(Da: Repubblica)
SOFIA - Arrivano gli ultras italiani a Sofia, e sale la tensione attorno a Bulgaria-Italia. Prima una rissa appena sfiorata in un bar del centro, poi il tentativo di scontro con i tifosi locali all'interno dello stadio frenato dall'ingresso delle forze di polizia bulgare in assetto antisommossa. Il tutto tra canti del ventennio fascista e un corteo nelle strade che conducono al Levski Stadium scandito da "Duce Duce". E soprattutto lo stupore dei bulgari, che avevano accolto con calore la nazionale campione del mondo. Il gruppo di oltre cento tifosi organizzati al seguito della nazionale è parte dello stesso che segue gli azzurri da due anni, ovvero da dopo la fine del Mondiale. Il Viminale li conosce bene, si tratta di ultras della destra provenienti da diverse città, specie del nord-est. Questa volta si sono aggiunti anche tifosi provenienti da Napoli. E a provocare le tensioni della giornata sono stati anche il gemellaggio di questo gruppo con la tifoseria del Levski Sofia, tradizionalmente collocata a destra, e il confronto con i "rivali" del Cska, tifoseria di sinistra. Sarebbe questo, secondo alcuni testimoni, il motivo che ha fatto scattare la rissa all'interno del bar del centro di Sofia: italiani e sostenitori del Levski contro ultras del Cska. Rapido l'intervento della polizia locale, così si è evitato il peggio: nessun ferito e nessun fermo. Poi, il plotone italiano è andato allo stadio a piedi, scortato da una moto della polizia e alcuni agenti: e durante il percorso è stato un miscuglio di cori calcistici, di ricordi per Gabriele Sandri, il tifoso della Lazio ucciso da un colpo di pistola di un agente di polizia italiano, e soprattuto di "Faccetta Nera", "Duce Duce" e altri cori fascisti.
A chiudere, all'arrivo allo stadio, l'ingresso nel settore loro riservato e subito il tentativo d'assalto agli spettatori bulgari. Un gruppo di italiani ha percorso tutti i gradoni cinghie dei pantaloni in mano, è arrivato fino alla cancellata che delimita il settore e ha cominciato a menar fendenti e a tirare oggetti dall'altra parte. La tensione è stata molto alta per alcuni secondi, prima che una trentina di poliziotti con caschi, corpetti e manganelli entrasse e riportasse con calma indietro i sostenitori italiani. Uno striscione degli italiani sarebbe stato sottratto dai bulgari, di certo quando la calma è stata ristabilita gli ultras Italia hanno tolto i loro tricolori con i nomi di diverse città di provenienza, alcuni in caratteri celtici. La Federcalcio ha poi precisato di aver venduto 144 biglietti a tifosi italiani per quel settore, dopo aver girato al ministero dell'Interno nomi e dati anagrafici dei titolari della richiesta e dopo averne ricevuto indietro il nulla osta. Da quel momento, gli Ultras Italia sono passati sotto il controllo della polizia locale. Domenico Mazzilli, responsabile della sicurezza della nazionale azzurra, e Roberto Massucci, suo vice, hanno offerto il loro supporto alla polizia bulgara. La trasferta italiana, iniziata sotto i migliori auspici, con i locali ben disposti sia rispetto alla squadra che alla tifoseria, ha preso tutta un'altra piega. A cominciare dagli inni nazionali, con i tifosi di casa pronti a fischiare "Fratelli d'Italia".
SOFIA - Arrivano gli ultras italiani a Sofia, e sale la tensione attorno a Bulgaria-Italia. Prima una rissa appena sfiorata in un bar del centro, poi il tentativo di scontro con i tifosi locali all'interno dello stadio frenato dall'ingresso delle forze di polizia bulgare in assetto antisommossa. Il tutto tra canti del ventennio fascista e un corteo nelle strade che conducono al Levski Stadium scandito da "Duce Duce". E soprattutto lo stupore dei bulgari, che avevano accolto con calore la nazionale campione del mondo. Il gruppo di oltre cento tifosi organizzati al seguito della nazionale è parte dello stesso che segue gli azzurri da due anni, ovvero da dopo la fine del Mondiale. Il Viminale li conosce bene, si tratta di ultras della destra provenienti da diverse città, specie del nord-est. Questa volta si sono aggiunti anche tifosi provenienti da Napoli. E a provocare le tensioni della giornata sono stati anche il gemellaggio di questo gruppo con la tifoseria del Levski Sofia, tradizionalmente collocata a destra, e il confronto con i "rivali" del Cska, tifoseria di sinistra. Sarebbe questo, secondo alcuni testimoni, il motivo che ha fatto scattare la rissa all'interno del bar del centro di Sofia: italiani e sostenitori del Levski contro ultras del Cska. Rapido l'intervento della polizia locale, così si è evitato il peggio: nessun ferito e nessun fermo. Poi, il plotone italiano è andato allo stadio a piedi, scortato da una moto della polizia e alcuni agenti: e durante il percorso è stato un miscuglio di cori calcistici, di ricordi per Gabriele Sandri, il tifoso della Lazio ucciso da un colpo di pistola di un agente di polizia italiano, e soprattuto di "Faccetta Nera", "Duce Duce" e altri cori fascisti.
A chiudere, all'arrivo allo stadio, l'ingresso nel settore loro riservato e subito il tentativo d'assalto agli spettatori bulgari. Un gruppo di italiani ha percorso tutti i gradoni cinghie dei pantaloni in mano, è arrivato fino alla cancellata che delimita il settore e ha cominciato a menar fendenti e a tirare oggetti dall'altra parte. La tensione è stata molto alta per alcuni secondi, prima che una trentina di poliziotti con caschi, corpetti e manganelli entrasse e riportasse con calma indietro i sostenitori italiani. Uno striscione degli italiani sarebbe stato sottratto dai bulgari, di certo quando la calma è stata ristabilita gli ultras Italia hanno tolto i loro tricolori con i nomi di diverse città di provenienza, alcuni in caratteri celtici. La Federcalcio ha poi precisato di aver venduto 144 biglietti a tifosi italiani per quel settore, dopo aver girato al ministero dell'Interno nomi e dati anagrafici dei titolari della richiesta e dopo averne ricevuto indietro il nulla osta. Da quel momento, gli Ultras Italia sono passati sotto il controllo della polizia locale. Domenico Mazzilli, responsabile della sicurezza della nazionale azzurra, e Roberto Massucci, suo vice, hanno offerto il loro supporto alla polizia bulgara. La trasferta italiana, iniziata sotto i migliori auspici, con i locali ben disposti sia rispetto alla squadra che alla tifoseria, ha preso tutta un'altra piega. A cominciare dagli inni nazionali, con i tifosi di casa pronti a fischiare "Fratelli d'Italia".
Dopo il monito per "il serpente nero della vergogna" dei compagni locali, adesso arriva nientemeno che dal ministro La Russa e diventa vergogna nazionale.
Caso vuole che quando se ne parla c'è sempre di mezzo o Sanciullo.
Nessun commento:
Posta un commento