L'8 agosto scorso i media hanno dato grande risalto alla morte di Antonio GAVA non dimenticando di elencare, nel dettaglio, i nomi dei residuati bellici della vecchia Dc e dei suoi ex compari riciclati - tra questi l'attuale sottosegretario agli esteri VINCENZO SCOTTI - presenti alle esequie.
Quel giorno non posso negare di aver provato una certa soddisfazione alla notizia, perchè, se Antonio Gava è riuscito sempre a sottrarsi alla giustizia degli uomini (come oggi sta riuscendo a Bassolino!), sicuramente non potrà fare altrettanto con quella divina. Se poi è vero che non spetta di certo a me giudicarlo, è giusto che io ricordi in breve chi è stato.
Figlio di Silvio, già ministro di Grazia e Giustizia (dicastero azzeccatissimo un po' come lo è stato per Mastella.), Antonio Gava - personalità dai modi piuttosto rustici - è stato ministro dei rapporti con il parlamento, delle Finanze, delle Comunicazioni e ben due volte dell'Interno. E' noto che, per veder riconosciuto il proprio ruolo, amasse ricevere il popolo facendosi baciare l'anello a mo' di padrino. E, in effetti, a Castellammare di Stabia, suo paese natale, ricordano ancora il rito di presentazione alle udienze di persona tanto illustre.
Rinviato a giudizio per ricettazione - fattispecie criminosa di tutto rispetto per far carriera politica - è stato condannato a 5 anni in primo grado, a 2 in appello, finchè la CASSAZIONE ha preso atto dell'avvenuta prescrizione e Gava è stato promosso di ministero.
Nel 1993, in piena tangentopoli, è stato destinatario di avviso di garanzia in quanto indagato per associazione a delinquere. Tuttavia, dopo soli 3 giorni di carcere, ha beneficiato dei domiciliari in attesa di una sentenza di assoluzione che è arrivata solo nel 2006 ma senza smentire la contiguità di Gava con la camorra.
Quando la colonna napoletana delle BR ha sequestrato l'assessore regionale Ciro Cirillo, ANTONIO GAVA E VINCENZO SCOTTI andarono ripetutamente a fare visita al capo della Nuova Camorra Organizzata RAFFAELE CUTOLO nel carcere di Poggioreale per chiedergli di attivarsi per la liberazione del politico rapito. Ne seguì un accordo con uno scambio di favori tra Cutolo, esponenti della DC, i servizi segreti e le brigate rosse. Infatti CIRILLO fu liberato, ma, pochi mesi dopo, il vicequeste Antonio Ammaturo, che non si era mai occupato di terrorismo ma solo di camorra e dei traffici di Cutolo, fu ucciso - CURIOSAMENTE! - proprio per mano delle Brigate Rosse.
Naturalmente, però, nessuno ha mai fatto luce sui nessi e i favori reciproci tra br, camorra e stato. Si ipotizza addirittura che a CUTOLO fosse stata promessa la scarcerazione e condanne più lievi per i suoi affiliati, ma la cronaca ci chiarisce solo che "O' professore di Vesuviano" è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza dell'Asinara nell'imbarazzo per alcuni politici di governo venuti meno al precedente patto.
