultimo dei casi poi, quello in cui ci ripensassimo e volessimo bussare al PDL per un ritorno stile figliol prodigo, non ce lo impedirà certo un Comandante, basterà rivolgersi al superiore Generale Carfagna…
Grazie per la cortese disponibilità e attenzione.
giovedì 22 maggio 2008
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