Lo stato tolga pure il disturbo.
La camorra ha voluto uccidere Michele Orsi per dare un segnale. Anche lo stato ha voluto fare uccidere Michele Orsi per dare un segnale, ma di altro tipo: chi sgarra, deve sapere di essere un cadavere. Michele Orsi è stato ucciso per la troppa ingenuità, era un dichiarante e non ancora un pentito, pertanto, non potendo avere la scorta, non aveva il diritto di parlare. Eppure, avventato, aveva iniziato a rivelare fatti e misfatti «utili per le indagini» sul consorzio «Eco4», che gestiva lo smaltimento dei rifiuti a Mondragone. Tra 10 giorni avrebbe dovuto testimoniare nell'udienza preliminare che vede fra gli imputati Mario Landolfi, ma non ha fatto in tempo. Pare che nel feudo dei Casalesi, Casal di Principe, non appena si è saputo della sua morte, siano iniziati i caroselli con auto e clacson a strombazzare e a congestionare il traffico come se la nazionale di calcio avesse vinto i mondiali. Non si fa fatica a crederlo. Il dichiarante Michele Orsi aveva iniziato a fare i nomi dei politici collusi e se l'è proprio cercata. Infatti si è dovuto fermare sul più bello perchè non aveva la scorta. Quella scorta di cui tanti cialtroni fanno sfoggio perchè ormai è uno status symbol e, se non l'hai, sei un povero stronzo.
Come Michele Orsi.
Il messaggio che, nella vicenda, lo stato italiano ci ha voluto fornire è molto chiaro: la mafia deve poter continuare ad esercitare la sua sovranità indisturbata e chi si dissocia o smette di collaborare va eliminato. Nessuno deve più parlare nè sgarrare. La camorra comanda, gli altri obbediscano. Essere collusi è un dovere.
A questo punto, allora, chiediamoci pure a che serve lo stato, visto che è solo un abusivo che dà fastidio, che vessa, tartassa, umilia, dorme e uccide.
Ammetta di essere inutile e tolga il disturbo.
A Napoli, è notizia di oggi, il latte è arrivato a costare 2 euro al litro perchè i clan impongono produttori, fornitori e prezzi.
Uno stato che non garantisce ai propri sudditi nemmeno i beni di prima necessità, è meglio che traslochi altrove.
Inchiniamoci, dunque, alla camorra sperando che ci lasci almeno un po' di latte.
mercoledì 4 giugno 2008
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