A proposito dei rapporti di Gava con la camorra sono costretto a citare da Wikipedia, per non rischiare che le mie precedenti affermazioni possano essere contestate, che riprende un passaggio interessante dalle motivazioni della sentenza di assoluzione del 2006:
« Ritiene la Corte che risulti provato con certezza che il Gava era consapevole dei rapporti di reciprocità funzionali esistenti tra i politici locali della sua corrente e l'organizzazione camorristica dell’Alfieri, nonché della contaminazione tra criminalità organizzata e istituzioni locali del territorio campano; è provato che lo stesso non ha svolto alcun incisivo e concreto intervento per combattere o porre un freno a tale situazione, finendo invece con il godere dei benefici elettorali da essa derivanti alla sua corrente politica: ma tale consapevole condotta dell'imputato, pur apparendo biasimevole sotto il profilo politico e morale, tanto più se si tiene conto dei poteri e doveri specifici del predetto nel periodo in cui ricoprì l'incarico di ministro degli Interni, non può di per sé ritenersi idonea ed affermarne la responsabilità penale. [...] L'imputato aveva piena consapevolezza dell'influenza esercitata dalle organizzazioni camorristiche operanti in Campania sulla formazione e/o l'attività e del collegamento dei politici locali con i camorristi, sicché non potrebbe neanche ritenersi che egli si sia interessato della politica locale senza rendersi conto del fenomeno della compenetrazione della camorra nella vita politica, alla cui gestione avrebbero provveduto, a sua insaputa, gli esponenti locali della corrente [...] Appare evidente che la consapevolezza da parte dell'imputato dell'infiltrazione camorristica nella politica campana, insieme allo stretto rapporto mantenuto con gli esponenti locali della sua corrente e con le istituzioni politiche del territorio medesimo, nonché all'omissione dei possibili interventi di denuncia e lotta al sistema oramai instauratosi in zona, costituiscono elementi indiziari di rilievo da cui potersi dedurre la compenetrazione dell'imputato nel sistema medesimo, secondo quanto posto in rilievo dalla Pubblica Accusa [...] Il Gava non risulta essersi concretamente attivato, quale capocorrente della Dc o nelle sue funzioni ministeriali, per porre un argine al fenomeno della contaminazione politica da parte della criminalità nel territorio campano; come nessuna iniziativa ha adottato per la sospensione dei consiglieri comunali, di cui pur conosceva la contiguità alla camorra, sospensione resa possibile dalla Legge entrata in vigore quando era ancora ministro degli Interni. »
Di fatto risulta fondato che Gava abbia ricevuto, alle elezioni, l'apporto di esponenti di spicco della camorra, ma non che ci sia stato un ritorno in tangenti e in appalti, ergo non è emerso nulla di penalmente rilevante. In realtà il fatto è che ai partiti, ieri come oggi, interessa solo avere i voti, senza poi badare alla provenienza.
Nel corso degli interrogatori al pentito di camorra Pasquale Galasso il nome di Gava è venuto fuori diverse volte. Cito ancora da Wikipedia:
« Presidente Luciano Violante: E nessuno si era accorto che eravate là?
Pasquale Galasso: No; in quel momento venni a sapere da Alfieri e Alfieri dallo stesso Nuvoletta che non c'erano problemi, neanche per quanto riguardava le forze dell'ordine che lui riusciva a controllare, riusciva a darci tranquillità. La nostra perplessità derivava dal pericolo che durante le nostre riunioni potessero intervenire i carabinieri facendo accadere un marasma. Nuvoletta invece ci ha sempre tranquillizzati e talvolta io e Alfieri abbiamo visto, scendendo da Vallesana, la masseria dei Nuvoletta, qualche auto dei carabinieri appena fuori dell'abitazione di Nuvoletta. Quella per noi era la dimostrazione che Nuvoletta era ben protetto. Ricordo che all'epoca Nuvoletta era in stretto rapporto con un politico nazionale di grosso rilievo.Presidente Luciano Violante: Chi era?
Pasquale Galasso: Gava. Questo perché se ne parlava durante le riunioni; talvolta io, Alfieri e qualche altro componente della sua organizzazione abbiamo pranzato con Lorenzo Nuvoletta su esplicita sua richiesta. Quindi se ne parlava perché vedevamo un'ostentata tranquillità a casa di Lorenzo Nuvoletta mentre a quell'epoca anche l'abitazione dell'ultimo malavitoso era soggetta a perquisizione. »
(dichiarazioni rese dal pentito Pasquale Galasso alla Commissione Parlamentare Antimafia, presidente Luciano Violante, il 13 luglio del 1993.
Ebbene, davanti a tali dichiarazioni infamanti, GAVA si è dimesso da ministro degli Interni non perchè travolto dallo scandalo, ma perchè colpito da un ictus; forse per una punizione divina.
Se l'è cavata con tre giorni di carcere e, prima di morire nel suo letto, ha avuto l'ardire di chiedere allo Stato italiano - al quale ha fatto taaaaanto bene - un risarcimento di 38 milioni di euro.
Pensandoci bene, il "nullatenente" Bassolino potrebbe prendere spunto.
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