“I corsi- afferma il direttivo universitario- devono avere una funzionalità di avviamento e introduzione alla conoscenza generale della materia. I corsi devono prevedere gruppi non superiori alle venticinque unità, nei quali gli studenti tramite relazioni, ricerche personali e discussioni aperte possano partecipare attivamente allo svolgimento delle lezioni, evitando così i soliloqui ex cathedra dei professori. Se l’università è veramente fatta per gli studenti, allora deve anche essere fatta dagli studenti, i veri protagonisti della vita universitaria.”
“In questo modo- prosegue il direttivo- i corsi monografici possono essere il ponte tra il mondo dello studio e quello del lavoro, se sono finalizzati all’applicazione nell’ambito degli sbocchi lavorativi di ciò che il corso di studi offre. Ovviamente questi seminari-laboratori devono essere obbligatori e non facoltativi, ossia debitamente e organicamente inseriti nell’offerta cfu. I ricercatori più giovani e meritevoli, invece di essere sottomessi e mortificati portaborse dei professori ( cosa che spesso accade), devono avere il diritto e la possibilità di svolgere propri seminari, affinchè siano in grado di misurare le proprie capacità e di mostrare il proprio valore. Il nonnismo accademico deve cessare, il futuro appartiene ai giovani, i quali hanno il diritto di costruirselo e il dovere di costruirselo!”.
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