La classe non è acqua. O - come diceva la comica di Zelig Sconsolata - la classe non si sciacqua. E così Marina (stra)Ripa di Meana ne ha fatta un'altra delle sue. Stavolta si è azzuffata a suon di parolacce con un'altra dama, a una delle feste più esclusive tra quelle dei salotti romani, alla presenza dell'immancabile compagno Bertinotti, che ormani non si perde un evento (no Berty, no party). «Cozza!» - «Babbiona!» - «Brutta str...» - «Ma vaff... marchesa dei miei...». Questo lo scambio di cortesie tra le signore. Sul ring da una parte la nostra Ripa di Moana (così ribattezzata da quando ha posato nuda) che la scorsa settimana è stata picchiata dai tunisiniin spiaggia, nell'altro angolo niente meno che madama la marchesa Sandra Verusio.
Ad assistere alla scena, oltre all'ex presidente della Camera Fausto e alla sua consorte Lella (che ha lamentato di aver fatto fatica a pagare il mutuo di casa, poverina), c'era anche l'onorevole Cicchitto (FI) e mezza Roma bene, quella che si incrocia solo al tramonto, solo alle feste e solo con il bicchiere in mano. Marina Ripa, infaticabile difensora del colle del Pincio, s'è ritrovata faccia a faccia con il costruttore Cerasi, che proprio lì sta scavando un parking. La signora (stra)Ripa sbotta all'istante: «Lei sta commettendo un crimine contro la cultura, un gesto di volgarità estrema per quattro zozzi soldi», dice indignata al costruttore. Che replica: «Ma stia zitta, si occupi delle sue cose frivole, non capisce nulla». La moglie del signor Cerasi finge di gettare acqua sul fuoco ma rincara la dose: «Lasciala stare, è ubriaca ». Marina: «Sono più che sobria, non bevo mai più di mezzo bicchiere». E via con i vari "cozza" e "vaffa". Nel parapiglia tutti tacciono compresi i Bertinotti (per questo strapazzati da Marina) tranne la marchesa Verusio, salottista di sinistra (definizione che - se fosse vivo - ucciderebbe Marx) che difende il parcheggio multipiano e suggerisce alla padrona di casa di cacciare la sora Marina e che di conseguenza si becca da questa un bell'insultone al volo: «Povera str... Ma vaff... marchesa dei miei... ».
A questo punto la Ripa, non paga, se la prende con i compagni di lotta e salotto, cioè i Bertinotti: «Quello che mi meraviglia è che nessuno ha avuto il coraggio di aprire bocca su tale criminale sventramento del Pincio!». E va detto che visto che al primo scavo sono emersi dei resti romani di enorme valore, la signora stavolta non ha torto. Chiamato in causa, Fausto "Cachemire" Bertinotti schiva la bordata: «Di cose che riguardano la società civile si parla nei luoghi deputati, qui siamo in un salotto dove ci si deve comportare secondo leggerezza, parlare del più e del meno, conversare con gli amici». Ma da quando quelli di Rifondazione frequentano quelli di Forza Italia e li chiamano amici? Mah...
Raggiunta al telefono, Marina Ripa di Meana è ancora scottata: «La sola che ha espresso una parola in mia difesa – racconta – è stata la moglie di Fabrizio Cicchitto. Gli altri borbottavano che la Verusio non si meritava quelle parolacce». Imbarazzata per la piega “pescivendola” della seratina, la sora Lella Bertinotti dà uno sguardo all’orologio: «Sono le undici e trenta, Fausto, andiamo a casa». Ma la lotta di classe non era un'altra cosa? (Libero News)
giovedì 7 agosto 2008
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